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Blockchain nella sanità italiana, il punto dell’ISS

La tecnologia blockchain, sviluppata nel 2008 con l’obiettivo di rivoluzionare il mondo della finanza e delle criptovalute, si sta dimostrando una risorsa utile allo sviluppo per molti settori, assai diversi da quelli per i quali è nata.

In particolare sono interessati quegli ambiti dove è necessario gestire dati sensibili come pagamenti o transazioni digitali di dati personali in modo efficiente, trasparente e sicuro.

La sanità, sia per quanto riguarda il comparto pubblico sia quello privato, è un campo di applicazione ideale per la digitalizzazione che è utile per i cittadini che chiedono efficienza nei servizi e massima trasparenza sui dati sensibili, è valida per gli operatori sanitari che hanno la necessità di analizzare la storia clinica dei pazienti in modo rapido e nel rispetto delle normative sulla privacy, ed è fondamentale per le istituzioni, al fine di tenere alto il controllo sui temi legati alla contraffazione dei farmaci e all’uso improprio dei dati relativi ai cittadini italiani.

A che punto siamo e come è messo il nostro sistema sanitario per quanto riguarda questa tecnologia?

Il presidente dell’ISS, Walter Ricciardi

Di ciò si è discusso durante l’evento “Blockchain in Sanità”, organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) di Roma, lo scorso 12 novembre.

Secondo Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS, epidemiologo di formazione e rappresentante italiano all’OMS, abbiamo davanti sfide, in termini di numeri e di assistenza sanitaria, che ci impongono un cambio di paradigma nei metodi utilizzati oggi.

L’OMS ci dice che nei prossimi anni mancheranno nel mondo circa 40 milioni di operatori sociosanitari, tra cui molti medici – ha affermato Ricciardi -. Occorre trovare una soluzione al problema legato all’assistenza, soluzione che può arrivare attraverso la digitalizzazione. Ma il sistema per digitalizzarsi deve anche sburocratizzarsi e ciò deve essere fatto da persone che hanno competenze in questo settore. Tutto passa attraverso informazioni e dati sulla popolazione perché in sanità sul serio esistono i big data, il problema è che non sono utilizzati per tracciare una strategia”.

Blockchain, il Piter sarà il primo registro

Possiamo definire la tecnologia blockchain come un registro decentralizzato, di cui ognuno detiene una copia e ogni volta che qualcosa viene modificato, la modifica viene riportata su tutte le copie della rete.

L’obiettivo è quello di avere sempre sotto controllo i dati, consultabili in ciascuna sede sanitaria, per identificare in modo tempestivo anche eventuali attacchi o corruzioni di qualsiasi tipo a uno dei database.

In Italia saranno i dati della Piattaforma Italiana per lo studio delle Terapie delle Epatiti Virali (PiterR) dell’ISS il primo registro a essere sviluppato con tecnologia blockchain.

In questo modo tutti gli epatologi e gli infettivologi del territorio avranno la possibilità di accedere alla più grande casistica di ricerca clinica sul tema. Parliamo, infatti, di più di 10mila pazienti e di 100 centri clinici inseriti nella piattaforma.

Secondo una ricerca sul piano globale svolta da McCann sul tema della privacy, risulta che le persone considerano i dati sulla salute secondi solo a quelli sulla propria situazione finanziaria.

Massimiliano Barawitzka di McCann Italia

I cittadini desiderano sentirsi sempre più sicuri, meglio informati, e partecipi della gestione delle informazioni che riguardano lo stato di salute in cui si trovano – ha detto Massimiliano Barawitzka, esperto di innovazione nel settore sanitario di McCann Italia -. La blockchain di sicuro da sola non risolve nulla, ma è di sicuro un percorso da intraprendere subito”.

Dati trasparenti

La crescente richiesta di trasparenza è supportata anche dalla recente entrata in vigore del GDPR, il nuovo regolamento UE in materia di trattamento dei dati personali. Un meccanismo che tende a omogeneizzare la raccolta e la gestione dei dati informatici in Europa, raccolta, tra parentesi, che nell’Italia vede un Paese diseguale, dove non si garantisce pari trattamento ai cittadini.

Come sottolinea Antonio Gaudioso, segretario generale Cittadinanzattiva, “Il tema è di grande attualità e non è più possibile sprecare occasioni che arrivano dalla blockchain. L’Italia anche in questo è diseguale, nel garantire in diversi modi il diritto ai cittadini. Il nostro compito è mettere insieme competenze per accelerare e ridurre i gap tra tempio della politica e bisogni delle persone. Un problema grosso riguarda il meccanismo con cui si adotta l’innovazione. La tecnologia se messa a disposizione dei cittadini garantisce trasparenza più tutta una serie di altri benefici. Non è normale che ancora oggi, anche nella parte definita più avanzata del Paese, ci siano cartelle cliniche scritte a mano. Serve una visione di governance, il cambiamento parte dai bisogni delle persone, dalle capacità a da una visione del futuro”.

Giuseppe Vigiano, Andrea Tortorella, Andrea Gentile, Francesco Macchia e Massimiliano Barawitzka

A chi è utile la blockchain

Durante l’evento si è svolta la tavola rotonda dal titolo “A chi è utile la Blockchain?” moderata da Andrea Gentile di Wires Italia e a cui ha preso parte anche Giuseppe Vigiano, dirigente del Ministero della Salute.

La posizione dell’Italia è, in linea di massima, di assoluta apertura nei confronti della digitalizzazione, e della blockchain in particolare. Diverse sono però le sfide: c’è bisogno di tempo per preparare il personale del ministero alla rivoluzione digitale e le differenze tra regioni non sono certo di aiuto.

È una tecnologia ancora poco conosciuta e scarsamente diffusa nel ministero, speriamo che le cose cambino – ha detto Vigiano -. Sicuramente la blockchain potrebbe dare una mano per la gestione dei flussi sanitari, davvero imponenti quelli che arrivano al ministero, e sul sistema che li interconnette. La situazione è variegata, alcune regioni sono più indietro di altre. Di sicuro, poi, insieme al fascicolo elettronico sanitario potrebbe portare grossi benefici e ottimi risultati. Siamo però ancora in una fase di costruzione del fascicolo per garantirne interoperabilità. C’è il bisogno di far parlare tra loro i vari dati che arrivano dai settori afferenti la sanità, come quelli circa l’alimentazione, la medicina, le malattie e così via. Serve tempo per diffondere questa cultura nel ministero, ma se lavoriamo in modo efficiente e concreto i risultati potrebbero arrivare non così tardi”.

È un’Italia che non può metterci troppo, che non deve perdere questo treno – sostiene Andrea Tortorella di Sulcesi Techperché noi non dobbiamo inseguire, ma essere all’avanguardia, cerchiamo di essere protagonisti da subito nel digitale in sanità. Non sprechiamo l’occasione di un processo che è ormai globale”.

Appare chiaro, quindi, che il sistema sanitario italiano, molto frammentato e regionalizzato, presenta diverse problematiche nell’uniformare la tecnologia, per farne un processo standard. Va però ricordato, come è stato fatto durante il dibattito, che anche altri Paesi, partendo dagli stessi problemi, sono riusciti ad applicare la blockchain con successo.

Ne sono un esempio gli Stati Uniti che, con un sistema che deve integrare più di 320 milioni di abitanti sparsi per i suoi 52 Stati, stanno riuscendo nell’implementazione di questa tecnologia.

La blockchain è un aiuto per smascherare casi di corruzione e soprattutto di frode nella sanità – ha detto Francesco Macchia di Ehfcn (European Healthcare Fraud & Corruption Network) -. Per quanto riguarda la frode, infatti, la blockchain può intervenire in maniera orizzontale, e non solo verticale come magari opera l’Anac, che combatte l’asimettria informativa e vigilia sulla diffusione delle buone pratiche in sanità pubblica e privata”.

C’è poi, inoltre, il capitolo trasparenza dove, per esempio, ci sono problemi di un certo peso come quelli relativi alla sicurezza dei biotestamenti, argomento che suscita spesso un acceso dibattito, non solo tecnico.

Altro punto essenziale è quello relativo la tracciabilità dei farmaci e in questo campo la blockchain potrebbe incidere, oltre che sulla sicurezza, nel contenimento dei costi, capitolo essenziale per la spesa sanitaria nazionale.

E su questo fronte però la strada da fare è ancora lunga. Sono poche, per esempio, le regioni che hanno seguito l’esempio dell’Emilia Romagna dove da alcuni anni è stata istituita Intercent-ER, la centrale unica per gli acquisti nella PA regionale che attraverso la sola razionalizzazione della spesa ha permesso un risparmio di 131 milioni nel solo 2017 nell’acquisto dei farmaci. Con la polverizzazione dei centri di spesa in sanità che c’è in altre ragioni, applicare sistemi come le blockchain è quanto meno molto più complesso.

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