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Dispositivi indossabili per malati di epilessia

Dal momento di smarrimento fino alle convulsioni incontrollabili, i vari stadi dell’epilessia hanno tutti un aspetto in comune, sul quale la medicina non è ancora riuscita a intervenire.

Riconoscere l’arrivo di un attacco e come controllarlo, sono infatti momenti ancora difficili da gestire. Una situazione destinata però a cambiare, grazie anche all’evoluzione delle tecnologie wearable.

Soluzione al grafene

Un primo rimedio, più invasivo, è il frutto degli studi applicati al grafene di un gruppo di studio europeo, con un importante contributo italiano. Si tratta di ricercatori attivi presso la Sissa (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati), e le università di Trieste, Manchester e Strasburgo.

Come risultato dal lavoro congiunto, descritto su MedGadget, opportunamente trattate le particelle di grafene iniettate nel paziente, sono in grado di interferire con la trasmissione del segnale causa dei comportamenti involontari. Inoltre, nei modelli animali il gruppo di ricerca ha dimostrato come sia possibile effettuarlo in modo reversibile. Cioè, scompare senza lasciare tracce alcuni giorni dopo la somministrazione.

Non è stato notato un aumento notevole dell’infiammazione o della risposta immunitaria. Oltre a individuare la dimensione esatta della particelle di grafene da somministrare, l’attenzione dei ricercatori è rivolta soprattutto al sistema di somministrazione. Attualmente infatti, i test sono stati effettuati con iniezioni direttamente nel cervello.

Grande fermento nei wearable

Sfrutta invece l’intelligenza artificiale applicata attraverso un wearable, la soluzione messa a punto da scienziati australiani. Il sistema ruota intorno a un algoritmo predittivo integrato in un apparecchio a basso costo. Sono ancora da definire con precisione tipologia e modalità d’uso del sistema indossabile. Incoraggianti tuttavia i primi risultati. Si parla infatti di un’efficacia dell’81,4%, con la capacità di individuare le condizioni di un attacco con trenta minuti di anticipo.

Ancora più concreto, anche se al momento meno efficace, Embrace2. Una sorta di smartwatch certificato dalla FDA in grado di sfruttare tecniche di machine learning per associare determinati pattern a possibili attacchi di convulsioni ed eventualmente inviare anche una notifica a chi possa prendersi cura del soggetto, infermiere, caregiver o badante.

Anche se meno efficace, una soluzione più immediata da usare. Embrace2 infatti, copre anche le comuni funzioni di uno smartwatch in materia di wellness, come attività fisica, frequenza cardiaca, con l’obiettivo di non affermarsi solo quale strumento medico ma supporto utile a migliorare la qualità di vita nel complesso.

Arriva dall’Olanda un’altra idea più mirata, per vigilare contro il sopraggiungere di attacchi durante la notte, quando un soggetto è potenzialmente meno vigilato. I ricercatori delle University of Technology di Kempenhaeghe e di Eindhoven stanno sviluppando una sorta di bracciale non molto diverso da quelli utilizzati per rilevare la pressione.

Indossabile di notte senza alcun fastidio, assicurano i progettisti, al primo segnale di attacco epilettico in corso invia un segnale alla persona addetta alla cura. Al centro del sistema, il rilevamento del battito cardiaco combinato a un sensore di movimento.

Infine, un altro progetto wearable europeo in fase più avanzata. SeizeIT2 è infatti il frutto di un lavoro congiunto di l’Organizzazione EIT Health  con diverse Università e aziende del settore. Dopo una prima versione dall’aspetto non troppo confortevole sotto forma di casco, un wearable più commercializzabile ha assunto le fattezze di un apparecchio acustico esterno.

Fermo restando il principio di leggere i segnali del corpo e interpretarli per tempo, insegue anche l’analisi personalizzata della situazione di epilessia. Oltre a riconoscere l’arrivo di un attacco, questo permette agli specialisti di approntare cure su misura. I test hanno rivelato un livello di accuratezza indicato tra il 70% e il 90%, decisamente più elevato rispetto al 50% dei metodi attualmente più diffusi basati sul diario degli eventi.

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