Fondazione Vodafone e “Cervelli Ribelli” lanciano un nuovo progetto con l’obiettivo di realizzare il primo localizzatore pensato per le persone con autismo.
Un primato mondiale che, attraverso il coinvolgimento di un team di esperti formato da medici, psicologi, educatori, informatici e designer, porterà allo sviluppo di un dispositivo elettronico per ridurre concretamente il rischio di scomparsa delle persone con autismo.
Dalla prima fase di analisi dello scenario che ha evidenziato l’alto livello di diffusione di casi di fuga o allontanamento dei soggetti con autismo, si passa alla seconda parte del progetto incentrata sulla prototipazione del dispositivo che integra le indicazioni e gli studi delle diverse aree di competenza coinvolte.
Prima di tutto la componente clinico-scientifica, che stabilisce un protocollo di ricerca che abbia come obiettivi primari la valutazione degli indici di benessere delle persone che lo utilizzeranno e dell’affidabilità del dispositivo.
In secondo luogo l’area tecnologica: effettua un’analisi sistematica della tecnologia esistente e lo studio di un modello adattabile alle persone con autismo.
E infine, non meno importante l’area di design e usability, impegnata a progettare un wearable device adatto alle persone con autismo attraverso lo studio attento di materiali, colori e aspetti ergonomici basato sulle evidenze cliniche e comportamentali.
A settembre verranno presentati i primi prototipi a cui seguirà una fase di sperimentazione sul campo per perfezionare il prodotto.
Il progetto di Fondazione Vodafone risponde ad un bisogno reale delle persone con autismo e delle loro famiglie offrendo loro uno strumento avanzato per evitare possibili incidenti senza rinunciare a momenti all’aria aperta e a occasioni d’inclusione.
Inoltre, questa tipologia di dispositivo può dare un grande contributo anche nel supporto di persone con altre patologie, come l’Alzheimer.
Comprensibile la soddisfazione espressa da Gianluca Nicoletti, Presidente di Cervelli Ribelli: «Tra le angosce più dolorose che appesantiscono ogni giorno della vita di chi abbia in carico un figlio autistico, prevale l’idea che possa trovarsi solo e perduto in un mondo ostile e irriconoscibile. Siccome conosco per esperienza personale questa preoccupazione, avevo da anni il proposito di contribuire alla realizzazione di un dispositivo elettronico specifico, per compensare la tendenza di perdersi da parte di persone variamente disposte nello spettro autistico, con diversi livelli di autonomia, consapevolezza, capacità cognitive. Finalmente, anche grazie al supporto di Fondazione Vodafone che da subito ha creduto nel progetto, vedo la possibilità concreta di realizzare il primo vero ausilio tecnologico studiato appositamente per dare maggiore sicurezza di movimento e quindi facilitare l’autonomia e l’inclusione sociale delle persone autistiche».