Woebot non intende sostituire uno psicologo o uno psicoterapeuta, però vuole dare un aiuto concreto in casi particolari come attacchi d’ansia o momenti di particolare depressione.
È il principio in base al quale è stato sviluppato Woebot, un chatbot che attraverso conversazioni su Facebook Messenger può fornire una forma di terapia cognitivo-comportamentale (o CBT, da Cognitive Behavioural Therapy), grazie anche a funzioni di machine learning.
Woebot è il frutto di diversi anni di studio sia sul tema dei chatbot sia sulla possibilità di digitalizzare alcune forme di terapia: i due campi si sovrappongono quando le terapie si concretizzano in conversazioni. È il caso appunto della CBT secondo Alison Darcy, ideatrice del chatbot e ora CEO della startup che ne sta portando avanti lo sviluppo e che offre Woebot come servizio in abbonamento.
Attraverso le conversazioni che porta avanti con i suoi “pazienti”, Woebot impara i tratti del loro carattere e parallelamente cerca di dare consigli utili su come gestire le emozioni negative. Si tratta di un approccio puntuale e mirato su situazioni specifiche, in cui si parte da un problema e chattando si cerca di definirne le possibili soluzioni.
I test pratici, tra l’altro controllati anche da ricercatori della Stanford University School of Medicine, indicano che l’approccio effettivamente funziona.
Naturalmente Woebot non può sostituire un terapista umano perché gli manca la componente emotiva delle interazioni. Questo significa che non può sviluppare un rapporto emotivo con il paziente e nemmeno comprendere realmente la parte emotiva dei suoi eventuali problemi relazionali. Cosa che, si sottolinea, lo stesso Woebot evidenzia chiaramente senza cercare di simulare sentimenti che non ha.
D’altro canto Woebot ha molti vantaggi dal punto di vista del paziente. Soprattutto è sempre reperibile in qualsiasi momento, quindi può intervenire quando il suo trattamento è più richiesto, ad esempio proprio quando il paziente ha un attacco d’ansia magari in piena notta e non può certo cercare un terapista umano.
Woebot “vive” in Facebook Messenger perché questo è il mezzo con cui moltissime persone si tengono in contatto ed è quindi il canale più comodo per interagire anche con il chatbot. L’idea però è anche quella di sviluppare app native per dispositivi iOS e Android, destinate a chi non ama usare i social network.
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