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Diabete sempre più sotto controllo digitale

Abbott e Novo Nordisk hanno recentemente siglato un accordo per una partnership che integrerà i dati sulla dose di insulina dalle penne pre-riempite e resistenti di Novo Nordisk direttamente negli strumenti di salute digitale compatibili con il glucometro FreeStyle Libre, con l’obiettivo di semplificare la gestione del diabete collegando tecnologie chiave, cioè il monitoraggio del glucosio e i misuratori.

Avere sott’occhio i valori di glucosio è un indubbio vantaggio sia per i medici che per i pazienti: entrambi i soggetti potranno prendere decisioni più facilmente e precisamente in merito alla terapia. «La mancanza di informazioni affidabili è causa di enorme frustrazione per molte persone affette da diabete e dai loro medici», ha commentato Anders Dyhr Toft, vicepresidente di Novo Nordisk.

«Assieme a partner come Abbott, le nostre penne collegate offriranno agli operatori sanitari una migliore comprensione della gestione individuale del diabete del paziente e possono aiutare le persone con diabete a sentirsi più sicure nel loro trattamento». Insomma, una notizia positiva che non ha niente a che fare con la straordinarietà delle grandi operazioni di finanza. Ma che, naturalmente, ha anche una motivazione di carattere economico.

Diabete e produzione di insulina

Con circa 43.200 dipendenti, Novo Nordisk si colloca tra i grandi gruppi della farmaceutica europea. La multinazionale danese, infatti possiede filiali o uffici in 80 Paesi del mondo, Italia compresa. È specializzata nella cura del diabete, dell’emofilia, dei disturbi della crescita (in particolare delle cure sostitutive dell’ormone collegato). Forse non tutti sanno che il gruppo danese produce in pratica la metà dell’insulina che si consuma nel mondo (il 49%). Non sorprende, quindi, che Novo Nordisk abbia conquistato una quota di mercato del 25% nella collegata cura del diabete.

L’azienda nel suo attuale assetto è piuttosto recente: è nata nel 1989 con la fusione di due società danesi con 70 anni di storia, Novo e Nordisk. Quest’ultima, a sua volta, è stata fondata nel 1923 come laboratorio per la produzione di insulina a opera di August & Marie Krogh, Hans Christian Hagedorn e August Kongsted. Novo è nata due anni dopo, da una iniziativa di ex dipendenti di Nordisk, i fratelli Pedersen, e con gli stessi obiettivi. Probabile che la concorrenza da parte di due ex dipendenti non sia piaciuta a Nordisk.

Ma fatto sta che Novo ha avuto successo e nel 1981 si è quotata alla Borsa di New York. Nel 1981 Novo produceva il 33% dell’insulina mondiale (secondo produttore dopo Eli Lilly), mentre il terzo produttore mondiale era Nordisk, che però aveva il 60% del mercato di quella europea e oltre il 50% degli enzimi industriali nel mondo. Nel 1989, oltre mezzo secolo dopo la fondazione e spente le ansie da competizione, le due società si sono unite per creare Novo Nordisk.

Al momento non ci sono indizi che Novo Nordisk possa partecipare a qualche grande operazione finanziaria. Il programma prevede, invece, la crescita con il suo nuovo prodotto semaglutidico orale, che sarà presentato per l’approvazione della Fda a breve: si tratta di una nuova compressa GLP-1 da assumere una volta al giorno e indicata per le persone con diabete di tipo 2. Un fronte aperto è, invece, quello del mercato americano che soffre la politica del governo degli Stati Uniti in ambito farmaceutico. Ma su questo disturbo le aziende del pharma non hanno cure possibili.

L’effetto valuta e l’impatto delle politiche Usa

Novo Nordisk ha sede in Danimarca. Il Paese, 20 anni fa, si è espresso per l’adesione all’Unione europea, ma non all’euro. Questa scelta comporta il fatto che il bilancio dell’azienda sia espresso in corone danesi. Ma visto che la maggior parte del business si svolge al di fuori della Danimarca, i conti risentono delle fluttuazioni valutarie della corona. Questo spiega perché il bilancio 2018 di Novo Nordisk sia in chiaroscuro. In sostanza, l’azienda ha visto i suoi risultati migliorare se misurati in corone danesi (+4,6%), ma l’apprezzamento della valuta locale ha depresso il risultato finale se misurato in euro o dollari (-4,5%). L’azienda, comunque, può dirsi soddisfatta di essere riuscita a conquistare quote di mercato nella cura del diabete grazie ad alcuni dei suoi nuovi prodotti. Lo scorso anno, in ogni caso, nel quarto trimestre Novo Nordisk ha registrato un fatturato di 29.732 miliardi di corone danesi, pari a circa 4 miliardi di euro, con un aumento del 6,22% rispetto al quarto trimestre del 2017. Nello stesso periodo la società ha anche registrato un utile operativo di 10.783 miliardi di corone (1,4 miliardi di euro), in miglioramento rispetto a un anno fa, con un utile netto di 8,5 miliardi di corone (1,1 miliardi di euro), in un aumento del 3%. Se si considerano però tutti i 12 mesi, le vendite sono state pari a oltre 11 miliardi di corone (circa 15 miliardi di euro) con un utile netto superiore ai 5,1 miliardi se misurati in euro. Ma qualche nuvola si addensa. Per il 2019 la società farmaceutica prevede un aumento del fatturato tra il 2 e il 5%, ma anche una perdita di circa 2,4 miliardi di corone danesi. Un risultato negativo che, secondo l’azienda, sarà causato principalmente dall’impatto con lo sfavorevole cambio del dollaro e dalle nuove politiche della Casa Bianca che riguardano il servizio sanitario americano.

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