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Mabu, assistenza medica attenta e sempre pronta al dialogo

Robotica e medicina non sono certo un abbinamento inedito. Finora però, ristretto alla sala operatoria o poco più. Grazie ai ricercatori di Catalia Health, ora questo confine è stato superato, valicando addirittura le mura di un ospedale per arrivare direttamente a casa dei malati cronici, sotto forma di Mabu.

Dall’aspetto decisamente più umano e amichevole rispetto alla freddezza indispensabile negli ambienti clinici, Mabu si propone di fatto quale sostegno al paziente nei momenti difficili di una cura e al tempo stesso soluzione per migliorare l’assistenza a domicilio.

Frutto della creatività di un gruppo di progettisti al MIT Media Labo e alla Boston University Medical Center, Mabu, non è da considerare un robot in senso tradizionale. Pur assumendo fattezze quasi umane, una sorta di pupazzo animato, non si muove. Almeno, non del tutto. Il meccanismo è infatti concentrato negli occhi, indispensabili per cercare e stabilire un contatto emotivo con il paziente.

La cura Mabu inizia dal dialogo

Perché, questo è il primo obiettivo della startup di San Francisco. Interagire con il paziente cronico nella propria abitazione, dove si presume si trovi a proprio agio, ponendogli domande e memorizzando le risposte a uso anche degli addetti alle cure grazie alla memorizzazione in cloud dei dati.

Con tanto di display utile a chi ha problemi di udito, o a fornire indicazioni aggiuntive, Mabu invita quindi il paziente a dialogare sul proprio stato di salute, sulle sensazioni o semplicemente ricordando il momento di assumere medicinali, anche via SMS da remoto, eventualmente sottolineando l’utilità di seguire rigorosamente la prescrizione anche quando possono sembrare inefficaci.

Al centro del progetto, un sistema di intelligenza artificiale studiato su misura. Per la precisione, Intelligenza Artificiale Emotiva messa a punto da Affectiva, società sempre dell’orbita MIT concentrata proprio sull’analisi delle emozioni, per interpretare in modo più naturale le reazioni e simulare comportamenti umani.

Grazie ai sensori integrati negli occhi, Mabu può letteralmente seguire la persona con lo sguardo. Al tempo stesso, verificando lo stato di salute complessivo e aspetti come l’effettiva assunzione dei medicinali. In entrambi i casi, intervenendo all’occorrenza o memorizzando e quindi trasmettendo le relative indicazioni.

Dal punto di vista Catalia Health, è solo un aspetto del progetto, e neppure il principale. L’obiettivo resta stabilire un rapporto continuo con il paziente. Raccogliere quindi dati più affidabili sulla reale situazione e fornire supporto nelle fasi di assistenza. Dove oggi spesso si procede con chiamate personali periodicamente effettuate dagli incaricati, con Mabu la situazione è costantemente sotto controllo, lasciando anche agli infermieri più tempo per le cure dirette dove sono necessarie.

Assistenza su misura

Un altro aspetto sottolineato dai progettisti è la personalizzazione nelle cure. Nella circostanza, l’intelligenza artificiale permette di superare i limiti di procedure standard e definite a priori. Grazie alla conversazione regolare, si arriva a inquadrare più a fondo la personalità e le circostanze di cui si trova la persona.

Inoltre, a differenza della attuali alternative in genere basate su app e impiegate nello spazio di una cura, Mabu può essere utilizzato senza una scadenza, tenendo traccia dei progressi effettuati anche dalla visuale reale, oltre alla voce del paziente.

Sono già circa una decina i pazienti insieme ai quali Catalia Health sta sperimentando la soluzione. Soggetti affetti da insufficienza cardiaca presso un consorzio di assistenza integrata locale. Grazie anche a un accordo stretto invece direttamente con l’American Heart Association, a breve Mapu sarà anche impiegato con persone alle prese con artrite reumatoide e cancro al rene in stadio avanzato.

 

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