L’acquisizione di VMware da parte di Broadcom, valutata 61 miliardi di dollari, rappresenta una delle operazioni più significative degli ultimi anni nel panorama tecnologico globale. Dopo aver ottenuto il via libera dalle autorità di regolamentazione di Stati Uniti, Europa, Cina e altri Paesi, la transazione sembrava ormai consolidata.
Tuttavia, una nuova azione legale riapre la questione: il consorzio CISPE, che riunisce i principali provider europei di infrastrutture cloud, ha infatti presentato ricorso al Tribunale Generale dell’Unione Europea per chiedere l’annullamento della decisione della Commissione Europea che aveva dato il proprio assenso senza condizioni stringenti.
Le ragioni del ricorso: errori di valutazione e rischio abuso di posizione dominante
Secondo CISPE, la Commissione avrebbe commesso errori sia di diritto sia di valutazione sostanziale nel processo che ha portato all’approvazione dell’acquisizione. Nel sommario ufficiale pubblicato il 13 maggio 2025, la Commissione stessa riconosceva i potenziali rischi per la concorrenza derivanti dal controllo di Broadcom su VMware, realtà leader nel settore della virtualizzazione software, ma non ha imposto condizioni concrete per evitare l’abuso di tale posizione dominante.
Il risultato, sottolinea CISPE, è che Broadcom ha avuto mano libera nell’imporre nuove regole di licensing considerate penalizzanti: contratti precedentemente in vigore sono stati annullati unilateralmente, spesso con pochi giorni di preavviso, e i nuovi accordi prevedono aumenti di costi anche dieci volte superiori rispetto al passato e l’obbligo di impegni pluriennali per l’accesso alle soluzioni VMware.
Conseguenze per il mercato cloud europeo: piccoli provider a rischio esclusione
Le nuove condizioni imposte da Broadcom non riguardano solo i grandi gruppi, ma rischiano di colpire in particolare i provider cloud di dimensioni medio-piccole. Secondo CISPE, a luglio Broadcom ha annunciato ulteriori restrizioni che potrebbero impedire ai membri più piccoli di acquistare e rivendere servizi cloud basati su VMware, strumenti fondamentali per offrire soluzioni cloud sicure e conformi agli standard europei.
Oltre ai principali operatori, anche realtà come ospedali, università e pubbliche amministrazioni europee si trovano ora davanti a costi insostenibili e vincoli contrattuali rigidi che minano la flessibilità, la competitività e la sostenibilità dei servizi cloud nel Vecchio Continente.
Un problema ignorato dalla Commissione Europea
La battaglia di CISPE non è improvvisata: da almeno due anni l’associazione segnala alla Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea le pratiche giudicate scorrette adottate da Broadcom in materia di licenze software. Nonostante incontri, documentazione dettagliata e richieste di intervento, nessuna misura significativa è stata adottata dalle autorità europee per tutelare i provider e i loro clienti. Gli stessi tentativi di avviare un dialogo costruttivo con Broadcom, secondo CISPE, sarebbero caduti nel vuoto.
Francisco Mingorance, Segretario Generale di CISPE, ha dichiarato: “La posizione dominante del software VMware nel mercato della virtualizzazione significa che le nuove condizioni di licensing imposte da Broadcom toccano quasi tutte le organizzazioni europee che utilizzano il cloud. Non solo i provider, ma anche ospedali, università e amministrazioni locali ora devono affrontare costi proibitivi e obblighi pluriennali che mettono a rischio la flessibilità delle loro infrastrutture IT.”
Prossimi passi: la parola al Tribunale Generale dell’Unione Europea
Nei prossimi mesi il Tribunale Generale dell’Unione Europea analizzerà il ricorso di CISPE e deciderà se la Commissione dovrà rivedere la propria autorizzazione. Si tratta di una vicenda che potrebbe avere importanti conseguenze sul mercato cloud europeo, sulla libera concorrenza e sulle condizioni di accesso alle tecnologie chiave per la digitalizzazione delle imprese e delle pubbliche amministrazioni.






