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Da PNT, perfetta combinazione tra Engineering e Almaviva, nasce la telemedicina Made in Italy

La sfida per la telemedicina è al momento una tra le più importanti sul fronte della digitalizzazione in Italia, anche perché può contribuire a migliorare la qualità di vita della popolazione. A differenza di quanto si possa credere se non si rientra tra gli addetti ai lavori, molto più vicina di quanto si possa pensare. Risultato di una gara indetta da AGENAS a inizio anno per la Progettazione, realizzazione e gestione della Piattaforma Nazionale di Telemedicina, Engineering e Almaviva hanno infatti prontamente dato vita a un Raggruppamento temporaneo di imprese con la prima nelle vesti di mandataria, la cui parte operativa è PNT Italia, per il 60% di proprietà di Engineering.

Una realtà subito pronta a passare all’opera, anche perché il progetto è legato al PNRR e di conseguenza i tempi sono ben definiti. «Il progetto ha sicuramente un valore economico importante, parliamo di 250 milioni di euro – precisa Giuseppe Sajeva, direttore tecnico di PNT -. Il nostro obiettivo sarà però il raggiungimento di un utile anche etico: fare cioè gli interessi dell’azienda ma, ancora di più, qualcosa di utile per il Paese».

Affrontata ancora prevalentemente a livello discorsivo o in circostanze limitate, la telemedicina, in particolare per quanto riguarda consulto o monitoraggio dei pazienti, è una tecnologia già matura, pronta a diventare la regola, con un impatto positivo su diversi fronti. «Non c’è dubbio che il Covid-19 ha accelerato l’impiego della Telemedicina, ma manca ancora una visione nazionale. Il nostro compito sarà creare qualcosa di nuovo e personalmente lo considero una fortuna. Sicuramente, sarà più agevole di dover trasformare qualcosa che già esiste in migliaia di versioni».

La sfida che può cambiare la Sanità

Un vantaggio sicuramente importante. Forse però, uno dei pochi nella grande sfida che attende Engineering e Almaviva. La piattaforma da realizzare sarà all’insegna della massima uniformità. Dovrà cioè garantire accesso e procedure uguali per tutti i pazienti e i sanitari. Alle sue spalle però, sarà necessario integrarsi con una quantità di sistemi locali difficile anche solo da stimare.

Il potenziale del progetto tuttavia, è al di sopra di ogni difficoltà. «Uno dei compiti del sistema di governo e monitoraggio dei pazienti sarà assicurarne l’erogazione in modo uniforme e naturalmente affidabile. Dal nostro punto di vista però, ancora più interessante sarà la quantità di dati raccolti grazie ai quali definire nuovi modelli di cura. Mettere a punto indicazioni affinché l’applicazione della telemedicina sia uguale in tutta Italia».

Una premessa necessaria per superare uno dei maggiori problemi storici della Sanità nazionale. Procedure standard significa infatti permettere a un paziente di essere seguito e curato in qualsiasi regione. Una volta preso in carico dal sistema, l’assistito potrà rivolgersi allo specialista preferito, o semplicemente disponibile, senza dover ripercorrere l’intero percorso.

Indicare la via dell’uniformità in un settore dove negli ultimi decenni si è percorsa esattamente la direzione opposta, può apparire una sfida al di sopra di ogni possibilità. Un ottimo punto di partenza è la piena consapevolezza di questa situazione. « L’obiettivo è mettere a punto delle best practice, definire dei KPI tali per cui dove non vengono rispettati si possa essere stimolati a migliorare. Nell’interesse dalla struttura stessa, ma anche del paziente».

La cura ideale per la Sanità in Italia

Tra gli obiettivi più ambiziosi, anche ridurre quella brutta necessità italiana dei cosiddetti “Viaggi della speranza”, arrivando ancora oltre: essere assistiti da casa con garanzie allo stesso livello di quanto si possa trovare in un ospedale o un ambulatorio a centinaia di chilometri di distanza.

Al quale aggiungere effetti secondari certamente non meno importanti, a maggior ragione quando il tema centrale è la salute. «Se non devo più attraversare l’Italia anche solo per un semplice consulto, l’impatto può essere considerevole anche in termini di CO2. Al costo degli spostamenti e del servizio, possiamo considerare anche questi aspetti come ulteriore vantaggio a lungo termine».

Secondo le indicazioni Comunitarie contenute anche nel PNRR, la casa deve diventare il primo luogo di cura. La tecnologia oggi può sicuramente assicurare un servizio di alto livello, bisogna solo mettere in moto la macchina ed è esattamente quanto Engineering e Alamaviva stanno già facendo attraverso PNT. Il contratto ha infatti una durata di dieci anni. La prima scadenza però è iniziare a mettere in funzione la piattaforma già entro la fine dell’anno, per arrivare a rispettare l’obiettivo di duecentomila persone in assistenza entro il 2025

«Può sembrare in effetti una sfida ambiziosa, anche se in un Paese con età media molto avanzata e di conseguenza un numero elevato di interventi, non credo sarà un risultato difficile. ».

Una visione forse diversa, ma certamente più realistica delle esigenze della Sanità. Più dei numeri in assoluto, conta essere in grado di gestire i picchi. Una buona parte di questi eventi saranno prevalentemente una questione tecnica, perché gestiti in automatico. Si parla nello specifico, per esempio, di misurazioni dei parametri vitali a seguito di problemi cardiaci o situazioni di rischio respiratorio. Un’altra però, richiederà un intervento umano e questo apre un altro fronte importante.

Un nuovo mondo professionale

«Il paziente, molto spesso un anziano, ha in genere intorno a sé una rete di assistenza familiare o domestica, attraverso un Caregiver. L’idoneità per l’uso degli strumenti tecnologici di base della telemedicina dovrà tenere in considerazione anche questo, così come la possibilità di istruire adeguatamente le persone. Tenendo comunque presente, dove possibile, come in realtà la condizione migliore per un paziente sia evitare un ricovero, mantenendo tutte le garanzie del caso».

In pratica, lo scopo principale della telemedicina è ora finalmente pronto a diventare realtà. Contrariamente a quanto qualcuno possa temere, con un impatto positivo anche sull’occupazione. Proprio la necessità di assistenza a domicilio contribuirà ad allargare la portata di mestieri come infermieri e OSS, presumibilmente incaricati di seguire il paziente in remoto. Un piccolo sforzo di aggiornamento professionale aprirà loro le porte di nuove opportunità e la domanda di figure specializzate.

In loro soccorso, come anche per il personale medico, non sarà un cambiamento traumatico. «Il personale continuerà a usare tranquillamente il proprio sistema, anche quando si parlerà di televisita. Sarà il sistema nazionale a doversi interfacciare con le singole applicazioni regionali enon sarà necessario imparare una nuova procedura ».

A ulteriore vantaggio, un effetto collaterale meno scontato ma altrettanto interessante. La minore necessità di visite e ricoveri in ospedali e ambulatori, si tradurrà in disponibilità di spazi e qualità dell’assistenza diretta. Tra le possibili conseguenze, iniziare a rimediare a quella mancanza spesso cronica di letti per i casi da trattare internamente.

Grazie al contributo di nuove tecnologie come per esempio il 5G, una risposta anche al problema di fornire la dovuta assistenza nelle località più remote. Un altro tassello di una strategia potenzialmente in grado di rivoluzionare la Sanità in Italia. Con indicazioni e scadenze precise, tali da non potersi permette di lasciarsi sfuggire anche questa occasione, ma anche solo di esitare.

«L’obiettivo di gestire centinaia di migliaia di eventi nel 2024 sarà l’inizio– conclude Giuseppe Sajeva -. Utile anche per capire cosa funziona bene e dove sarà invece necessario apportare delle modifiche. Il vero traguardo, per PNT, sarà garantire entro il 2025 a chi vorrà fare telemedicina di poterlo scegliere liberamente».

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