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Tecnologia al servizio dell’invecchiamento della popolazione

Il crescente invecchiamento della popolazione porta a un aumento di persone con condizioni di salute croniche. L’innalzamento dell’età media, in particolare, ha come conseguenza un aumento nell’incidenza delle patologie croniche in multimorbidità, quali malattie cardiovascolari, patologie croniche respiratorie o diabete, insieme a malattie come la demenza senile.

Il fenomeno, benché particolarmente evidente in Italia, coinvolge tutta l’Europa. Si stima che circa 50 milioni di persone vivono con patologie multiple, condizione che ha inevitabilmente un impatto negativo sulla qualità di vita della persona che ne è affetta e dei suoi familiari.

Adeguatezza dei sistemi sociosanitari

Numerose ricerche dimostrano che gli attuali sistemi sociosanitari formali di cura rischiano di non essere in grado di sostenere dal punto di vista economico l’impatto dei cambiamenti demografici e sociali in atto. Appare quindi necessario procedere a profonde evoluzioni dei modelli di servizio.

Al centro di tale necessità di cambiamento vi è la presa di coscienza del fatto che i pazienti anziani con multimorbidità stanno diventando la norma e non l’eccezione, mentre oggi i sistemi di cura sono fortemente orientati alla presa in carico della singola patologia.

Per gli utenti con più patologie i servizi sono spesso ripetitivi (appuntamenti multipli), inefficienti (possono fornire indicazioni discordanti), frustranti e potenzialmente poco sicuri a causa di una presa in carico non integrata e scoordinata.

In più, tali pazienti possono ricorrere a un maggior numero di medicinali, a volte difficili da ricordare e gestire, e il paziente stesso può incorrere in accidentali combinazioni potenzialmente dannose per la sua salute.

Il primo obiettivo appare quindi creare un sistema integrato di cura al fine di comprendere e gestire al meglio la multimorbidità. Nella pratica questo significa migliorare il processo di cura e assistenza per assicurare la continuità, la coordinazione e la centralità dell’utente in ogni aspetto del percorso.

Tutto deve essere possibile con un’unica visione che includa i vari ambiti sanitari e sociali, e possa anche coprire pienamente il contesto domiciliare. In questo quadro un’ulteriore sfida di estrema importanza è rappresentata dalla necessità di rendere la persona stessa, insieme ai suoi caregiver, in grado di gestire maggiormente in autonomia la propria condizione.

Invecchiamento, una risposta nel digitale

Nel processo di ridefinizione della presa in carico dei pazienti con multimorbidità, l’innovazione tecnologica può assumere un ruolo fondamentale. Ampi settori della società, dal lavoro all’istruzione, stanno già subendo profondi cambiamenti grazie all’uso di nuove tecnologie digitali sempre più pervasive, autonome e interconnesse.

Il progressivo aumento dell’alfabetismo digitale, ovvero quell’insieme di competenze che permettono a una persona di essere in grado di utilizzare con sicurezza ed efficacemente media digitali a fini di lavoro, di apprendimento e durante il tempo libero, permette un accesso sempre più ampio ai vantaggi portati dalle nuove tecnologie a quelle persone che oggi ne sono solitamente escluse, in particolare anziani e persone con disabilità.

In particolare, l’utilizzo di tecnologie digitali a supporto dell’attività di monitoraggio delle condizioni di benessere della persona nei vari ambiti di vita (in primis quello domiciliare) può consentire di individuare segni di allerta precoce, ottimizzare il bisogno di visite specialistiche e ridurre la frequenza delle riospedalizzazioni, accrescendo il senso di sicurezza percepito dalle persone a casa propria, migliorando al contempo la propria qualità di vita.

Le informazioni fornite dall’utilizzo di strumenti tecnologici possono anche aiutare i pazienti con malattie croniche nel prendere decisioni informate rispetto alla convivenza con la loro malattia (patient empowerment) e in generale aiutare ad adottare stili di vita più sani.

Criticità nel processo di digitalizzazione

Allo stato attuale, purtroppo, il processo di digitalizzazione dei percorsi sociosanitari, e in particolare quelli rivolti alla multimorbidità, sebbene promettente in termini di benefici per l’utenza, stenta a diffondersi in maniera capillare nel nostro Paese e all’estero.

La ragione è da rintracciare nella natura stessa della tecnologia: il suo utilizzo è strettamente connesso al tessuto sociale e culturale in cui l’utente si trova a vivere, nonché alle aspettative e caratteristiche degli utenti stessi. Non esiste, pertanto, una tecnologia valida per tutti: per essere veramente efficace e rispondere adeguatamente ai bisogni della popolazione, questa deve essere sviluppata tenendo in considerazione abitudini, scopi e bisogni specifici di un alto numero di potenziali utilizzatori, dalla persona anziana ai suoi familiari, senza escludere ovviamente tutto il personale sociosanitario che dalla tecnologia può ricevere un utile supporto.

Per fare in modo, quindi, che i benefici portati dalla tecnologia si diffondano, consentendo così ai sistemi sociosanitari di innovare a vantaggio della propria utenza, si rende necessaria la presenza di una figura mediatrice tra le esigenze della popolazione e le potenzialità della tecnologia, che sia in grado di comprendere i bisogni specifici di un territorio e dei suoi abitanti e connetterli con le opportunità tecnologiche.

Il sistema ProAct mentre viene utilizzato da una partecipante alla sperimentazione condotta a Bologna

Tecnologia assistiva in favore degli anziani

In questa prospettiva, di recente AIAS Bologna onlus ha creato WeCareMore, un servizio composto da un gruppo multidisciplinare di 8 operatori di AIAS Bologna onlus che fornisce un servizio di consulenza a enti pubblici e privati nell’ambito della digitalizzazione del settore del care.

Il team, di cui fanno parte ingegneri esperti in soluzioni domotiche, informatici, architetti, psicologi, terapisti occupazionali, educatori, economisti e amministratori, ha un’esperienza pluriennale nell’ambito della ricerca e dell’individuazione di ausili e tecnologie per l’autonomia e l’empowerment di persone con difficoltà funzionali e a supporto delle istituzioni interessate al tema della digitalizzazione per il miglioramento della qualità della vita. Il team interviene senza scopo di lucro e si integra con il Team Ausilioteca di AIAS Bologna onlus che gestisce per conto dell’AUSL di Bologna e della Regione Emilia-Romagna il Centro Regionale Ausili e il Centro per l’Adattamento dell’Ambiente Domestico (CAAD) di Bologna.

WeCareMore nasce come esito di un progetto finanziato dalla Commissione Europea, il cui obiettivo era quello di sviluppare una tecnologia assistiva al fine di migliorare il processo di cura rivolto alle persone anziane con più patologie integrando quattro aree principali: domiciliare, ospedaliera, di comunità e le reti di supporto sociale. Tra i partner del progetto, denominato ProAct e coordinato dal Trinity College di Dublino, erano presenti anche due importanti aziende nel panorama europeo e globale: IBM e Philips, assieme a piccole e medie aziende e fornitori di servizi alla persona. Per l’Italia, hanno partecipato come partner AIAS Bologna onlus e ASP Città di Bologna.

Lo scopo del progetto era quello di aiutare le persone con multimorbidità a gestire meglio la propria condizione di salute attraverso l’uso di dispositivi digitali per il rilevamento di informazioni relative allo stato di benessere di una persona (es. pressione, battito cardiaco, peso, glucosio e attività ambientali).

Le informazioni raccolte venivano convogliate in un cloud dedicato e sicuro e rese accessibili per mezzo di un’interfaccia utente semplice ed efficace accessibile via computer, tablet o smartphone.

L’interfaccia, oltre a permettere all’utente di gestire le informazioni sul proprio stato di benessere, consentiva anche a tutti gli attori del sistema curante, inclusi i famigliari, di accedere a informazioni aggiornate per quell’utente – non a scopo clinico/diagnostico – ma per osservare eventuali cambiamenti nello stile di vita e intervenire precocemente con azioni adeguate. Attraverso l’interfaccia era anche possibile attivare semplici e rapidi questionari per integrare le informazioni raccolte attraverso i dispositivi (ad esempio, sulla qualità del sonno o sul benessere percepito) e ricevere consigli e indicazioni per migliorare il proprio stile di vita.

Gli esiti dell’esperienza pilota condotta nella città di Bologna e che ha visto la partecipazione di più di venti potenziali utenti con multimorbidità, è stata estremamente incoraggiante, sia per quanto riguarda l’accettazione del sistema e la percezione della sua utilità sia per l’efficacia del sistema nel rilevare un ampio spettro di indicatori legati alla salute.

Il team di WeCareMore ha l’obiettivo di estendere tale esperienza pilota traducendola in un vero e proprio servizio finalizzato alla promozione dell’innovazione sociale e sanitaria, collegando aspettative degli utenti e degli operatori in un unico modello di intervento basato sulla tecnologia che faciliti l’integrazione tra i diversi attori chiave del sistema curante.

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