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Le startup della sanità, il quadro mondiale

Terreno tra i più fertili in assoluto quando si parla di tecnologia e relativa innovazione, la sanità offre come pochi altri anche prospettive imprenditoriali. I risultati sono già evidenti, anche dal numero di attività nel settore.

Secondo StartUp Health, nel 2018 i fondi raccolti da startup hanno raggiunto complessivamente i 14,6 miliardi di dollari, 2,9 miliardi di dollari in più rispetto all’anno precedente. Una tendenza ormai consolidata. A parte il calo del 2015, dopo però una decisa impennata, si tratta del quarto anno di crescita consecutiva.

Un mercato ormai maturo. Dopo una fase di selezione e relativo consolidamento, cala infatti il numero di progetti sostenuti. Questo porta ad aumentare il supporto medio, salito nel 2018 a 21 milioni di dollari, sei in più rispetto al 2017. Allo stesso tempo, i contributi si spostano verso gli stadi più avanzati di sviluppo.

La raccolta fondi delle startup nel settore Sanità, secondo lo studio StartUp Health

USA su tutti e Cina all’inseguimento

Più delle singole nazioni, dove il confronto tra USA e resto del mondo è praticamente improponibile, e in genere per resto del mondo si intende sempre più spesso la Cina, l’analisi è interessante sulle aree di localizzazione delle startup.

Perno del sistema resta la Silicon Valley, dove si contano 131 finanziamenti, per 3,8 miliardi di dollari. Circa due terzi del totale nazionale. La concorrenza maggiore arriva dal versante opposto, con le aree di  New York e Boston capaci di avviare rispettivamente 88 e 44 progetti, per un totale di 2,4 miliardi di dollari e 1,7 miliardi di dollari.

Oltreoceano, evidente l’avanzata della Cina, sia in termini di progetti sia per ammontare dei fondi. In particolare, nel 2018 l’area di Pechino è arrivata a mettere in discussione il bacino storico di Londra. In entrambi i casi si è arrivati a insediare 22 startup. Sul fronte economico però, l’Asia allunga in misura decisa. La sola Pechino supera di cinque volte la capitale inglese. Un divario ancora più marcato se si ragiona per Stato, aggiungendo quindi Zhenjiang, Shanghai e Hangzhou. Stoccolma e Parigi le uniche altre aree segnalate in Europa, mentre anche Tel Aviv difende la propria tradizione in materia di innovazione. Un quadro completato dall’indiana Bengaluru.

Le prime dieci startup al mondo per raccolta fondi nel 2018, secondo lo studio StartUp Health

Tutti i risvolti smart della sanità

Anche perché lo scenario si presenta particolarmente variegato. Sotto la definizione di Sanità, di fatto rientrano attività tra le più diverse. Non a caso, il principale destinatario di attenzioni nel 2018 si è rivelata la statunitense Peloton, capace di raccogliere 550 milioni di dollari per sviluppare ulteriormente il proprio progetto incentrato su una sofisticata cyclette da casa.

Al secondo posto, si cambia drasticamente argomento, con i 380 milioni di dollari investiti in Smile Direct Club con la proposta di apparati personalizzati per raddrizzare i denti. Al terzo posto, con Oscar si prova a intervenire su un tema molto delicato negli USA, l’assicurazione sanitaria.

Più in generale, le migliori dieci startup in assoluto sono tutte rigorosamente in USA. Si dedicano molto anche alla ricerca sulle potenzialità delle biometria (con Grail, Butterfly Network e Auris), la gestione dei percorsi paziente (Devoted Health e American Well), le relative cartelle cliniche (Heart Flow) e un maggiore coinvolgimento degli stessi pazienti in cure più personalizzate, partendo dalla conoscenza del DNA (23AndMe).

È importante sottolineare come l’ultima di queste dieci, Auris, sia comunque riuscita a raccogliere 220 milioni di dollari, 71 in più della migliore startup al di fuori degli Stati Uniti. Non a caso, è una realtà cinese, LinkDoc. Così come cinesi sono nel complesso sette delle prime dieci in questa graduatoria internazionale. Quasi un monopolio, messo in discussione solo dalla canadese PointClickCare al terzo posto con 146 milioni di dollari, dalla settima posizione dell’indiana cure.fit e dalla prima comparsa europea grazie all’inglese BenevolentAI, capace di raccogliere 115 milioni per attività di ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale applicata ai medicinali.

Il paziente al centro delle startup

È la cura complessiva del paziente, intesa come processi mirati ad accompagnarlo durante le varie fasi di un percorso sanitario, a ricevere le maggiori attenzioni. Ammonta infatti a 356 milioni di dollari la raccolta di fondi organizzata in sette aree principali. La più importante, capace da sola di raggiungere il 40%, quella definita come Patient empowerment, vale a dire il processo attraverso il quale si aiuta una persona a prendere maggiore coscienza delle tematiche legate al benessere e trasmettere la capacità di agire di conseguenza, sia nella prevenzione sia nelle cure di base. Tre delle prime cinque startup (DevotedHeatlh, Jointacademy e AdhereTech), in questo caso operano proprio in questo contesto.

Non a caso, anche se a una certa distanza, con il 17% si trovano gli strumenti rivolti alla personalizzazione delle cure. Guardando al valore dei finanziamenti però, emerge maggiore successo da parte di chi si dedica alla gestione dei pazienti. Solo al quarto posto come quota complessiva nella raccolta, dietro anche al più generico wellness con il 14%, nell’11% rientrano le uniche due realtà (Indago e Mediktor) capaci di competere con il Patient empowerment. Completano il quadro, la personalizzazione delle cure con il 9%, la ricerca di un migliore stato di salute globale con il 6% e infine il 3% della biometria.

Aree da seguire

Nel dettaglio, il Patient empowerment si conferma come il più attraente per investitori e ricercatori. Un giro di affari arrivato nel 2018 a 3,3 miliardi di dollari, con un investimento medio  di 20 milioni di dollari.

Al riguardo, Startup Health attira l’attenzione su Joint Academy, realtà svedese impegnata nell’assistenza ai malati di osteoartrite. Una sorta di clinica digitale in grado di seguire il paziente da remoto con cure e prevenzione contro ricadute, affidandosi rigorosamente  a personale qualificato, superando per quanto possibile la necessità di spostamenti per controlli e cure.

Ci sono grandi aspettative anche per quanto riguarda gli strumenti di diagnosi e screening. Dietro l’importante cifra di 2,2 miliardi di dollari emerge tanta attenzione per fornire nuovi mezzi a oncologia, radiologia e ricerca sul genoma.

La relativa segnalazione è riservata a Oratel Diagnostics, autrice di un sistema di diagnostica non invasiva. Rivolto alle farmacie, attraverso la saliva permette di eseguire analisi utili a individuare una terapia per le  endometriosi, con un’accuratezza del 90%.

Tra i settori più promettenti, anche il Machine Learning. I 940 milioni di dollari raccolti nel 2018 indicano un importante passo avanti rispetto ai 520,8 milioni di dollari dell’anno prima. In particolare, la media del singolo contratto è cresciuta del 50%.

A distinguersi in questo caso, CarePredict. Un sistema di sensori all’interno di un’abitazione, abbinati a una sorta di smartwatch, permette di garantire assistenza agli anziani pur continuando a lasciarli vivere da soli in casa propria. L’analisi degli spostamenti, delle posizioni e delle abitudini aiuta a riconoscere per tempo il rischio di potenziali situazioni a rischio. Comunque, sempre sotto il controllo via app anche da parenti e medici.

Solleva una certa attenzione anche lo scenario delle cure per malattie mentali. Qua, i finanziatori sono convinti di intravvedere importanti opportunità, al punto da dedicare risorse per 602,2 milioni di dollari, in crescita costante ormai per il quinto anno consecutivo e triplicando l’ammontare. Una tendenza considerata in salita ancora per diversi anni.

Tra chi ha già raccolto il messaggio, HenryHealth, con un programma  rivolto espressamente alla popolazione di colore negli Stati Uniti, per sviluppare cure più accessibili, da poter applicare in maggiore autonomia.

L’Italia non sta a guardare

Uno scenario all’apparenza troppo grande per le potenzialità italiane. Non tanto per la carenza di spirito di iniziativa e capacità di trasformare idee in progetti, quanto soprattutto per le dimensioni in gioco. In realtà però, con i dovuti rapporti di scala, il settore si muove.

Sono infatti diverse le iniziative promosse, anche in questo caso in prevalenza da multinazionali. In particolare, Bayer ha lanciato già un paio di anni fa Grants4Apps, rivolto proprio a startup locali attive nelle Life Sciences, per i settori di salute e agricoltura.

L’iniziativa vuole affermarsi come hub per l’innovazione tecnologica e digitale delle scienze che si occupano di uomini, animali e piante. Tra le iniziative, una vetrina virtuale per  di presentarsi al pubblico e agli investitori.

Novartis invece propone BioUpper, in collaborazione con Fondazione Cariplo e IBM. Una piattaforma intenzionata a sostenere progetti imprenditoriali offrendo tra l’altro accompagnamento al mercato e accesso a risorse, strutture e relazioni nel comparto medico-scientifico.

Più trasversale il Gruppo di lavoro Sanità del Club TI di Milano, istituito nel 2009 e promotore da diversi anni ormai del concorso eHealth4all, riconoscimento destinato alla migliore produzione informatica made in Italy in tema di prevenzione.

Dal 2012, il Gruppo può contare sulla collaborazione di AUSED e AICA e sulla partecipazione di alcuni soci delle Associazioni Partner, e addetti ai lavori del mondo della Sanità.

L’interesse non manca, sia da parte delle startup sia da parte dei potenziali finanziatori. I tempi però appaiono più lunghi rispetto ai massicci movimenti nordamericani e asiatici. Qualche risultato tuttavia è già arrivato. Come sottolineato da Il Sole 24Ore, sono da considerare un ottimo segnale gli oltre 17 milioni di euro raccolti negli ultimi due anni da Genenta Science, startup fondata da Pierluigi Paracchi con l’ospedale San Raffaele di Milano.

Contributi importanti in rapporto alla realtà italiana possono essere considerati anche quelli compresi fra 500mila euro e 3,3 milioni di dollari ricevuti da aziende come Biobeats, Corehab, D-Eye, Horus Technology, Pedius, Win Medical e Yukendu tutte nate fra il 2009 e il 2016. Aspetto non secondario, fondi per buona parte messi a disposizione da finanziatori nazionali.

1 COMMENTO

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