Home Mercato La generazione dei medici millennial cambierà il rapporto con il paziente

La generazione dei medici millennial cambierà il rapporto con il paziente

Sanofi ha presentato a Milano un’indagine sviluppata da Havas Life con Ipsos sui medici millennial e sulla loro visione del futuro del mondo della salute, condotta per identificare attitudini e comportamenti che possano avere un impatto sullo sviluppo della medicina del futuro.

La ricerca quantitativa ha coinvolto un campione di 152 medici con età media di 31 anni, di cui 61% specializzandi e il resto specializzati. A questa si è affiancata una ricerca qualitativa, su 15 medici.

Introducendo la presentazione dei risultati, Laura Bruno, responsabile delle risorse umane di Sanofi, rivela che oggi ci sono 14 medici millennial in Sanofi: «sappiamo che i millennial hanno dinamiche lavorative diverse da quelle di altre generazioni e un set valoriale differente: relazioni, equilibrio vita-lavoro, attenzione alla salute. E le statistiche ci dicono che entro il 2020 avremo il 50% di millennial nelle aziende».

Il Millennial vive costantemente «in beta»

Carola Salvato di Havas Life, che ha curato la ricerca italiana, spiega che essere millennial non è solo una condizione anagrafica, ma anche vivere in costante rapporto con la tecnologia: «Il millennial non usa il digitale, è digitale. Un mondo di infinito potenziale li guida e li fa rapportare in modo diverso con un ecosistema, e il loro è in una fase di beta costante».

Carola Salvato, Ceo di Havas Life

Ancora, «il medico millennial è un millennial che è medico. Non si tratta di fare un giro di parole: semplicemente lui si comporta come fanno gli altri, i suoi pazienti. Per i medici millennial non conta l’oggi, ma il qui e adesso».

Nel quadro rappresentativo dei medici millennial emergono due nuovi interessanti concetti in proiezione futura: i pazienti visti come personas, come accade nel digital marketing, e la costruzione da parte del medico di un health journey del paziente. Ne sentiremo parlare sempre di più in futuro.

Per 8 medici su 10 la tecnologia cambierà la professione

Simone Telloni, di Havas Life e Simone Neri di Ipsos, hanno estrapolato i dati più rilevanti della ricerca. I medici millennial hanno avuto la prima esperienza internet a 12 anni e il primo cellulare che hanno avuto è stato uno smartphone.

Il 93% di loro ha almeno un profilo social attivo: l’82% è su Facebook, il 41% su instagram, il 37% su Linkedin.

L’81% si dice convinto che la tecnologia ha la capacità di cambiare definitivamente la professione medica. Maggiore accesso a dati scientifici, per l’aggiornamento, e la creazione di team multidisciplinari saranno gli effetti maggiori.

Ma, anche, si aspettano che l’intelligenza artificiale faccia fare un salto quantico alla diagnosi e vogliono che si possa instaurare una connessione con il paziente per monitorare i parametri clinici.

Sono convinti che l’analisi genetica migliorerà il trattamento del paziente e gli algoritmi della medicina personalizzata saranno al centro del trattamento del futuro.

Sanno che le informazioni si moltiplicano, per cui sono consapevoli che conta il corretto trattamento dei dati.

Ricerche americane hanno calcolato che un paziente impiega 13 secondi, uscito dallo studio medico per verificare su Internet se l’informazione avuta dal medico è riscontrabile. Non a caso si parla di dottor Google, come del principale antagonista della classe medica.

I medici millennial sono consapevoli che anche i pazienti sono millennial e che hanno meccanismi comportamentali simili ai loro.

Ma per un millennial su due il rapporto medico-paziente in futuro migliorerà.

Il 63% pensa anche di avere un ruolo centrale nel tentativo di riduzione degli accessi ospedalieri, facendo più prevenzione, con più farmaci generici e biosimilari.

Tre profili di medici millennial

A suggello della ricerca, Havas Life e Ipsos hanno sintetizzato tre profili di medici millennial: ambiziosi, meticolosi, appassionati.

Ambizioso, meticoloso, appassionato: una tassonomia già presente nell’immaginario collettivo per rappresentare il medico, già radicata nella narrativa video con varie accezioni. Basti pensare, per il primo profilo, l’ambizioso, alle dinamiche lungamente rappresentate nella serie tv Grey’s Anatomy, al Dottor House di Hugh Laurie per il profilo meticoloso, e al Patch Adams incarnato da Robin Williams per il medico appassionato.

Gli appassionati vedono il lavoro medico come missione, sono perlopiù donne e lavorano al centro sud.

I meticolosi pensano costantemente al paziente, ma sono più riflessivi, concreti e sono alla ricerca di conferme scientifiche.

Gli ambiziosi vogliono far il bene del paziente, non vogliono sbagliare, ma hanno il mito della carriera.

Parola ai medici millennial

A margine della presentazione della ricerca abbiamo raccolto le testimonianze di alcuni medici millennial presenti.

Per Alberto Maraolo, medico infettivologo alla Federico II di Napoli, conta molto l’aspetto formativo. La tecnologia aiuta a diffondere più informazioni: sta al medico filtrarle, con la consapevolezza che anche il paziente vi accede. Per contrastare il “dottor Google”, insomma la bravura del medico millennial è e sarà quella di far capire che il medico è colui che interpreta correttamente le informazioni e individua la best practice.

Fabrizio Gervasoni, medico chirurgo fisiatra presso l’ospedale Sacco di Milano, sottolinea il supporto della tecnologia nella relazione medico paziente, così come Enrico Finale, ostetrico a Verbania, rinforza la relazione fra docente e discente. Per Luca Gordini, chirurgo a Cagliari, la tecnologia conta per l’apporto che dà dove c’è la necessità. Oggi alla chirurgia si chiede sempre di più, si spinge sulla non invasività, ma contemporaneamente i budget scendono. Rispondere alle richieste dei pazienti, quindi, è il compito della tecnologia.

Nella squadra di medici millennial che Sanofi ha arruolato, Antonella Taglia si dice fiduciosa di poter migliorare la qualità della vita dei pazienti e di realizzare terapie per le malattie rare; Sara Ciampino punta a far leva sulla tecnologia per la formazione e comunicazione al paziente; Giorgio Ferrari sottolinea il valore della medicina di precisione con i big data; Linda Landini è una convinta assertrice della necessità di procedere all’educazione alla salute e a diffondere gli screening; Giovanni Parisi vede un aiuto grande dalle tecnologie mobile; mentre Lucia Notarianni spinge a calcolare il grande valore dell’ingegneria tessutale.

Paolo Pellegrino, infine, osserva come oggi la medicina produca tanti dati, e se si pensa ai libri su cui i medici hanno studiato se ne deduce che sono superati. Il lavoro in team, in multitasking, sui nuovi dati, consente di raggiungere un grande obiettivo: fare sanità riducendo i costi della salute.

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