Home Tecnologie Dati Quattro italiani su dieci già pronti alla sanità digitale

Quattro italiani su dieci già pronti alla sanità digitale

BNP Paribas Cardif, compagnia assicurativa del gruppo BNP, ha commissionato a Eumetra una indagine sulla percezione degli italiani riguardo la sanità 4.0.

Perchè una società di assicurazioni è interessata alle dinamiche sociali in ordine alla digitalizzazione della sanità?

Ce lo ha spiegato Isabella Fumagalli head of territory insurance di BNP Paribas Cardif: “dobbiamo ascoltare i bisogni. Abbiamo tre milioni e mezzo di clienti. Le abitudini cambiano. Gli assicuratori devono adeguarsi alla vera rischiosità di oggi. Per noi trattare la tematica della salute una volta significava intervenire quando si era già verificato un problema. Bene, ma oggi non basta. Dobbiamo aiutare e convincere le persone a occuparsi preventivamente della propria salute. Obiettivo nostro deve essere evitare il danno, non solamente risarcirlo“.

Isabella Fumagalli, Bnp Paribas Cardif

Giulia Veronesi, responsabile della sezione di chirurgia robotica di Humanitas, rafforza il concetto della prevenzione con la tecnologia, (“Un medico con una macchina tecnologica fa meglio di uno senza macchina“) aiutandosi con un esempio: “il cittadino ormai si è mosso da una posizione passiva, legata al medico, a una proattiva. Un esempio è lo screening che abbiamo fatto sui fumatori. Lo abbiamo comunicato con mezzi tradizionali e in digitale, ottenendo una redemption altissima, con 2.000 persone in target raccolte in poco tempo. Siamo partiti con le Tac in poche settimane, rilevando diversi tumori“.

Giulia Veronesi, Humanitas

Ma il digitale in sanità non è solo comunicazione, è anche elaborazione.
La Tac – ha spiegato Veronesi – viene letta da strumenti software che fanno la mappa dell’immagine, individuano i noduli sospetti e ne stimano l’aggressività. Utilizzando un robot in chirurgia possiamo essere più delicati, e asportare i noduli con la tecnica della segmentectomia. In futuro amplieremo le capacità cognitive. Le procedure chirurgiche di ogni intervento vengono analizzate e messe a sistema. Il robot interverrà nel processo decisionale“.

Dalla comunicazione alla robotica, la sanità 4.0 è ormai un combinato di percezione, apprendimento (di persone e macchine), rielaborazione, diffusione di informazioni.
Lo ha spiegato bene Fabrizio Fornezza, presidente di Eumetra, che ha realizzato la ricerca su 1011 persone, con metodo Cawi.

Italiani a quota quaranta

La percezione dello stato di salute, ha spiegato Fabrizio Fornezza è molto soggettivo. Le persone adeguano le proprie aspettative all’età. Ripercorrendo i dati della ricerca presentati sinteticamente abbiamo colto un denominatore comune, che ci ha spinto a sintetizzare, nel titolo, una sorta di maggioranza relativa degli italiani inclini alle forme della sanità digitale.

Metodologia della ricerca Eumetra
La survey è stata realizzata da Eumetra MR per BNP Paribas Cardif nel mese di maggio 2018 e condotta su un campione della popolazione maggiorenne tramite 1.011 interviste con il metodo C.A.W.I. (Computer Aided Web Interviewing). Il campione è stato suddiviso per Genere – Donne (48%) e Uomini (52%), Età – Gen. Z (13%); Millennials (20%); Gen. X (47%); Baby Boomers (19%); Senior (1%) – e Area geografica.

E se il medico di famiglia è il primo punto di riferimento per un italiano su due (numero giudicato da Fornezza molto basso), il quale pensa anche che i buoni comportamenti siano sufficienti alla salute (dimentico di ciò che la scienza ha fatto nel frattempo), i dati che ci fanno esprimere il raggiungimento di una “quota quaranta” riguardano altre percezioni, differenti sentiment, pratiche alternative.

4 su dieci hanno avuto un problema nel corso dell’anno, sono a favore dei farmaci, si rivolgono al web al primo sintomo di malessere, si fidano del web e dei social, consapevoli che internet è piena di bufale.

Uno su due condividerebbe informazioni sanitarie raccolte con i vari device, se gestiti dal mondo medico, ed è favorevole alla diffusione della cartella elettronica.

Fabrizio Fornezza, presidente Eumetra Mr

Assicurazione pivot della sanità 4.0 che previene

Andrea Veltri, chief marketing officer e strategy BNP Paribas Cardif, contestualizza quyesti numeri con l’attività core dell’assicuratore: “Dobbiamo cambiare la modalità di fruizione della salute, in base ai tempi e alle scelte. Per anni siamo stati erogatori a fronte di un sinistro. Dobbiamo rompere il vecchio paradigma e diventare pivot di un ecosistema per la prevenzione. Abbiamo i dati per intervenire dove ci sono i rischi veri. Dobbiamo intervenire per non fare ammalare”.

Un esempio di ecosistema fattibile? “L’Apple Watch che trasmette il dato a una struttura sanitaria, che interviene sulla base della valutazione dei dati che riceve ed è federata con l’assicuratore per il disbrigo delle pratiche. Assicuratore, va detto, che ha tutto l’interesse a che l’utente prevenga e stia bene, onde evitare di erogare il risarcimento. Pertanto questi si deve fidare del percorso di prevenzione proposto“. Un win win, insomma.

 

Tutte le risultanze della ricerca

Riportiamo di seguito le risultanze della ricerca, così come sono state comunicate da Bnp Paribas Cardif.

La percezione sulla propria salute è ritenuta buona o ottima dall’84% degli italiani, ma solo la metà è convinto di avere una «salute di ferro». In questo caso essere giovani aiuta, mentre le donne sono leggermente meno entusiaste.
Il 39% della popolazione ha avuto negli ultimi 12 mesi problemi di salute, al di là dei normali malesseri stagionali: in questi casi il primo a cui ci si rivolge è proprio il medico di famiglia (per il 57%), un dato comunque non elevatissimo. Solo l’8% ha cercato una cura sul web e l’11%, invece, si è affidato al “fai da te”.
Ma il comportamento cambia quando si analizzano i primi sintomi di una malattia: la maggior parte (42%) si informa su internet per farsi un’idea del problema, prima di rivolgersi al medico. Con una curiosità: a farlo in maniera più marcata non sono solo i giovanissimi, ma anche i senior, anche se per questi ultimi il medico ha sempre un ruolo prioritario. Solo il 22%, invece, si reca fisicamente spesso dal medico per avere il suo consiglio.

Per quanto riguarda le cure c’è una certa diffidenza verso l’uso delle medicine, ma non si parla di rifiuto: quattro italiani su dieci sono favorevoli e solo il 23% è contrario. I più propensi all’uso sono gli uomini e la popolazione più matura.

Per rimanere in forma, il detto popolare del “buon senso nel mangiare e nel bere e fare attività fisica” (per il 54%) vince su tutti, anche sulla prevenzione, indicata solo dal 33% del campione. E su quest’ultimo aspetto, sono soprattutto le generazioni più mature, e leggermente le donne, a praticare maggiormente concrete strategie di prevenzione.

Ma nonostante una salute percepita buona, per il 92% non mancano i timori: tra questi la paura di perdere l’autonomia e dover pesare sui propri familiari (indicata dal 66% e più marcata da 54 anni in su), seguita dall’avere una malattia improvvisa e non poter sostenere le spese mediche (per il 49%), un tema particolarmente sentito dalle donne.

Se sulla propria salute gli italiani hanno espresso giudizi tendenzialmente positivi, il dato cala alla domanda “quanto ti senti in forma”: il 74% degli intervistati dichiara “Molto o abbastanza”, ma di questi solo il 30% si sente in perfetta forma, nonostante una quota molto alta di persone investa in varie attività per tenere alta la qualità della vita (88%).

Una forma, almeno quella percepita, che non è comunque legata all’età: non è vero, infatti, che i giovani si sentono più in forma delle persone più mature.

Cosa fanno gli italiani per il proprio benessere? Innanzitutto cercano di “vivere”: il 72% indica la “cura del tempo” investendo nelle proprie passioni e nelle relazioni. Ma non manca chi punta a “limitare gli eccessi” (62%), tra cui fumo, alcol e cibi dannosi, al “riposo e allo svago” (54%) e alla “cura del corpo” (45%). Inoltre, per la cura del benessere il 77% usa la tecnologia tra internet (55%), App per smartphone e/o PC (45%) e i wearables (29%).

In Italia sono tanti i cittadini in difficoltà. Ben il 58% della popolazione maggiorenne ha rinunciato almeno una volta nella vita a servizi, prestazioni o medicinali a pagamento per questioni economiche. Le rinunce principali? Al primo posto rientrano le prestazioni e cure a maggior impatto come il dentista o le sedute di fisioterapia, indicate dal 52%, seguite dai medicinali e prodotti per la salute (integratori, prodotti omeopatici, ecc.) dal 36% e dagli esami preventivi e di controllo dal 35%. Quanto hanno speso gli italiani negli ultimi 12 mesi? Ben l’88% ha richiesto almeno una prestazione o ha acquistato un medicinale a pagamento, spendendo in media circa 268 euro.

Circa il 18% della popolazione, pari a 9 milioni di adulti, sembra essere caratterizzato da un tratto ossessivo medio-alto nei confronti di un sintomo o di una malattia. Ma in generale l’ipocondria non può essere considerato un asset nazionale.

Considerando solo chi mostra i segni di una patologia più importante, chi sono e quali caratteristiche presentano? In prevalenza sono donne (72%), con titolo di studio alto e del Sud Italia (43%); tutti pensano spesso di essere malati e hanno una percezione del loro stato di salute molto basso (79% vs una media del 16%). Rispetto alla media nazionale (39%), la quota dei cittadini ipocondriaci che negli ultimi 12 mesi ha dichiarato di aver avuto almeno un problema di salute oltre i normali malanni di stagione sale al 74%. Tanti vivono nel terrore di avere una malattia improvvisa e di non poter sostenere le spese mediche (79%) e hanno speso negli ultimi 12 mesi per prestazioni o acquisto di medicinali a pagamento, una media di circa 482 euro, +80% rispetto alla media nazionale.

Quando si parla di informazione su un tema sensibile come quello della salute, è facile “cadere” in una fake news. Di quali fonti si fidano gli italiani? Senza dubbio della categoria dei medici / farmacisti (91%), mentre solo il 36% considera sicuro il “web e i social”, il 26% le “istituzioni pubbliche” e il 21% i “media”.

Per quanto riguarda il web, la maggior parte degli intervistati (89%) è comunque consapevole che internet contenga tante inesattezze, ma il 75% non è preoccupato perché convinto di saper distinguere tra fake news e vere notizie. Nonostante questo, a livello generale sono ben 14,5 milioni gli italiani maggiorenni (29%) che hanno creduto almeno una volta a una fake news letta su internet, e i più giovani sono i più esposti.

Dal giudizio sul SSN alle assicurazioni private sulla salute: interesse per le soluzioni innovative
Cosa pensano gli italiani del servizio sanitario nazionale? I giudizi sono moderatamente positivi, con sei su dieci che dichiarano di essere molto (20%) o abbastanza (40%) soddisfatti. Il SSN non è sempre apprezzato, soprattutto dai cittadini del Sud Italia e delle Isole, dove la soddisfazione non supera il 50%, ma resta comunque il punto di riferimento per gli italiani. I tempi di attesa (86%), il costo del ticket (56%), le strutture non adeguate (54%) e la qualità del servizio (51%) sono le aree più critiche.

Sono probabilmente questi alcuni dei motivi che hanno spinto molti cittadini a rivolgersi alle compagnie assicurative per proteggere la propria salute. Negli ultimi 12 mesi, infatti, il 44% dei cittadini ha sottoscritto o rinnovato una polizza. Si tratta di un mercato potenziale molto elevato: se da un lato sono tante le persone non coperte da una polizza assicurativa sulla salute, dall’altro ci sono due terzi degli intervistati che esprimono un interesse verso soluzioni di polizze innovative che offrano, oltre alla copertura in caso di sinistro, anche servizi come la rete di medici convenzionati, gli sconti o le App per monitorare lo stato di salute.

Quasi otto italiani su dieci usa la tecnologia (internet, App, wearables) per la cura del benessere e per tenersi in forma, ma la rivoluzione digitale riguarda anche la parte dei servizi. Per questo è stato chiesto agli italiani quanto prenderebbero in considerazione alcuni servizi tecnologici se fossero disponibili tramite App. Primi tra tutti, a pari merito con l’80%, sono stati segnalati la cartella clinica elettronica e la rete di medici specialisti a disposizione in caso di necessità. Le App o strumenti per monitorare il proprio stato di salute sono indicati dal 76%, gli sconti per le cure attraverso una rete di medici specialisti o dentisti convenzionati dal 75%.
E per quanto riguarda l’Intelligenza artificiale? Nonostante la maggior parte degli italiani abbia sentito parlare di AI applicata alle pratiche mediche, ben l’84% non rinuncerebbe mai al rapporto umano con un medico. Per otto su dieci, infatti, la tecnologia deve supportare il medico aiutandolo a fare meglio il suo mestiere, non sostituirlo.

Per gli italiani la privacy sulla salute è un aspetto molto importante e non tutti affiderebbero a chiunque le proprie informazioni in materia di salute. E questo non cambia con l’introduzione di nuovi dispositivi tecnologici. In media, solo poco più della metà (55%) condividerebbe tramite device o simili le proprie informazioni, e i più restii sono ovviamente i Senior. In questo caso l’interlocutore della condivisione conta molto. Se si tratta del proprio medico o farmacista, infatti, la disponibilità sale di molto (83%). Dopo il medico e i farmacisti, le istituzioni e le aziende farmaceutiche, sorprendentemente rientrano le assicurazioni, indicate dal 9% dei casi.

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