Dietro l’indiscutibile immagine di smartwatch all’avanguardia, grazie anche all’integrazione di funzionalità ancora difficili da ritrovare altrove, nell’ambiente medico la vera sfida Apple Watch è al momento più nascosta, con l’obiettivo arrivare al rango di vero e proprio dispositivo di uso comune.
In un settore dalle enormi potenzialità, mentre la quasi totalità dei rivali è ancora alle prese con le certificazioni, Apple è già a un livello superiore, quello delle collaborazioni con i più importanti centri di ricerca, dove cercare spazio per affermarsi quale riferimento standard.
Il traguardo più recente, essere diventato protagonista della collaborazione avviata tra la Yale University-Mayo Clinic Center of Excellence in Regulatory Science and Innovation e Biofourmis, con l’obiettivo di sfruttare meglio la collaborazione diretta dei pazienti nella messa a punto di cure per la prevenzione di problemi legati a insufficienza cardiaca.
Il paziente al centro dei dati
Il progetto parte dallo studio per sessanta giorni dei dati relativi alla vita quotidiana di un paziente, elaborati dalla piattaforma BiovitalsHF della società di Singapore. Un sistema in grado di raccogliere una serie di dati riferiti al paziente ed elaborarli applicando principi di machine learning.
Qua entra in gioco Watch. Al fianco del sensore Everion (un bracciale smart privo di pulsanti), la raccolta dati è affidata proprio allo smartwatch Apple. L’insieme dei due strumenti permetterà al software di analizzare dozzine di marcatori fisiologici dai quali ricavare preziose indicazioni su eventuali del cuore nel mantenere la circolazione e livelli salutari.
Aspetto fondamentale, con netto anticipo rispetto al rischio reale. In particolare, la funzione ECG di Apple Watch Series 4 sarà grado di trasmettere un flusso di informazioni continuo su alcuni biomarcatori legati soprattutto all’attività fisica.
Diversi i vantaggi sottolineati dai ricercatori. Prima di tutto, la possibilità di un monitoraggio costante senza interferire con la normale attività del paziente. Inoltre, l’impiego di un dispositivo consumer allarga il bacino di utenza, estendono il raggio d’azione della prevenzione. Infine, proprio per la natura consumer di Apple Watch, così come di qualsiasi altro modello certificato in futuro, permettere ai diretti interessati un accesso diretto alle informazioni, oltre a una maggiore familiarità con lo strumento.
Passo avanti verso cure personalizzate
Completato da un’app a disposizione del paziente per realizzare una sorta di cartella elettronica completa delle proprie sensazioni, e utile al medico per verificare l’allineamento con le indicazioni fornite, dallo studio sono attese indicazioni importanti per la messa a punto di medicinali più efficaci, con ripercussioni positive sul tasso di mortalità e sui ricoveri ospedalieri.
Inoltre, un altro importante passo in avanti verso l’obiettivo di cure personalizzate, dove non si ragiona per riferimenti standard, ma si arriva a calcolare il giusto dosaggio dei medicinali più adatti, pensati per il singolo paziente, nel momento esatto in cui ne possa trarre beneficio.
Facile quindi a questo punto intuire le dimensioni della sfida e del relativo mercato. Dove Apple ancora una volta è riuscita a rivelarsi pioniere, facile prevedere un rapido allargamento dei pretendenti, a vantaggio anche dell’evoluzione degli smartwatch e della relativa accessibilità