Home Tecnologie Dati Basare la sanità sui dati non è un'opzione, ma una strada obbligata

Basare la sanità sui dati non è un’opzione, ma una strada obbligata

Qual è il valore dell’innovazione in sanità e come e nuove tecnologie stanno rivolizionandop, con i dati, la gestione della salute e della cura dei cittadini? Se lo sono chiesti Ibm e Farmindustria e hanno invitato al dibattito in occasione del Think tank che Ibm ha organizzato a Milano presso l’Unicredit Pavillion.

Un dato, fornito da Farmindustria e citato da Luigi Gia di Repubblica, si è stagliato su tutto: la salute è il più grande business al mondo, con 1000 miliardi di dollari di investimento previsti in cinque anni.

Ma da qui a dire che la strada verso la trasformazione digitale della sanità sia in discesa è quasi un’aporia, in quanto proprio la mole di investimenti, i cui rivoli per renitenza al cambiamento o per altri motivi percorrono strade già battute, rischia di inficiare il progresso.

Serve una governance dell’innovazione, serve capire dove far confluire le risorse, con un’ottica diversa: quella del risultato, dell’outcome. E solamente i dati riescono a garantire il successo di una strada simile. Ci si sta arrivando, ma servono sforzi comuni e continui.

Luigi Gia di Repubblica e Pasquale Frega, AD Novartis, Componente comitato di presidenza di Farmindustria

Richiesto di esprimersi sul futuro della ricerca scientifica e della fiducia nei dati sanitari presso i cittadini, Pasquale Frega, Amministratore delegato di Novartis e componente comitato presidenza Farmindustria, ha notato come il tema coincida con quello della Not Invented Here syndrome: per la ricerca siamo passati a un ecosistema di innovazione che oramai è molto influenzato da ciò che avviene all’esterno.

Riguardo l’efficacia dell’utilizzo dei dati, per Frega l’implementazione e l’integrazione del vero fascicolo elettronico ci farebbe davvero fare un salto quantico.

Dati in sanità: strada a senso unico

La spesa farmaceutica può cambiare? Il sistema nazionale è fatto a silos. Ma il governo uscente ha introdotto un fattore positivo: la misurazione dell’outcome, ossia la quantificazione dei costi evitati. Per Frega cambiare i parametri di valutazione stimola innovazione.

Fino a ieri la ricerca in campo farmaologico era considerata un costo. «Ora contettualmente la si accosta alla sostenibilità. E con la misurazione dell’outcome la si inquadra correttamente nel nuovo scenario di governance con i dati».

Un esempio illuminante. L’ospedale universitario di Zurigo dispone di mille letti. Il direttore ha fatto creare una control room che in tempo reale informa sui letti occupati e sulle diagnosi con l’obiettivo della gestione ottimale delle risorse.

Tutto questo avviene grazie alle tecnologie che consentono l’incrocio dei dati, ma soprattutto dalla volontà di integrare i database in ottica di ottimizzazione della spesa, e in un paese che già investe il 12% Pil in sanità.

«Se in Italia vogliamo mantenere l’universalismo della cura, possiamo farlo solo utilizzando i big data. Se pensiamo all’invecchiamento della popolazione, a parità di budget finiremo per avremo problemi sociali. Pertanto non è un’opzione accelerare sull’utilizzo dei dati, è una strada obbligata».

Fabrizio Landi, Presidente Fondazione Toscana Lifescience

Fabrizio Landi, presidente fondazione Toscana Life Science, ha ricordato come in Italia ci siano grandi centri di ricerca e che complessivamente l’industria dei farmaci e dei dispositivi ha un saldo positivo: lo scorso anno ha assutno 8.000 dipendenti.

La ricerca moderna non è più massiva, ha osservato: «dei farmaci in sviluppo solamente il 20% li produce chi li sviluppa. Perchè la ricerca oggi è fatta da piccoli gruppi, che hanno la capacità di intuire la soluzione, ma non quella di produrla».

Per Landi il sistema sanitario deve partecipare all’innovazione: l’Italia ha grandi opportunità. Deve migliorare però sugli studi clinici, fluidificando l’iter, mettendolo a sistema e attraendo investimenti mondiali.

Proprio la gestione dei dati clinici è per Lanti un tema fondamentale: «Oggi gli hacker attaccano i database di dati clinici, proteggerli è il nostro futuro».

Ancora: il sistema universalistico basato sui fondi pubblici non regge. I tempi di attesa e i ticket alti creano una sanità cost effective, che sposta la spesa sul privato. Che fare?

Nuova professione in sanità: chi capisce i dati

Qualche esempio? Agire sui costi: le linee guida sullo screening tumore mammella richiede valutazione di due medici. Se lo facesse un’intelligenza artificiale risparmieremmo.

Agire sui dati: le terapie mediche sono legate al singolo paziente. Ma la medicina fa pochissime differenze, non distingue fra maschio e femmina, fra storie personali. Farlo, invece, avvalendosi dei dati, servirebbe a usare meno farmaci, spendere di meno. Il medico va per tentativi. Invece avere il farmaco giusto per persona giusta aumenta l’outcome e diminuisce la spesa.

Ecco perché per Landi il sistema sanitario ha bisogno di figure professionali in grado di capire i dati. Oggi sequenziare un genoma costa 800 euro in due settimane. Fra 5 anni costerà 50 euro in due giorni. Ma per usare il genoma serve avere chi lo sa leggere, altrimenti non serve.

Francesca Moccia, vice segretario generale Cittadinanzattiva

Abbiamo diritto all’innovazione

Francesca Moccia, vice segretario generale Cittadinanzattiva, chiedendosi che fare dei dati dal punto di vista del cittadino ha osservato come chi li cede deve avere le garanzie di uso corretto, per migliorare la salute, propria e di tutti. Quindi norme e processi organizzativi che funzionano producono la fiducia che serve.

Perché, e qui sta la rivelazione, «Noi abbiamo diritto all’innovazione. La riduzione della prossimità dei servizi deve essere sopperita dalla tecnologia».

 

Rosanna Tarricone, Sda Bocconi

Rosanna Tarricone della SDA Bocconi ha posto la questione su cosa sia la sostenibilità in sanotà? «Se è un fatto contabile – ha detto – noi oggi siamo addirittura in avanzo. Se intendiamo garantire il principio fondante ossia universalismo, diritto alla salute, con SSN come sistema unitario, allora la domanda va posta diversamente. Il sistema diventa più complesso. Se per stare nei conti si offre di meno, il risultato cambia».

Valore e technicality

Il Ministero della Salute, ha spiegato, per esser universalistico sta imponendo una visione e delle technicality. «La visione è l’affermazione del concetto di valore. Si usa innovazione se vale. E l’innovazione buona è quella che prescinde dal concetto di risparmio. Il ministero, quindi, non dice che nondobbiamo spendere, ma che lo dobbiamo fare bene».

Le technicality riguardano proprio la valutazione tecnologia con il paradigma health technology assessment, che misura il valore di produzione di salute di una tecnologia, fortemente voluto da Andrea Urbani da quando è direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute.
Poi c’è la questione dei flussi dei dati. Molto ci potrebbero dire i flussi informativi (ricoveri, visite, prestazioni ambulatoriali, farmaci assunti) che però non si parlano.

«Il problema è la privacy del dato – ha detto Tarricone – e risiede anche a livello ministeriale, che non ha la proprietà del dato. I dati sarebbero da sistematizzare e integrare, con un ID unico del paziente. Una cosa che serve anche al post market».

Francesco Daveri, direttore full time Mba Sda Bocconi

 

Francesco Daveri, direttore Full Time Mba SDA Bocconi, riferendosi al tema della formazione necessaria a fare innovazione, ha spiegato che «Dobbiamo generare le competenze degli amministratori delegati e degli startupper. I secondi sono imprenditori, che devono conoscere l’eco sistema digitale, ma anche in primi lo devono sapere».
Quindi, come dovrebbero essere i medici oggi? Multidisciplinari, come i primi due.

 

Francesco Conti Medtronic, Stefano Nunziata Cup 2000, Nicolò Manaresi Menarini Silicon Biosystems, Alessandro Zeppegno Ipsa, Rocco Saviano Irccs Napoli

Dati all’attivo della ricerca

Per Francesco Conti, direttore government Affairs di Medtronic, che produce dispositivi attivi aiutano il paziente, si sta sviluppando il concetto di ospedali hub, capaci tante prestazioni tecnologiche, a cui vanno destinate le risorse, mentre le piccole strutture dovranno fare da referral.

Nicolò Manaresi, Chief Scientific Officer Menarini Silicon Biosystems, ha spiegato come in oncologia si stia vivendo un cambio di paradigma con la medicina specializzata. Anche i tumori non sono uguali, per cui servono sempre più informazioni personalizzate. La digitalizzazione dell’analisi dell’elemento biologico consente un metodo non invasivo nella comprensione di un tumore. La biopsia non è soddisfacente, non coglie eterogeneità. Serve invece capire le variazioni dell’evoluzione del tumore, come fosse un film. Per la nuova genomica anche blockchain è un elemento importante. Offre la possibilità di avere una informazione, metterla in luogo protetto e accessibile per i ricercatori, senza tracciabilità. e con costi di sequenziamento bassi.

Alessandro Zappegno, Ceo di Ipsa, ha spiegato come il 25% della spesa corrente di ospedali è su dispositivi e farmaci. Una spesa che viene gestita con carta e penna. La terapia farmacologica ha aspetti clinici e di processo, coinvolge tante persone. Si parte dalla prescrizione, poi c’è la logistica, poi interviene l’infermiere, che porta la cura al paziente.
Digitalizzare la prescrizione e la terapia è la chiave, dando il vantaggio della fruibilità di dati utili alle decisioni.

Due casi di digitalizzazione dal territorio

Stefano Nunziata, manager di Cup 2000 (società in house della regione Emilia Romagna che ha informatizzato 5mila medici di base), è portatore dell’Activage Project. Finanziato dalla UE, è un large scale pilot, con 49 partner su 9 nazioni. Il sito italiano è stato attivato alla Asl di Parma, su pazienti over 65 colpiti da ictus. Vengono utilizzati sensori IOT per seguire il paziente un tutta la vita quotidiana con ollegamento con le 20 Case della Salute della provincia di Parma, che fanno da ponte fra paziente e struttura sanitaria e con i care manager. Obiettivo, qualità della vita e riduzione ospedalizzazioni.

Rocco Saviano, responsabile IT Fondazione Pascale Irccs Napoli, istituto ricerca tumori e ospedale pubblico, ha lanciato l’iniziativa #iomicuroalsud e ha illustrato il progetto Oncocare, per la raccolta di dati per il follow up sul territorio. iIniziato con pazienti per tumore alla prostata: il paziente usa una app per comunicare dati a una cabina di regia, in sostituzione della presentazione periodica di esami.

Giulio Gallera, Assessore al Welfare Regione Lombardia

Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia ha ricordato come dallo scorso mandato l’assessorato stia provando a gestire in modo diverso la cronicità. «Mettendo il paziente al centro, verso la cura a domicilio. Complicatissimo, per via di una iper specializzazione che si oppone alla multidisciplinarità del dato». Ma la strada non può che essere quella dell’incrocio dei dati.

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