Diagnosi e prognosi facilitate, trattamenti personalizzati, previsione di patologie future sono alcuni degli scenari che Intelligenza Artificiale e Realtà Aumentata stanno aprendo anche in neonatologia. Opportunità che permetteranno di migliorare l’assistenza, non privi, tuttavia, di rischi legati alla possibilità che si verifichino errori. Non perdere di vista la propria responsabilità nella cura e agire in scienza e coscienza resta per il medico l’unica strada per implementare le innovazioni tecnologiche tutelando la sicurezza dei propri assistiti.
L’Intelligenza Artificiale (IA) è pronta a fare il suo ingresso nei reparti in cui ci si prende cura dei neonati? Se lo sono chiesto e ne hanno discusso medici, infermieri ed esperti di tecnologie provenienti da tutta Italia e dall’estero, nell’ambito del convegno “Needs & Skills in Neonatologia. Soddisfare le esigenze adeguando le competenze” da poco conclusosi a Milano.
Data la complessità crescente dell’assistenza neonatale, l’IA con la sua capacità d’analisi di grandi quantità di dati ha il potenziale per diventare un potente strumento a supporto del processo decisionale clinico. Tuttavia, gli esperti concordano anche sulla necessità di focalizzare l’attenzione sui limiti e i rischi legati all’impiego di queste nuove tecnologie.
“Le possibilità di cura e la qualità dell’assistenza che siamo in grado di offrire ai nostri neonati sono in continua crescita, grazie anche alla recente evoluzione tecnologica e digitale”, ha evidenziato Claudio Migliori, Chairman del convegno e Direttore U.O. di Neonatologia presso l’Ospedale San Giuseppe di Milano – MultiMedica, da sempre sensibile all’impiego dell’innovazione al servizio dei più piccoli, tanto da essere stato tra i primi in Italia a offrire ai nati presso la propria struttura un servizio di teleassistenza domiciliare per l’immediato periodo post parto.
“La rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale – ha spiegato Migliori – ci pone di fronte a una sfida che sta investendo tutte le specialità mediche: come affidarci all’IA che ci consente di essere più precisi nelle diagnosi e nelle prognosi, di fornire trattamenti più personalizzati e di prevenire eventuali complicazioni, garantendo al contempo la massima sicurezza dei pazienti? Ad oggi le prospettive più promettenti per l’applicazione dell’IA sono, ad esempio, la possibilità di prevedere esiti come la sepsi, di ottimizzare la ventilazione artificiale, di vedere in anticipo patologie che si svilupperanno in futuro. Ma tutti questi vantaggi non devono farci perdere di vista il nostro ruolo di responsabili del processo di cura”.
Sul fronte della diagnostica, uno degli ambiti in cui l’Intelligenza Artificiale sta avendo maggior impatto è quello dell’imaging, dove la tecnologia può semplificare il lavoro interpretativo del clinico, come nel caso dell’ecografia polmonare autorefertata. “L’ecografia polmonare è già di per sé una novità, dal momento che in passato in questa sede anatomica si prediligeva l’utilizzo della radiografia, a causa dell’aria presente nei polmoni che fa da barriera agli ultrasuoni emessi dall’ecografo”, ha illustrato Giuseppe Limoli, Responsabile Patologia Neonatale, Nido e Cardiologia Pediatrica presso l’Ospedale Maggiore di Lodi. “Oggi abbiamo superato il problema e imparato a eseguire ecografie dei polmoni che, mediante l’interpretazione degli artefatti, ci restituiscono informazioni molto utili, con notevoli benefici specie in neonatologia, data la possibilità di risparmiare radiazioni ionizzanti ai piccoli prematuri. Inoltre, sono allo studio ecografi di nuova generazione, sviluppati appositamente per l’ecografia polmonare artefattuale che, grazie all’IA, saranno in grado di fornire una prima valutazione diagnostica, confrontando le immagini raccolte con migliaia di altre (Data Set) già associate a un referto. L’ultima parola nella conclusione diagnostica dovrà, però, sempre spettare al medico, integrando i dati strumentali alla valutazione clinica globale del paziente”.
Oltre all’Intelligenza Artificiale, anche la cosiddetta Realtà Aumentata rappresenta un ambito di innovazione della pratica clinica molto dinamico: non solo modelli virtuali, utilizzati per imparare tecniche difficilmente riproducibili in vivo, ma anche test dell’emotività degli operatori, che simulano situazioni di stress, e software per la riduzione del tasso di errore medico. “Un esempio lo abbiamo nella cura delle malformazioni congenite della mano dei bimbi”, ha dichiarato Giorgio Pajardi, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia della mano del Gruppo MultiMedica e Professore all’Università degli Studi di Milano. “La microchirurgia ci permette ricostruzioni funzionali e morfologiche prima inaspettate, grazie a strumenti ottici sempre più avanzati. Le stampe in 3D, che consentono di riprodurre le singole malformazioni così diverse tra loro, sono un utilissimo supporto per pianificare al meglio ogni intervento e la successiva riabilitazione, oltre a costituire un prezioso strumento didattico per l’insegnamento delle metodiche operatorie ai nostri allievi”.
Scenari affascinanti che però chiamano in causa un tema delicatissimo: quello della responsabilità del medico, in particolare nei casi in cui ci si avvale dell’Intelligenza Artificiale. Che cosa succede se, a causa di un errato trattamento in cui è coinvolto un sistema di IA, il paziente subisce un danno? il medico può essere ritenuto responsabile? Se sì, in quale misura?
L’Avvocato Marcello Bergonzi Perrone, tra i relatori del convegno, ha risposto ricostruendo il quadro normativo di riferimento: “Occorre valutare tutta una serie di condizioni: il medico era tenuto al controllo del macchinario? Poteva esercitarlo? Si è comportato nel rispetto delle migliori pratiche e delle raccomandazioni espresse dalla comunità scientifica? Il produttore ha compiuto degli errori? L’infermiere? Sono diversi gli aspetti da vagliare per risalire alla fonte del danno arrecato. Attualmente, mancano ancora direttive ad hoc in materia e l’unica normativa di riferimento è l’AI Act, che fornisce indicazioni di carattere generale sull’obbligo di sorveglianza da effettuare sui sistemi di Intelligenza Artificiale. Valgono poi il diritto italiano e quindi il Codice civile e quello penale a seconda dell’ambito di pertinenza. In conclusione, i medici che utilizzano correttamente questi strumenti non devono temere, anche se il moltiplicarsi delle situazioni che possono dar luogo a cause risarcitorie può costituire una fonte se non di preoccupazione di particolare cautela e attenzione”.
Nel corso dell’incontro, quindi, si è potuto definire lo “stato dell’arte” dell’alta tecnologia applicata alla medicina neonatale, pur sapendo che il veloce sviluppo dell’informatica non consente di soffermarsi sul già noto, ma imporrà al mondo sanitario l’aggiornamento rapido e continuo delle metodologie di cura.