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Startup nel 2019: dalla digital health alla health innovation

Prima ancora dei dati, comunque interessanti, dall’aggiornamento trimestrale del rapporto StartUp Health Insights per il periodo gennaio-marzo del 2019 emerge una interessante novità.

Come sottolinea l’organizzazione di ricerca, per la prima volta dal 2010, quando è iniziato lo studio, lo scenario porta a un importante cambiamento del punto di vista. Fermo restando i parametri generali, l’impatto delle tecnologie IT nel mondo della Sanità è arrivato a un punto di svolta.

Non si parla più infatti di soluzioni mirate, quanto invece di una diffusione ampia, praticamente a tutti i settori e a tutti i livelli. StartUp Health arriva così a superare il principio di Digital Health in favore del più attuale Health Innovation, dove alle soluzioni digitali, alla connettività e ai dati, si aggiungono modelli di business, progettazione e ogni altro elemento concorra a trasformare il mondo della sanità.

Si parla ormai a tutti gli effetti di soluzioni concrete, in grado di incidere su miliardi di persone, entrate a pieno titolo nelle procedure mediche. Come ammette la stessa organizzazione, “un percorso ancora più rapido di quanto noi stessi potessimo auspicare, anche se ancora troppo lento rispetto alle reali esigenze”.

Avanti piano

Nel complesso, il mercato tiene. Il primo trimestre 2019 ha infatti registrato una raccolta fondi destinati alle startup di 2,9 miliardi di dollari. Poco meno dei 3 miliardi di dollari dello stesso periodo lo scorso anno. A calare in maniera netta sono invece i 137 progetti finanziati, decisamente pochi rispetto alla media necessaria a raggiungere i 769 entro dicembre e almeno eguagliare la prestazione del 2018.

C’è però un aspetto importante da sottolineare, indicatore di una tendenza. Buona parte del risultato attuale è da attribuire a Clover Health, startup attiva nel settore delle assicurazioni, capace da sola di concludere un contratto per 500 milioni di dollari. Per intendersi, Beam Therapeutics, impegnata nella ricerca, è al secondo posto con 135 milioni di dollari raccolti. Entrambe realtà statunitensi, dove si trovano anche altri due progetti capaci in questo periodo di arrivare a quota cento milioni di dollari. Si tratta di Health Catalyst impegnata nella gestione dei flussi di lavoro e di Hims, rivolta invece al wellness.

In pratica, una maggiore concentrazione dei finanziamenti, con un aumento delle singole quote frutto di una selezione più attenta. Una tendenza grazie alla quale anche il resto del mondo avanza. Il divario con i finanziamenti raccolti al di fuori degli Stati Uniti infatti diminuisce. Se nel 2018 la migliore prestazione assoluta  di 149 milioni di dollari della cinese LinkDoc era inferiore alla decima posizione della statunitense Auris capace di raccogliere 220milioni di dollari, ora la situazione è cambiata.

Nel primo trimestre 2019, la francese Doctolib ha raccolto infatti 170 milioni di dollari, contro i 40 milioni di dollari necessari per entrare nella top ten USA. Ancora più interessante, una tendenza al rialzo diffusa a livello globale. Al secondo posto si trova infatti Taimei Medical Technology con 80 milioni di dollari, tre in più di Sophia Genetics.

Evidenti anche le ripercussioni sulla geografia delle startup. A una ridistribuzione interna agli USA si affiancano nuovi scenari internazionali. Mantenendo come parametro di riferimento il valore della raccolta rispetto al numero di progetti, al comando resta saldamente la Silicon Valley. I 991,8 milioni di dollari sono in media per eguagliare, se non migliorare, la prestazione del 2018, mentre i 20 progetti sono nettamente al di sotto dell’andatura necessaria a raggiungere quota 138, confermando la tesi del consolidamento in corso.

Al secondo posto, Boston assesta un netto  sorpasso su New York, con 278,5 milioni di dollari contro 186,5 milioni di dollari. Più indietro, la totale ridistribuzione delle aree conferma la vivacità del settore e di nuove iniziative. La maggior parte delle zone infatti, lo scorso anno non era neppure in classifica, a partire da Salt Lake City, dove 2 progetti (in tutto il 2018 sono stati 3) hanno raccolto 125 milioni di dollari. Da segnalare anche l’avanzata di Seattle e il progresso di Denver, mentre arretra in misura importante Chicago e spariscono dalle prime dieci poli importanti come Minneapolis, Miami e Austin.

 

Non solo USA e Cina

Lo scenario inquadrato da StartUp Health si ripete oltre i confini nordamericani, andando addirittura oltre come redistribuzione degli investimenti. Se il 2018 è stato segnato da una marcata impronta cinese seconda solo al richiamo di Londra, ora lo scenario è del tutto diverso. L’affare concluso da Doctolib traina l’intera area parigina, issandola in vetta alla classifica con 5 progetti (7 in tutto il 2018) per un totale di 276 milioni di dollari. Con 147 milioni di dollari, Pechino conserva il secondo posto, in linea per numero di progetti, ma in debito per l’ammontare complessivo.

La vera notizia però, è il pesante passo indietro di Londra, dove con buona probabilità le prospettive della Brexit si fanno già sentire. Tra gennaio e marzo l’area della capitale inglese ha infatti mosso 38,2 milioni di dollari, contro i 198 milioni di dollari di tutto il 2018. A trarne vantaggio prima tra tutti Tel Aviv, salita al terzo posto con 126 milioni di dollari distribuiti tra 9 progetti. Dietro le cinesi Guangzhou e Zhejiang, interessante infine segnare l’ingresso della svizzera Losanna, con l’avvio di un progetto solo, ma dall’importante valore di 77 milioni di dollari.

Cambio di prospettiva

Tutto questo porta StartUp Heatlh anche a rivedere l’analisi dettagliata, portando in primo piano gli obiettivi suddivisi per finalità, inquadrandoli come vere e proprie sfide. Sono undici in totale, quattro delle quali nettamente distinte per ammontare della raccolta.

Su tutte, l’abbattimento dei costi sia per le procedure sia per le cure. Nel primo trimestre 2019 questo obiettivo è diventato la priorità di 51 progetti per un totale di 1,1 miliardi di dollari, triplicato nel giro di quattro anni. Rispetto alla tendenza generale, un’attività anche sempre più diffusa, con 51 iniziative negli ultimi tre mesi, contro le 17 di tutto il 2018.

Non molto distante, l’accesso diffuso alle cure, con un valore complessivo di 983 milioni di dollari e una media per progetto praticamente raddoppiata rispetto allo scorso anno. Un aspetto non secondario, dal momento che il 2018 si era rivelato stabile, dopo un pesante rallentamento nel 2017. Altro punto da segnalare, la grande attenzione verso il Web e le app, ma soprattutto verso lo sviluppo di dispositivi  indossabili, la tecnologia verso la quale si concentrano grandi attenzioni.

Più distaccata, anche se capace comunque di raccogliere 613 milioni di dollari, la cura diretta delle malattie. Tra i primi tre, il settore con una maggiore tendenza consolidata al ribasso. Rispetto allo stesso periodo del 2018, si parla addirittura di un terzo sia per ammontare dei finanziamenti sia per numero di progetti.

Resta comunque importante il divario con la ricerca di soluzioni in grado di aumentare la longevità. Per certi versi però, un settore ancora più in difficoltà, dove i 308,3 milioni del primo trimestre 2019, accentuano l’andamento al ribasso degli ultimi cinque periodi, soprattutto nel numero di progetti. Un comparto tra l’altro tenuto in piedi dagli investimenti nel mondo delle cure dentarie.

Tra gli altri settori, emerge una marcata tendenza nel dedicare attenzione ai singoli problemi della Sanità, primo tra tutti la cura del cancro, seguita dalla salute mentale, distinta da problemi al cervello. Interessante la crescita di attenzione verso la medicina femminile, mentre rimane stabile nella prima parte della graduatoria l’alimentazione. Completano il quadro le dipendenze e la ricerca orientata alle malattie  infantili, abbondantemente ultima.

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