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Telemedicina e Pnrr, il cambio di paradigma è dietro l’angolo

Oltre 200mila pazienti assistiti con la telemedicina, l’85% dei medici di base che alimenteranno il Fascicolo Sanitario Elettronico e la digitalizzazione di 280 ospedali entro il 2025. Sono questi alcuni degli obiettivi contenuti nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che, per la digitalizzazione del sistema sanitario, stanzia 2 miliardi e 800 milioni di euro. Dalle televisite alla teleassistenza domiciliare, passando per il telemonitoraggio attraverso sensori e apparecchi personali, la telemedicina e, più in generale, la sanità digitale consentono di fornire una migliore assistenza ai pazienti, anche a distanza, grazie a dati accessibili in sicurezza.

I vantaggi? Riduzione delle liste di attesa, delle disuguaglianze nell’accesso ai servizi, delle ospedalizzazioni, migliore adesione alle terapie e agli screening anticancro e risparmi con ottimizzazione dei costi. Il Fascicolo Sanitario Elettronico, il pilastro della sanità digitale, è lo strumento con cui il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola in maniera sicura ed efficiente con gli operatori sanitari.

La pandemia è stato un acceleratore senza precedenti per la telemedicina ma, per raggiungere risultati concreti per i pazienti, è necessaria una reale interoperabilità dei dati tra pubblico e privato, come evidenziato oggi a Roma nella seconda edizione dell’“Health&BioTech Summit”, promosso da MSD, Deloitte e Intesa Sanpaolo RBM Salute.

“Il PNRR offre una straordinaria opportunità per un vero cambio di paradigma nella gestione del paziente attraverso l’uso delle nuove tecnologie”, afferma il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa, intervenuto all’evento. “Ma in questo caso, le risorse da sole non bastano, è necessario un nuovo modo di concepire l’ecosistema digitale e per fare questo bisogna poter contare su un sistema che consenta l’interoperabilità dei dati senza il quale non sarà possibile ottenere i risultati che auspichiamo”. 

All’“Health&BioTech Summit” partecipano rappresentanti istituzionali, del mondo accademico-scientifico e delle aziende, per stimolare il dibattito sul valore della trasformazione digitale in sanità attraverso le opportunità derivate dal PNRR, per la creazione e l’utilizzo di algoritmi per i programmi di Real Word Evidence, volti al miglioramento dell’aderenza terapeutica e alla personalizzazione della cura.

L’“Health&BioTech Summit” include anche la seconda edizione dell’“Health&Biotech Accelerator program”, coordinato da Deloitte Officine Innovazione, che vede oggi la presentazione e premiazione delle 6 startup vincitrici del programma. Hanno partecipato oltre 1.000 realtà provenienti da 40 Paesi. Il progetto, sostenuto da 20 partner tecnico/scientifici, ha tra i suoi major partner MSD Italia e Intesa San Paolo RBM Salute, che già nella passata edizione avevano dato il principale contributo.

L’Health&BioTech Accelerator è una eccellenza italiana che mostra come il paradigma dell’Open Innovation sia quello vincente: solo con una stretta sinergia tra tutti gli attori dell’innovazione possiamo accelerare e stare al passo sulle grandi frontiere di trasformazione che stanno coinvolgendo sempre più settori industriali, tra cui anche quello della salute e delle biotecnologie, settori prioritari per il nostro Paese”, commenta Francesco Iervolino, Partner Deloitte Officine Innovazione e Life Sciences & Health Care Innovation Leader Deloitte Central Mediterranean. “Si tratta di un contesto che sta evolvendo in fretta e che avrà impatti significativi sui prodotti e servizi che le imprese potranno offrire ai consumatori. L’abbiamo già visto negli ultimi due anni, in cui la pandemia ha spinto la digitalizzazione di prodotti e servizi sanitari, ma ha anche messo in evidenza le straordinarie potenzialità delle biotecnologie quando investimenti e collaborazione convergono”.

La digitalizzazione contribuisce a rendere il sistema sanitario più efficiente e sostenibile, favorendo anche il passaggio dall’attuale modello a silos a uno basato sulla connessione delle cure. La telemedicina e, più in generale, l’e-health vantano una robusta cornice normativa.

“Il progresso digitale e tecnologico può avere un impatto fondamentale per l’innovazione di tutto il sistema di gestione delle persone e dei loro bisogni e percorsi di cura, e proprio con l’obiettivo di sviluppare maggiormente i prodotti e servizi digitali di Intesa Sanpaolo RBM Salute è nata InSalute Servizi, con cui vogliamo contribuire a dare un’ulteriore spinta a questa trasformazione in corso, evolvendo l’offerta e le modalità di partnership con strutture convenzionate”, dichiara Massimo Tessitore, AD e DG di InSalute Servizi, Gruppo Intesa Sanpaolo.

Negli ultimi otto anni sono stati approvati almeno dieci provvedimenti nazionali sulla sanità digitale, più di uno all’anno. Il più recente (decreto legge 27 gennaio 2022 n. 4) delinea il ruolo di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) per la sanità digitale. La Piattaforma nazionale di telemedicina, la cui gestione è affidata proprio ad Agenas, è stata progettata con un’architettura di alto livello con caratteristiche di interoperabilità in modo da favorire, nelle sue applicazioni locali, la promozione e l’adozione su larga scala di soluzioni di telemedicina. La strategia nazionale nell’ambito del PNRR mira infatti a promuovere e finanziare lo sviluppo di una piattaforma nazionale di telemedicina e la diffusione di nuovi progetti e soluzioni all’interno dei sistemi sanitari regionali.

Nella fase pre pandemica gli strumenti di sanità digitale erano poco diffusi. Tra il 2014 e il 2017, secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, si sono rilevate circa 350 esperienze sporadiche di telemedicina e solo un cittadino su 10 utilizzava il Fascicolo Sanitario Elettronico. Nel 2019 il Ministero della Salute ha avviato una ricognizione sulle esperienze regionali di telemedicina. Dalla mappatura è emerso che nel 2018 erano attivi 282 progetti, con una grande eterogeneità nella distribuzione tra le Regioni. Durante la pandemia le iniziative di telemedicina sono aumentate in modo esponenziale.

Il settore privato nel corso degli ultimi anni ha dato dimostrazione di una straordinaria prontezza di reazione alla difficile situazione pandemica, non solo attraverso la scoperta e la distribuzione su scala planetaria di farmaci e vaccini efficaci contro il COVID-19, ma anche attraverso l’implementazione di soluzioni di telemedicina che hanno avvicinato il paziente alla cura di cui aveva bisogno.

Un impegno che emerge anche dalle parole di Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia: “Da marzo 2020, le aziende farmaceutiche hanno attivato ben 247 iniziative di telemedicina che hanno apportato importanti benefici per le persone affette da patologie croniche che hanno potuto continuare a seguire i propri percorsi di cura senza spostarsi dal proprio domicilio. Nel corso della pandemia, in diverse Regioni italiane sono stati perfezionati algoritmi capaci di favorire l’aderenza alle terapie da parte dei pazienti e che hanno permesso ai medici di controllare e monitorare in tempo reale lo stato di salute dei pazienti. MSD intende continuare a supportare questi progetti al fine di superare, proprio grazie alle tecnologie digitali, le difficoltà che la pandemia ha causato all’assistenza in presenza dei pazienti, favorendo, pertanto, una ripresa ‘accelerata’ anche della buona salute”.

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