Ospedali e strutture sanitarie devono dotarsi di sistemi per far fronte a tre aspetti: disponibilità, continuità operativa e disaster recovery.
La disponibilità dei servizi deve essere la più elevata possibile in base ai fondi disponibili, mentre la continuità operativa è la capacità di un’organizzazione di pianificare e rispondere a incidenti, dagli attacchi informatici ai terremoti, e di continuare a operare con livelli accettabili e prestabiliti. Il disaster recovery è il principale metodo per garantire la continuità operativa ed è un insieme di risorse e procedure in grado di ripristinare i servizi dopo un evento negativo, minimizzando la perdita dei dati.
Disaster recovery, continuità operativa e disponibilità sono termini che esprimono concetti diversi, ma sono correlati tra loro e implicano l’esistenza un ecosistema sempre attivo e operativo.
La maggior parte degli ospedali e delle strutture sanitarie implementano generatori e Ups (gruppi di continuità) per proteggersi dai blackout, ma parlando in generale non esiste un singolo prodotto o una singola procedura in grado di proteggere un’intera struttura.
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Esistono vari livelli di protezione, sistemi ridondanti per le aree più critiche degli ospedali e svariate procedure, standard e regole da seguire. È indispensabile, inoltre, definire chiaramente adeguate procedure di ripristino del sistema nel caso in cui subisca danni causati da eventi disastrosi.
Alla base di tutto c’è che le strutture sanitarie sono caratterizzate da una tolleranza bassa alle interruzioni dell’energia: lievi oscillazioni di tensione, ad esempio, possono impattare sui rigidi requisiti di tensione delle apparecchiature per risonanza magnetica e tomografia computerizzata.
Eventi più gravi possono ripercuotersi sulle apparecchiature che mantengono in vita i pazienti e sugli impianti ausiliari critici, ad esempio gli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento (HVAC), ma anche sulle comunicazioni, sulla gestione delle cartelle cliniche e sulla sicurezza.
L’evoluzione della tecnologia ha trasformato le metodologie operative delle strutture sanitarie e al centro di tutto rimane ancora una volta la necessità di un’elevata disponibilità e la capacità di salvaguardare la continuità operativa con la predisposizione di piani di emergenza efficienti per la rapida ripresa delle attività in caso di eventi catastrofici.
Ad esempio, in caso di blackout medici e personale infermieristico potrebbero perdere l’accesso alle cartelle cliniche elettroniche dei pazienti per molte ore e devono tornare a scrivere le prescrizioni e le annotazioni a mano.
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Alcuni obiettivi operativi da raggiungere sono dunque la riduzione dei consumi tramite il monitoraggio attivo delle risorse energetiche, il miglioramento della sicurezza dei pazienti e del personale tramite sistemi di controllo accessi intelligenti,e il miglioramento del controllo ambientale (illuminazione, temperatura, umidità) negli ambienti destinati ai pazienti.
Per quanto riguarda i pazienti nelle aree di trattamento medico e in particolare di quelli sottoposti a procedure critiche, non è tollerabile che si interrompa l’alimentazione delle apparecchiature impiegate dal personale.
In una rete di distribuzione elettrica ospedaliera, i circuiti possono essere divisi in circuiti normali e critici. Quelli non essenziali non richiedono obbligatoriamente una fonte di alimentazione alternativa, ma in quelli essenziali devono essere previsti gruppi di continuità installati a norma.
Sempre più strutture sanitarie adottano soluzioni di verifica automatizzate degli impianti EPSS (Emergency Power Supply System), progettati in maniera tale che una o più fonti di energia alternative possano alimentare la struttura sanitaria in caso di blackout della rete elettrica pubblica, generalmente costituite da generatori a gas o a gasolio di taglia tale da poter alimentare quanto meno i carichi di emergenza, critici e vitali.
Gli Ups sono collegati a una serie di batterie che rappresentano la fonte di energia immagazzinata e riservata per questo tipo di trasferimento e per i blackout di breve durata. I sistemi di accumulo energetico a volano presentano alcune caratteristiche preferenziali per alcune applicazioni negli ambienti ospedalieri: occupano meno spazio, gestiscono in maniera efficiente i blackout di breve durata e richiedono meno manutenzione.
La scelta della strategia dipende dai requisiti particolari del tipo di struttura da proteggere.
Per il mercato sanitario è disponibile una vasta gamma di Ups, da quelli in standby alle postazioni infermieristiche, ai PC degli uffici, alle soluzioni monofase o trifase per l’alimentazione di riserva delle apparecchiature mediche, delle sale operatorie, dei reparti di terapia intensiva e dei reparti neonatali.