Home eHealth, in Europa cresce la spesa, l'Italia insegue

eHealth, in Europa cresce la spesa, l’Italia insegue

Cresce la spesa per l’IT nella sanità e dà vita al fenomeno eHealth.

Secondo un report di IDC la spesa di ehealth nell’Europa occidentale dovrebbe passare dai 12,9 miliardi del 2016 ai 14,1 miliardi di dollari del 2021.

La maggiore crescita è attesa per il software in aumento del 4,9% e i servizi che saliranno dell’1,6% mentre un po’ di delusione arriverà dall’hardware che dovrebbe diminuire dello 0,9%.

I maggiori investimenti dovrebbero arrivare dalla Pubblica amministrazione che aumenterà la spesa del 2%, un incremento maggiore rispetto ai privati che si fermano all’1,6%.

Questi soldi per il 62% andranno in tecnologie digitali e ICT e riguarderanno soprattutto gli ospedali.

A livello europeo il mercato più importante è quello del Regno Unito con un tasso di crescita del 2,3%, ma la Germania è l’area dove gli investimenti crescono con maggiore rapidità con un tasso annuo del 3,5% fino al 2021.

ehealth in Italia

Per quanto riguarda l’Italia il report di IDC segnala una crescita annua dell’1,4% grazie soprattutto alla Pubblica amministrazione locale. Una previsione contrastante con altri dati, che segnerebbe una ripresa degli investimenti visto che, secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, dopo la stabilità del 2015, il 2016 ha visto un calo degli investimenti.

Per la digitalizzazione della Sanità l’anno scorso sono stati spesi 1,27 miliardi (1,1% della spesa sanitaria pubblica, 21 euro per abitante), con una contrazione del 5% rispetto al 2015 (1,34 miliardi, pari all’1,2% della spesa sanitaria pubblica, circa 22 euro per abitante).

Il dettaglio delle spese vede 870 milioni spesi dalle strutture sanitarie (-6%), 310 milioni dalle Regioni (-3%), 72 milioni dai 47mila medici di medicina generale (1.538 euro per medico, con un aumento del 3% rispetto al 2015) e 16,6 milioni dal ministero della Salute (-8%).

A livello tecnologico l’investimento più significativo riguarda la cartella clinica elettronica che vale 65 milioni di euro nel 2016 (erano 64 l’anno precedente). Altri servizi digitali hanno registrato investimenti per 14 milioni di euro che si sono tradotti per esempio soluzioni per il download dei referti via web e le prenotazioni via Internet.

Dalle Regioni arrivano segnali positivi sui piani di sviluppo del Fascicolo sanitario elettronico e sulle riforme sanitarie che, se nell’immediato creano incertezze che bloccano gli investimenti in atto, nel medio termine rappresentano un punto di forza perché puntano ad una maggiore aggregazione delle strutture sanitarie e a una più efficace integrazione tra ospedale e territorio.

Se il Servizio sanitario nazionale si muove lentamente i medici invece sono sempre più attenti alle tecnologie soprattutto per acquisire informazioni o comunicare: oltre la metà dei medici di Medicina interna e quattro medici di Medicina Generale su dieci utilizzano App per aggiornare le loro competenze, il 42% degli internisti e il 53% dei medici di medicina generale  utilizzano WhatsApp per comunicare con i pazienti.

La Cartella clinica elettronica

Tra i diversi ambiti eHealth, è in particolare alla cartella clinica elettronica (Cce) che le Direzioni aziendali delle strutture sanitarie riconoscono un ruolo chiave per supportare gli obiettivi strategici: è molto rilevante per il 59%, con investimenti di 65 milioni di euro nel 2016. Sono ormai presenti e diffuse le funzionalità di consultazione di referti e immagini (nell’88% delle strutture rispondenti) e l’order management (nel 70%), ma mancano ancora le funzionalità caratterizzanti come la gestione del diario medico e infermieristico o la gestione della farmacoterapia, presenti in modo diffuso solo nel 38% e 39% delle strutture.

Ancor meno presenti le funzionalità più avanzate come il supporto alle decisioni cliniche con linee guida e best practice (18%) e la gestione del consenso informato alle procedure sanitarie (14%).

Anche i servizi digitali al cittadino sono ritenuti dalle direzioni strategiche un ambito di investimento rilevante: il 56% lo segnala come prioritario, contro il 36% dell’anno precedente.

Nel 2016 le strutture sanitarie hanno investito 14 milioni di euro in servizi digitali al cittadino e il 47% dei cio prospetta aumenti di budget nel 2017. I servizi digitali più diffusi nelle aziende sono il download dei referti via web (lo offre l’80% delle strutture) e la prenotazione delle prestazioni via web (61%).

Il ritardo delle strutture sanitarie sulle tecnologie “mobile” è meno evidente se si guardano le soluzioni di Mobile Hospital. Il 26% le ritiene rilevanti (contro il 10% rilevato lo scorso anno) e cresce la quota di aziende che utilizzano strumenti mobile per accedere a funzionalità della cartella clinica elettronica (54% contro 43% nel 2016), così come la spesa dedicata a questo ambito (12 milioni di euro contro i 9 milioni dell’anno precedente).

Tuttavia tale quota è ancora limitante, poiché l’utilizzo della Cce al letto del paziente (e quindi in mobilità) rappresenta un requisito fondamentale per coglierne appieno i benefici. Analogamente, i medici di medicina interna usano nella propria pratica clinica le funzionalità della Cce in mobilità, come il supporto alle decisioni cliniche con linee guida e best practice (15%) e la consultazione di referti e immagini (12%).

Il 39% delle direzioni strategiche ritiene la Telemedicina un ambito prioritario, valore sensibilmente superiore a quanto rilevato nel 2016 (21%), e crescono gli investimenti, pari a 20 milioni di euro nel 2016 (contro i 13 milioni del 2015). Tuttavia, l’adozione capillare di tali soluzioni di frontiera è ancora lontana.

Le soluzioni di Telemedicina maggiormente diffuse nelle strutture sanitarie sono quelle di Teleconsulto tra strutture ospedaliere o i dipartimenti: per un’azienda su tre sono presenti ormai a regime. Soluzioni più avanzate, come la Tele-riabilitazione e la Tele-assistenza, sono per ora confinate a sperimentazioni – pari rispettivamente al 10% e all’8% delle aziende – che faticano ad andare a regime principalmente a causa dell’assenza di tariffe dedicate.

eHealth e big data

L’ambito dei Big data analytics & Business intelligence (Bda & Bi) rappresenta un’area strategica, per la quale sono stati investiti nel 2016 15 milioni di euro e su cui il 44% dei cio prevede di aumentare gli investimenti nel 2017. Lo conferma l’interesse manifestato dalle direzioni strategiche: il 36% di queste indica come prioritario lo sviluppo di sistemi di Bda & Bi, dato in lieve aumento rispetto a quanto rilevato lo scorso anno (31%).

Nelle applicazioni di Business intelligence, le principali fonti di dati utilizzate per analizzare le informazioni riguardano i database amministrativi, utilizzati nel 78% delle aziende del campione per supportare, ad esempio, l’attribuzione dei Drg, il controllo di appropriatezza e l’analisi di cruscotti di indicatori (Kpi), ecc.

Ancora poco diffuse, invece, le applicazioni di Business intelligence che raccolgono dati da social media e wearable, su cui rispettivamente solo il 6% e il 4% delle strutture sanitarie del campione sono intenzionate a investire nei prossimi due anni.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato sulle novità tecnologiche

css.php