Tra i vantaggi più importanti di una startup rispetto all’organizzazione complessa di una multinazionale, la capacità di adattarsi rapidamente a un cambio di scenario. Esattamente quanto ha dimostrato di essere pronto a fare il gruppo StartUp Health di fronte alla sfida coronavirus
Sin dai primi giorni dell’emergenza, le 325 realtà di StartUp Health si sono attivate per capire come muoversi per sfruttare, e coordinare, le competenze in modo da metterle al servizio della nuova sfida.
Tra i casi più interessanti, per modalità e prospettive, emergono alcuni legati al mondo wearable, con importanti prospettive soprattutto nella prima fase di rilevamento dei sintomi e nel monitoraggio a distanza, durante e dopo la malattia.
Altro aspetto da sottolineare, quasi tutti i prodotti e i servizi messi a punto dalle startup sono offerti almeno in parte gratuiti, per il personale medico o per la durata di alcuni mesi.
Startup attive già dalla prevenzione
A cominciare dalla sorta di bancomat virtuale sviluppato da CliniVantage Healthcare Technologies. Una piattaforma in grado di connettere diversi servizi nel mondo della Sanità per definire CareMate Health ATM, un chiosco digitale utile per effettuare rapidi test su temperatura, pressione del sangue e gli altri parametri da rilevare all’istante in ambenti pubblici.
L’intento di Beam Health è invece permettere agli operatori sanitari di passare in tempi rapidi dall’assistenza ospedaliera alla telelemedicina, naturalmente dove possibile. Tutti i servizi e le cure che possono essere prestati a distanza vengono prontamente trasferiti, accelerando migrazioni di procedure e sistemi che in genere possono richiedere anche anni.
Ancora più rapidamente punta ad agire Cecelia Health. L’idea è infatti mettersi al servizio degli specialisti del settore per intervenire sin nelle prime fasi dell’assistenza. Semplicemente, offrendo gli strumenti necessari a raccogliere in un unico sistema di accesso le competenze mediche necessarie per seguire un paziente a distanza. Il protocollo già seguito con successo in condizioni come il diabete si presta ora a essere applicato anche al Covid-19.
L’esperienza italiana in questi mesi ha dimostrato l’importanza anche dei medici di base nel gestire più casi possibile nelle proprie abitazioni ed evitando così i ricoveri. Lo scenario nel quale si muove anche MediSprout. In presenza di una cartella clinica digitale, la piattaforma V2MD, permette di effettuare visite via video, seguendo le indicazioni emerse dai dati clinici. Da una prima verifica dei sintomi, alla valutazione della cura, in questo modo si riesce a controllare meglio trasporti di pazienti e ricoveri.
Anche in caso si presenti lo scenario peggiore di un riscontro positivo, soluzioni come Rejuvenan Global Health aiutano a seguire il paziente il più possibile da casa. I medici interessati possono operare a distanza, analizzando l’evolversi della situazione e confrontandosi per definire cure, valutare sintomi e modalità delle cure.
Coronavirus tenuto a distanza dalle startup
Fortemente orientata ai wearable invece l’attività del gruppo StartUp Health per la fase di degenza a casa e relativo monitoraggio.
Tra questi, Oxitone Medical propone un bracciale smart espressamente concepito per leggere e analizzare i parametri vitali. Buona parte di loro, gli stessi normalmente rilevati dai comuni smartwatch. In questo caso però, tutti rigorosamente certificati e quindi fruibili in sede di diagnosi.
Inoltre, l’app è già in grado di effettuare una prima analisi, anche solo per riconoscere i potenziali sintomi del coronavirus e allertare l’utente, o direttamente il servizio sanitario.
Sulla stessa lunghezza d’onda, si colloca Aidar Health. L’obiettivo è il rivelamento di una serie di parametri utili a valutare l’insorgere e l’evolversi di malattie come il Covid-19.
Diverso invece l’approccio. Invece del wearable, in questo caso si preferisce uno strumento portatile da impugnare all’occorrenza.
Una soluzione adatta comunque all’uso singolo, ma utile anche al personale sanitario per una prima rapida analisi dei pazienti in arrivo a un pronto soccorso o per seguire quelli in degenza riducendo i tempi dei rilevamenti.
BreathResearch ha adattato all’occorrenza il proprio progetto di spirometro a uso personale. Trattandosi di un virus che attacca le vie respiratorie, il passaggio è stato praticamente immediato. In combinazione con le competenze su intelligenza artificiale sulle quali è stata costruita l’app abbinata, si offre un sistema per accelerare i tempi di diagnosi.
Si torna infine al controllo totalmente remoto con l’idea Tahmo. In pratica, la versione connessa di un termometro di livello clinico.
Il piccolo sensore è a tutti gli effetti un wearable pronto a notificare ogni scostamento di temperatura corporea dai valori normali. Lavorando anche a distanza, aiuta il singolo a rendersi conto della potenziale situazioni di rischio, ma anche il personale a seguire gli utenti da remoto, senza interventi singoli.