Home Tecnologie Dati Medicina digitale: Regione Umbria guarda al futuro con due progetti

Medicina digitale: Regione Umbria guarda al futuro con due progetti

Lo scorso 6 marzo la Regione Umbria ha presentato due nuovi progetti finanziati con i fondi europei POR FESR 2014-2020 e finalizzati a favorire la generazione di una mole di dati utili per migliorare i percorsi di diagnosi e cura.

Questo obiettivo e l’essere in linea con la programmazione della Regione Umbria in ambito Agenda Digitale sono i due punti di maggiore contatto tra i progetti, che per il resto differiscono notevolmente nei contenuti: Care prevede di implementare un sistema informativo regionale focalizzato sulle stesse tematiche, mentre Biobank punta alla creazione della Biobanca dell’Umbria (Umbria BioBank), in cui raccogliere e caratterizzare i campioni biologici e i relativi dati clinici, rendendoli disponibili per tutta la comunità scientifica nazionale e internazionale. Con i fondi POR FESR 2014-2020.

«Regione Umbria ha voluto promuovere lo sviluppo di soluzioni tecnologiche per la digitalizzazione e l’innovazione dei processi interni dei vari ambiti della Pubblica Amministrazione, come per esempio il turismo, le attività e i beni culturali, i servizi alle imprese e, ovviamente, la sanità. Inoltre, la missione dell’Agenda digitale dell’Umbria “Servizi pubblici digitali” mira a sviluppare la sanità elettronica, la telemedicina, la teleassistenza, attraverso servizi digitali collegati al ciclo di vita diagnostico-terapeutico, per la condivisione di esami e procedure mediche, le consultazioni a distanza, i controlli extra-ospedalieri, il monitoraggio degli assistiti cronici», ha sottolineato il dottor Antonio Bartolini, assessore all’Innovazione e Agenda Digitale. Un obiettivo condiviso dai due progetti che descriviamo qui.

Care e lo scompenso cardiaco

Con l’invecchiamento della popolazione, i numeri di pazienti con scompenso cardiaco sono progressivamente aumentati e così sarà nel tempo: di qui l’importanza di studiare a fondo questa patologia e dotarsi di strumenti che consentano di monitorare i pazienti.

Bartolini spiega: «l’Umbria mostra una prevalenza dello scompenso cardiaco superiore alla media italiana del 2%, anche in ragione del fatto che è una Regione con una rappresentazione demografica di anziani superiore alla media nazionale. La gestione clinica dei pazienti con scompenso cardiaco o patologie che evolvono verso lo scompenso cardiaco, quali ipertensione, cardiopatia ischemica, diabete, è un problema rilevante che richiede un modello organizzativo integrato ospedale-territorio, che garantisca un percorso adeguato di continuità terapeutica e assistenziale, nell’ambito del quale il Sistema Informativo ricopre una posizione fondamentale».

Antonio Bartolini, assessore di Regione Umbria all’Innovazione e Agenda Digitale

Ecco quindi che la Regione ha introdotto il progetto Care: 550.000 euro di finanziamento da usare in 3 anni con il coinvolgimento dei Dipartimenti universitari di Medicina (professori Enrico Boschetti e Giacomo Pucci), Matematica e Informatica (professor Gianluca Vinti), Ingegneria (prof. Paolo Carbone, Giuseppe Liotta, Walter Didimo) ed Economia (professori Francesco Bartolucci e Luca Ferrucci) e dell’Azienda Ospedaliera di Perugia e delle due aziende sanitarie regionali.

All’Università spetta il compito di sviluppare il Sistema Informativo e gli algoritmi da usare per l’elaborazione dei dati, nonché la modellazione, la prototipizzazione e la valutazione clinica dei risultati; Azienda Ospedaliera e aziende sanitarie hanno il compito di raccogliere e mettere a disposizione i dati da elaborare, inoltre dovranno testare e sperimentare quanto prodotto dall’Università. Gli obiettivi sono di grande interesse sia per chi opera a livello regionale per la programmazione sanitaria, quanto per la sostenibilità del sistema sanitario regionale umbro, siaper chi lavora in ospedale e per i pazienti.

Aggiunge Bartolini: «Care si suddivide in due sottoprogetti: la realizzazione del Sistema Informativo e l’elaborazione digitale delle immagini vascolari, per esempio in caso di aneurisma aortico».

Care: le finalità del Sistema Informativo

Quando il Sistema Informativo per lo scompenso cardiaco sarà attivo, ogni dato prodotto dal momento del ricovero ospedaliero in poi sarà immesso nel sistema stesso. Per aumentare la mole di dati significativi a disposizione del Sistema vi verranno caricate anche informazioni attinenti prese da altre Banche Dati, tra cui la Cartella Clinica Informatizzata, il Fascicolo Sanitario Elettronico, i Sistemi informativi dei laboratori di Emodinamica/Elettrofisiologia, la Rete delle farmacie di integrazione con il CUP, la Rete dei Medici di Medicina Generale (in costituzione).

«L’obiettivo di questa fase di Care», sottolinea Bartolini, «è estrarre le informazioni generali per raggiungere questi scopi: valutare l’aderenza alle linee guida terapeutiche in Regione; stabilire classi di rischio differenziate in base a classificazioni ex ante ed ex post, queste ultime derivanti dall’eterogeneità non osservata ed emergente direttamente dai dati, secondo la filosofia dei data driven; pianificare studi osservazionali, non sperimentali; ideare una piattaforma prestabilita per partecipare a sperimentazioni cliniche controllate policentriche o per proporre, autonomamente, studi direttamente basati sul sistema informativo, i cosiddetti “registry based clinical trials”; attivare, in un sottoinsieme dei pazienti, la trasmissione telecardiologica di segnali fisiologici, su istanza del paziente, come può avvenire con l’implementazione di app dedicate sullo smartphone, o in modo automatico a partenza dai pacemaker/defibrillatori che, oltre alle funzioni terapeutiche per le quali sono stati impiantati, sono strumentazioni in grado di trasmettere informazioni clinicamente molto utili».

Tutti questi obiettivi vanno nella direzione di stratificare la popolazione, migliorare i percorsi terapeutici messi in atto per ogni tipo di pazienti, secondo la classe di rischio, e consentire a ognuno di essere parte del proprio percorso terapeutico: in altre parole, medicina personalizzata. Inoltre, raccogliere dati e attivare servizi di tele-monitoraggio permette ai pazienti più anziani di stare a casa in sicurezza, consapevoli che qualcuno da remoto sta controllando che tutto funzioni al meglio e, in caso di necessità, consente di attivare interventi in modo rapido. Inoltre, non dimentichiamo che l’Umbria è una delle Regioni più difficili dal punto di vista del territorio, dominato dagli Appennini: la telemedicina è fondamentale per offrire servizi di qualità ai cittadini.

Elaborazione delle immagini da TC

Il secondo sottoprogetto di Care riguarda l’elaborazione di immagini vascolari da TC: «in questo caso», riprende Bartolini, «si tratta di permettere al medico di fare una diagnosi di aneurismi aortici anche in assenza del mezzo di contrasto e ottenere quindi informazioni altrettanto esaustive senza incorrere nel rischio di insufficienza renale acuta e/o di gravi manifestazioni allergiche. Il gold standard per la diagnosi di aneurismi aortici è la TC con mezzo di contrasto. Il mezzo di contrasto iodato, però, è nefrotossico: in caso di pazienti con patologie renali severe non lo si può usare e quindi la diagnosi non sarà accurata. Modelli matematici avanzati consentiranno quindi di studiare la pervietà del lume del vaso a partire da immagini TC senza mezzo di contrasto. A questo fine verrà realizzata un’infrastruttura informatica in cui il medico caricherà le immagini TC effettuate senza mezzo di contrasto dei pazienti che verranno monitorati e queste verranno elaborate dagli algoritmi matematici restituendo immagini che mettano in evidenza la patologia aneurismatica. Ci sarà una fase di validazione sia clinica sia del modello matematico. Il fine è creare una procedura automatizzata che consenta al medico di fare una diagnosi anche in casi per i quali oggi non è possibile una diagnosi accurata. Si aggiunga, inoltre, che una tale procedura potrebbe essere utile anche per valutare la necessità dell’uso del mezzo di contrasto in generale, cioè anche in pazienti che non presentano controindicazioni».

In altre parole, è possibile che l’uso di algoritmi per elaborare “normali” immagini TC consenta di non utilizzare più il mezzo di contrasto, che resta tossico anche per pazienti non nefropatici: un risultato che potrebbe essere utile anche per pazienti al di fuori della Regione stessa.

La creazione dell’Umbria BioBank

Negli ultimi anni si è tanto parlato di biobanche e ne sono nate non solo all’estero, ma anche in Italia. D’altronde, una biobanca moderna rappresenta una risorsa formidabile, con profonde ripercussioni sul sistema sanitario del territorio su cui insiste.

«In tutte le realtà in cui sono state istituite biobanche di qualità e poi integrate in networks nazionali e internazionali ci sono state importanti ricadute positive in termini sia di ricerca scientifica sia di welfare», ricorda Bartolini. «I dati raccolti in una biobanca sono strettamente correlati ai campioni biologici che vi sono conservati e la loro analisi genera algoritmi innovativi per conoscere gli intimi meccanismi delle malattie e facilita l’individuazione di nuove e più appropriate terapie, sia per i pazienti/donatori dei campioni sia per la collettività in generale. I dati raccolti nella biobanca vengono gestiti con specifici software nel rigoroso rispetto della privacy».

A questo progetto, che durerà 2 anni, sono stati destinati 565.000 euro. Collaboreranno il Dipartimento di Medicina (professori Angelo Sidoni e Roberto Cippitani insieme alla dottoressa Cristina Pelliccia) e il CNR, nella figura della dottoressa Valentina Colcelli.

«Questo è solo l’inizio di un lungo percorso che, portato a compimento, creerà un’infrastruttura estremamente innovativa per la nostra Regione. Perché i dati inseriti nella Biobanca siano davvero utili occorre, infatti, che ai diversi campioni biologici siano associate più informazioni possibili sui donatori, come stili di vita, ambiente lavorativo, patologie familiari e personali ecc. In altre parole, tanto più numerose saranno le informazioni a disposizione tanto maggiori saranno le correlazioni che si potranno fare con le caratteristiche dei campioni biologici e le inferenze che ne deriveranno. Naturalmente tutto ciò richiederà un’adeguata assegnazione di risorse umane e materiali, fondamentali per garantire l’accreditamento della biobanca e, quindi, il suo inserimento nelle reti nazionali e internazionali. L’inserimento in queste reti è requisito indispensabile per ottenere ulteriori finanziamenti e poterla trasformare in un volano di innovazione in campo sociosanitario».

Si tratta, quindi, di un progetto che pone l’Umbria tra le Regioni italiane all’avanguardia, anche in ambito sanitario. L’insieme delle applicazioni future dei due progetti potrà migliorare le capacità diagnostiche e di cura e portare un aumento della qualità dell’assistenza sanitaria regionale e benefici in termini di qualità della vita dei pazienti.

«Nel medio-lungo termine, grazie ai progetti Care e Biobank, ci aspettiamo di incrementare la qualità della ricerca, la capacità diagnostica e la possibilità di individuare terapie e farmaci mirati. Non solo miglioramento della qualità della vita dei cittadini ma anche ottimizzazione delle risorse e miglioramento dell’efficienza», conclude Bartolini. In questi mesi Regione Umbria sta lavorando per efficientare la propria sanità, operando soprattutto sulla sanità di prossimità e andare incontro a una cittadinanza sempre più anziana e fragile. I due progetti sono solo una parte, seppur considerevole, di questo lavoro.

I DigiPASS di Regione Umbria

Antonio Bartolini ha sottolinea toche i benefici portati avanti dell’innovazione digitale in ambito sanitario potranno essere vissuti dai cittadini solo se associati alla rete dei DigiPASS. Di che cosa si tratta? In sostanza di un punto di informazione e consulenza in cui operatori opportunamente formati accompagnano cittadini, studenti e imprese nell’uso di servizi digitali. Al momento ne sono attivi 7, l’ultimo inaugurato a Città di Castello lo scorso primo aprile.

«Gli spazi sono a disposizione di chi ha necessità di essere affiancati da un esperto nella fruizione di un servizio digitale, come la prenotazione di esami clinici online, la consultazione del fascicolo sanitario digitale, pagamenti online, iscrizione a scuola, apertura di una casella di posta elettronica. Inoltre, all’interno dei DigiPASS possono essere create e svolte molte altre attività, visto che gli spazi messi a disposizione dai Comuni dei diversi territori in cui sorgono sono dotati di postazioni di lavoro con computer portatili collegati in rete, accesso wi-fi, sala conferenze a area relax», sottolinea l’assessore. Finanziati con fondi europei, i DigiPASS intendono permettere anche ai cittadini più anziani di sfruttare i vantaggi dell’innovazione digitale, in termini di prenotazione di visite, refertazione a distanza e così via. Al momento il servizio sembra incontrare il consenso della cittadinanza.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato sulle novità tecnologiche

css.php