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L’utilizzo dei robot collaborativi in sanità

La rapida diffusione della robotica negli ambienti di lavoro e di vita domestica moltiplica le interazioni fra uomo e robot e rende necessario fissare dei vincoli entro i quali sicurezza ed etica siano rispettate.

Il primo aspetto che risulta necessario chiarire in sede normativa è quello della responsabilità: a chi attribuirla, sia in materia di diritto civile che di penale, quando è un robot l’interlocutore?

La rivoluzione Industria 4.0 ha spalancato le porte all’automazione robotizzata nei settori produttivi, amplificando la complessità del sistema ed evidenziando un’infinità di vuoti normativi. Come gestire la convivenza con un cobot (neologismo che indica un collega umanoide) nel posto di lavoro perché non sia critica per la sicurezza dell’uomo?

I robot si sostituiranno all’uomo non solo nello svolgimento di mansioni operative, ma anche nel decision making indipendente per gli aspetti previsti dalla loro progettazione. Come tutelare la sicurezza umana nel campo d’azione degli umanoidi industriali?

Gli interrogativi che scaturiscono dalle riflessioni intorno alle applicazioni industriali della robotica si accumulano senza trovare risposta, perché l’innovazione procede a una velocità incompatibile con quella dei processi di formulazione delle leggi.

Un’etica per i robot

Il secondo aspetto da gestire nel pacchetto regolatorio sulla robotica è quello etico. La Commissione industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo (Itre) ha elaborato nel 2018 una relazione sulla politica industriale europea in materia di robotica e intelligenza artificiale, nella quale indica agli Stati membri la necessità di elaborare un codice etico che aumenti la trasparenza degli algoritmi e definisca le buone pratiche cui le aziende devono attenersi.

Analogamente a quanto sostenuto nella relazione della commissione Itre, che invita a non opporsi al cambiamento con atteggiamenti irrazionali, anche un super esperto di umanoidi come Roberto Cingolani ribadisce che non ha senso temere i robot: «Sono macchine e, come tali, basta spegnerle». Il direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia ha aperto così il suo discorso nel corso dell’evento “Conosciamoci Meglio” organizzato dalla big del farmaceutico Bayer a Milano.

Uno speech appassionante, sviluppato lungo una carrellata di opportunità senza precedenti per l’uomo, una chance che sarà possibile sfruttare in maniera sicura e al massimo del suo valore solo attraverso l’attenta gestione del rischio.

Cingolani dirada le nubi attorno al pericolo che i robot prendano il posto dell’essere umano: «Noi come Istituto italiano di tecnologia pensiamo tecnologie studiate per aiutare l’uomo, non per sostituirlo». Questo supporto vede come campo di applicazione primario la sanità, con la nascita dell’Ospedale 4.0 e la diffusione dei dispositivi medici per la digital health.

L’ascesa della robotica ospedaliera

Secondo le stime di Markets and Markets il mercato della robotica ospedaliera raggiungerà il valore di 16,7 miliardi di dollari entro il 2023.

Una delle sperimentazioni di questo ramo della robotica in Italia nasce proprio da una collaborazione annunciata a gennaio fra IIT, Konica Minolta (con il suo ricco know-how in intelligenza artificiale e robotica) e l’Ospedale casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo.

Ci sarà R1, una delle star di IIT. Alto fino a un metro e 45, peso di 50 chili e mosso da ben 28 motori, R1 è un personal robot umanoide in grado di afferrare oggetti, rispondere a domande, imparare dall’ambiente circostante e interagire con esso. È uno degli umanoidi più completi al mondo, un robot assistivo-riabilitativo che, anche grazie ai costi competitivi, è destinato a un’inarrestabile diffusione.

«L’umanoide R1 è stato creato per essere utilizzato in numerosi contesti, dal settore retail alla sorveglianza, dalla riabilitazione all’assistenza in ambito domestico e ospedaliero», racconta Giorgio Metta, vice direttore scientifico IIT e responsabile del progetto R1. Prosegue Metta: «La collaborazione con Konica Minolta e l’Ospedale casa sollievo della sofferenza rappresenta uno dei passi che IIT sta facendo per trasformare un prototipo di ricerca in un oggetto capace, davvero, di essere di aiuto nella vita quotidiana».

Introdotto in ospedale, il robot apprenderà i comportamenti dei pazienti e del personale sanitario, per poi muoversi in autonomia. Seguirà i degenti all’interno della struttura ospedaliera e ne segnalerà la necessità di assistenza, ad esempio in caso di peggioramento delle condizioni o di caduta accidentale.

Oltre all’interfaccia con il paziente, la robotica ospedaliera può intervenire anche in altri ambiti della gestione clinica, ad esempio ottimizzando il ciclo del farmaco (approvvigionamento, stoccaggio, dispensazione ai reparti e somministrazione al paziente), attualmente eseguito manualmente. I vantaggi sono rappresentati dalla riduzione del rischio di errore (grazie alla completa tracciabilità) e dal contenimento degli sprechi (per l’ottimizzazione delle risorse umane). Nelle applicazioni finora testate, i robot consentono il dimezzamento dei tempi necessari alla preparazione della prescrizione rispetto al processo manuale.

In termini generali, il grande valore aggiunto della robotica ospedaliera sarà quello di scaricare il personale sanitario dalle incombenze procedurali, per liberare tempo da dedicare all’assistenza vera e propria ai pazienti.

La riabilitazione robotica da lesioni neurologiche

Le applicazioni della robotica nel campo riabilitativo vanno dal supporto della fisioterapia al monitoraggio dello stato di salute del paziente, passando per la teleriabilitazione domiciliare.

Uno dei partner di eccellenza di IIT nella riabilitazione robotica di pazienti colpiti da ictus o altre patologie neurologiche è la Fondazione Don Gnocchi. Il joint lab creato dalla Fondazione con il centro di ricerca genovese sfrutterà sofisticati elementi di innovazione tecnologica per massimizzare l’intensità dei trattamenti e creare scenari più coinvolgenti per il paziente e protocolli personalizzati.

Competenze cliniche e biomeccaniche «per raggiungere il risultato più importante di questa sinergia tra due giganti diversi, ma che operano con un obiettivo comune: il miglioramento della qualità di vita dei pazienti», commenta Furio Gramatica, direttore HTA della Fondazione.

R1 è protagonista anche nella riabilitazione, ambito in cui può rappresentare un notevole valore aggiunto per il paziente. Dal punto di vista dell’assistenza, può aiutarlo ad afferrare oggetti, ricordargli farmaci e visite, riconoscere se ha bisogno dell’intervento di un medico, guidarlo nell’esecuzione di esercizi fisici.

Il robot fa anche da interfaccia fra paziente e terapista nel collegamento audio-video, aiutando quest’ultimo nel monitoraggio della riabilitazione.

L’impatto sociale, personale ed economico della malattia, sia per quanto riguarda le cronicità che per gli impairment delle funzioni motorie, vede nella robotica soluzioni multipotenziali estremamente vantaggiose, ormai tecnologicamente trasferite e meritevoli di uno sforzo normativo importante.

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