Igiene e spazi condivisi: un tema diventato di grande rilevanza con l’avvento della pandemia, e che ha trasformato in maniera permanente le abitudini della popolazione mondiale.
Dyson ha offerto una panoramica della situazione grazie ai risultati del suo Studio Globale sull’Igiene, condotto nel luglio 2021 su un campione di 15.000 intervistati in 20 Paesi, tra cui l’Italia.
L’indagine ha rivelato che se nel 2020 era l’84% degli intervistati a lavarsi le mani con sapone e acqua cinque o più volte al giorno (la maggioranza anche otto o più volte al giorno dall’inizio della pandemia), nel 2021 questa percentuale è crollata al 74% globalmente.
Non è stato però così in Italia, dove è ancora l’84% a mantenere questa abitudine (contro l’89% del 2020), posizionandosi nella “top 5” dei Paesi con il maggior numero di persone a lavarsi le mani tanto frequentemente. Fanalino di coda il Giappone, dove lo fa solo una persona su due.
Un altro importante dato indagato dal sondaggio è quello relativo all’utilizzo dei bagni pubblici, un luogo che genera preoccupazione: nel luglio 2021 è infatti il 75% degli italiani a dirsi ancora più preoccupato di usufruirne rispetto all’anno precedente.
A cosa si deve questa tendenza? Le spiegazioni sono varie, a partire dall’allentamento delle misure – o l’aumento del disinteresse per le stesse, come l’utilizzo delle mascherine – o i limiti a livello di orario. Alcune misure come le chiusure anticipate sono infatti state revocate durante l’estate del 2020, prima del drammatico picco di casi nella seconda metà dell’anno.
A registrare i livelli di preoccupazione più alti a livello globale sono Messico, Taiwan e Turchia, con l’80% degli intervistati che hanno affermato di essere più preoccupati nel 2021 rispetto all’anno precedente.
Cosa preoccupa maggiormente in relazione all’igiene? Tra le principali preoccupazioni legate all’utilizzo delle toilette pubbliche (wc sporchi, mancanza di carta igienica, scarichi bloccati) anche il momento di lavarsi e asciugarsi le mani non è privo di timori.
Per il 50% degli italiani la maggiore preoccupazione è infatti quella di dover toccare tasti fisici (contro il 38% della media globale), mentre il 26% teme di asciugarsi le mani con aria non pulita.
Due tematiche principalmente associate agli asciugamani ad aria tradizionali, che potrebbero essere evitate scegliendo dispositivi alternativi e tecnologicamente più avanzati: l’inclusione di filtri per la pulizia dell’aria rassicurerebbe il 50% degli intervistati italiani, e la tecnologia touchless il 55%. Secondo lo studio Dyson, dunque, i timori per l’igiene sono legati alle vecchie tecnologie.
Una delle domande rivolte agli intervistati ha indagato quanto fossero preoccupati dall’impatto dei prodotti monouso sull’ambiente, come mascherine, guanti, bicchieri usa e getta e asciugamani di carta.
Ben quattro italiani su cinque (e tre su quattro intervistati a livello globale) hanno espresso la propria preoccupazione per l’impatto ambientale associato, il che dimostra un ulteriore interesse per soluzioni più sostenibili come bicchieri riutilizzabili, mascherine lavabili e asciugamani elettrici.
Nonostante l’aumento di campagne di sensibilizzazione incentrate sulla salute e sull’igiene durante la pandemia, meno di un italiano su tre (27%) dichiara di asciugarsi le mani per motivi igienici. Molti si asciugano le mani solo per comodità o abitudine. Un numero inferiore rispetto al 2020, quando era il 39% degli italiani a farlo con in mente l’igiene.
Il dottor Salome Giao, microbiologo senior e scienziato di Dyson spiega: “Questi risultati evidenziano la necessità di ulteriore sensibilizzazione sull’igiene delle mani. Sappiamo che le mani umide possono trasferire fino a 1.000 volte più batteri delle mani asciutte, mentre strofinare le mani sui vestiti può compromettere il processo di lavaggio delle mani, poiché possono aggiungere batteri alle mani lavate se i vestiti non sono puliti“.