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Himss, il futuro dei dati in sanità

Durante il quarto incontro nazionale della comunità italiana Himss (Healthcare Information Management Systems Society) dello scorso novembre, a Roma, si è discusso del futuro dei dati in sanità.

Arriva la cartella clinica intelligente,a tal punto da sapersi destreggiare con tutte le strutture sanitaria. La cartella clinica digitale deve essere capace di interagire con tutti i soggetti che si occupano di sanità e che sono presenti in tutta Italia, in modo da ottimizzare il processo con l’obiettivo della valutazione dello stato di salute del paziente.

Una sala operatoria con un sistema di tracciabilità che registra ogni aspetto del malato, e un web più preciso e puntuale, nel fornire risposte alle persone che, sempre più spesso, si cercano soluzioni sanitarie su internet per capire disagi e malattie, fino ad arrivare ai medicinali, associati ai rispettivi sintomi. Ed è un vero grave problema, quest’ultimo, dato che spesso l’online fornisce notizie e “consigli” poco affidabili.

La Himss italiana è composta dai professionisti del nostro Paese della salute e dell´ICT che lavorano nel settore sanitario pubblico e privato. La missione della HIMSS Italian Community quella di creare una piattaforma di collaborazione e interazione spontanea per tutti coloro che ambiscono a fornire migliori servizi sanitari attraverso l´applicazione di soluzioni digitali condivise. L’obiettivo è quello di lavorare, in maniera multidisciplinare e cooperativa, per migliorare la qualità, la sicurezza e l’efficienza del settore dell’healthcare.

Al tavolo del dibattito, a rappresentare l’Italian Community di Himss, Elena Sini, direttore sistemi informativi IRCCS, Istituto Clinico Humanitas ed era presente anche l’Amministratore delegato di Himss, Hal Wolf, e i delegati delle altre community europee. A testimonianza dell’interesse e delle opportunità crescenti che lo sviluppo del settore è in grado di offrire.

 

Connessioni necessarie

A dare inizio alla discussione ci ha pensato il responsabile economico dei servizi e del gestionale di ARIS (Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari), Nevio Boscariol, che si è soffermato sul tema della connessione tra i dati prodotti nel settore sanitario. “L’interoperabilità è un tema fondamentale dei dati. La digitalizzazione in sanità non è forse più un miraggio come lo era qualche anno fa – ha detto Boscariol, durante il suo intervento -. Certo è che esistono ancora troppe differenze sul trattamento a livello regionale. Nel corso del tempo le regioni hanno adottato diversi protocolli per il trattamento e l’invio dei dati e ciò ha creato disomogeneità. Abbiamo dunque questo grosso limite alla digitalizzazione che è rappresentato da impostazioni e tendenze diverse. Ciò che serve è una visione comune e un ruolo fondamentale in tutto ciò deve giocarlo il Ministero della Salute”.

È necessaria, quindi, visione che metta insieme tutte le richieste provenienti dal settore con una logica di sviluppo coerente, come avviene sempre più spesso nei Paesi del nord Europa che sono più avanti nel processo d’integrazione e dai quali è possibile trarre spunti ed esempi interessanti in tal senso.

Elena Sini, direttore sistemi informativi IRCCS, Istituto Clinico Humanitas

Come community abbiamo intenzione di contribuire a indirizzare i temi legati alla digitalizzazione. Stiamo provando a mettere insieme la domanda e l’offerta, cercando di far incontrare le esigenze che vengono dai vari stakeholder – ha detto Elena Sini, mettendo in risalto le opportunità che lo sviluppo del settore offre -. L’obiettivo è quello di migliorare la salute collettiva tramite l’IT. La nostra è una sfida di carattere globale, per affrontarla in modo efficace siamo aperti e disponibili a qualsiasi tipo di collaborazione in questo settore”.

Umanità anziana

Ogni sistema sanitario nel mondo sta cercando di comprendere come verrà usata l’innovazione nel prossimo futuro, in modo da rendere accessibili queste innovazioni alla popolazione, che attraverso la crescita demografica, porterà di fatto a confrontarsi con un numero maggiore di casi clinici. Basti pensare che nel 2050, quasi il 35% delle persone nel mondo avrà più di 60 anni. E ciò porrà non pochi problemi.

Molti guardano ai dati come un modo per risolvere i problemi dell’assistenza sanitaria, ma i dati da soli non possono cambiare le cose, ha spiegato Hal Wolf, CEO di Himss.I dati sono fondamentalmente inutili finché non li trasformi in informazioni, finché non li prendi e non li inserisci in un sistema di controllo – ha ribadito Wolf -. Si tratta di prendere quei dati e trasformarli in informazioni, in conoscenza. Ed è qui che le cose cambiano, perché la conoscenza genera nuovi standard e crea obiettivi da raggiungere”. Insomma i dati senza un contesto di riferimento che li trasformi in informazione contano poco.

l’Amministratore delegato di Himss, Hal Wolf

Il concetto è che da solo il settore sanitario non può essere all’avanguardia, deve essere guidato altrimenti rischia di restare indietro, anche sotto l’aspetto della comunicazione. Sempre più consumatori, infatti, si orientano tramite internet per informarsi e crescono nel numero le piattaforme che pretendono di fornire una serie di risposte.

Risposte che spesso risultano sbagliate e altrettanto spesso non adatte alla cura della patologia. “L’industria sanitaria ha la possibilità di mettersi al passo dei consumatori, di digitalizzare le proprie fasi operative, ma ancora non lo fa – ha proseguito Wolf -. C’è bisogno di un cambio strutturale, di paradigma. Come civiltà in passato non abbiamo sostituito le candele con delle lampadine al cui interno vi erano ancora delle candele. Il cambio è stato netto. Dobbiamo supportare un modello medico che permetta la consultazione personale delle informazioni presenti nel sistema sanitario”.

Il CEO di Himss ha spiegato anche come la società sia ambiziosa, e punti a diventare la guida di questo cambiamento. “Si parte dalla formazione, che ogni membro di HIMSS deve possedere, per consentire al modello di svilupparsi sul piano internazionale, andando gradualmente a influenzare le strategie decisionali dei governi e di tutti gli stakeholders che giocano un ruolo chiave nell’healthcare“, ha concluso Wolf.

Digitale di successo

HIMSS, inoltre, è stata protagonista del successo della Fondazione Poliambulanza, che si è affidata proprio agli specialisti dell’organizzazione internazionale per raggiungere il massimo dell’informatizzazione. Si tratta di un caso di successo documentato, durante l’evento, da Roberto Poeta, della Fondazione Poliambulanza e HIC.

Dal 1997 abbiamo informatizzato buona parte delle strutture – ha detto Roberto Poeta -. HIMSS è un’organizzazione che fornisce la consulenza di persone preparate, che aiutano a trovare soluzioni efficaci, in modo teorico ma anche pratico. C’è necessità di un progetto multidisciplinare sempre più ampio in questo settore, abbiamo bisogno di più figure che cooperano tra loro”.

Cooperazione che è andata a buon fine per l’ospedale privato no profit di via Bisollati a Brescia, al quale è stata assegnata la certificazione HIMSS di livello 6: il massimo per la prima tipologia di accreditamento, riservata per quegli istituti che hanno sviluppato soluzioni informatiche di livello avanzato nella cura del paziente.

Ogni anno i 1.870 dipendenti della Fondazione Poliambulanza sono chiamati a gestire 650 posti letto, 32.000 ricoveri, 84.000 accessi al pronto soccorso, 20.000 interventi chirurgici e 400.000 accessi ambulatoriali.

Grazie all’informatizzazione, la cartella clinica oggi viene gestita direttamente tramite un modulo compilato via tablet e a ogni paziente è permesso di documentarsi sulla propria storia clinica, semplicemente loggandosi dai computer presenti nell’ospedale.

In questo modo, oltre a rendere pratico e immediato il processo della consultazione, il software è in grado di assicurare anche maggiore “tracciabilità” delle attività svolte dal paziente e inoltre, l’informatizzazione assicura una buona velocità d’intervento durante le fasi di pronto soccorso: riducendo così sensibilmente il rischio d’errore.

Con il digitale però ci sono ancora possibilità di migliorare e, per questo, la Fondazione punta ora alla certificazione di livello 7. In pratica durante la discussione si è dimostrato che grazie all’informatizzazione un ospedale privo di carta e accessibile da parte di tutti, non solo è possibile immaginarlo, ma può diventare una realtà concreta.

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