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Il futuro delle innovazioni nel settore sanitario

La pandemia di Covid-19 ha rappresentato uno shock per il settore sanitario ma non una sorpresa. Per anni organismi di tutto il mondo hanno messo in guardia dal rischio di una nuova malattia che avrebbe potuto spazzare via milioni di vite e far crollare l’economia globale.

“Eravamo certi che qualcosa del genere sarebbe potuto accadere, ma non sapevamo quando”, ha detto Tom Cheesewright, cosiddetto futurologo, al centro della scena anglosassone, che per conto di Sony ha elaborato una riflessione e alcune previsioni.

Tom Cheesewright

Forse la lezione più importante che abbiamo tratto da questo evento, secondo Cheesewright, è che occorre essere pronti.

Sebbene la minaccia del Covid-19 sia ancora presente e in futuro potrebbero verificarsi pandemie simili, queste non sono le uniche sfide all’orizzonte per il settore sanitario.

Se si guarda oltre la situazione attuale per cercare di individuare altri potenziali problemi e tendenze, possiamo iniziare a definire quali saranno le sfide future e a trovare una risposta.

Ci aspetta un secolo di cambiamenti

Il resto del 21° secolo, secondo Cheesewright, si prospetta particolarmente impegnativo per il settore sanitario. È già possibile prevedere le problematiche derivanti dai cambiamenti climatici, dall’invecchiamento della popolazione e da altri fattori.

Clima

Il clima in rapido cambiamento crea rischi estremamente significativi dal punto di vista sanitario. Dagli incendi boschivi, come quelli che hanno recentemente interessato la California o l’Australia, e il loro impatto sulle malattie respiratorie, al rischio di inondazioni e siccità in altre aree. È probabile che la produzione alimentare subisca una battuta d’arresto ed è già in corso la migrazione forzata dalle zone che subiscono maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici.

Da questo punto di vista, l’impatto maggiore sul settore sanitario è l’incertezza. L’instabilità e l’imprevedibilità del clima possono avere ripercussioni estremamente eterogenee sulla popolazione, anche nelle zone climatiche attualmente temperate dell’Europa. La valutazione dell’impatto dei cambiamenti climatici è il primo di numerosi segnali che indicano che il settore sanitario dovrà mostrare un elevato grado di adattabilità a una situazione in rapida evoluzione.

Invecchiamento

Come dimostra la più recente ricerca della University of Washington, la popolazione globale sta invecchiando più rapidamente di quanto ci si aspettasse. Il fatto che il picco della popolazione sarà più basso e si verificherà prima di quanto previsto in precedenza è per molti aspetti positivo. Ridurrà infatti la pressione sul pianeta e sarà accompagnato da maggiori libertà per le donne di tutto il mondo che, se ne avranno la possibilità, sceglieranno l’istruzione e la carriera al posto di una famiglia numerosa. Ma creerà anche una sfida notevole.

L’Italia si caratterizza per avere una popolazione mediamente molto longeva (81 anni gli uomini e 85 le donne) e con una quota di over 65 tra le più alte al mondo: nel 2018 erano 13,6 milioni (22,8% del totale), in aumento dell’11% dal 2012. Sono previsti in crescita ininterrotta fino al 2047, quando saranno quasi 20 milioni (34%).

Nel 2018 l’indice di vecchiaia ha raggiunto il suo massimo storico di 173,1: ogni 100 giovani ci sono dunque 173 anziani; erano 130 nel 2000 e 58 nel 1980. L’indice di dipendenza degli anziani – ovvero il numero di persone in età post-pensionamento per ogni migliaio di persone in età lavorativa – ha raggiunto il 35,7%, ciò significa che in Italia ogni 3 persone attive ve n’é 1 over 65. Si tratta del valore più elevato in Europa (31%) e il secondo al mondo dopo il Giappone (46%). Allo stesso tempo uno studio dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) della University of Washington prevede un crollo della popolazione italiana nel 2100 a circa 30 milioni di persone.

Questo non solo rappresenta potenzialmente un enorme fardello per il sistema sanitario, ma pone anche grandi sfide in termini di finanziamenti.

Globalizzazione

Viviamo in una realtà sempre più interconnessa. Prodotti e persone, servizi e idee circolano in tutto il mondo con una facilità mai vista prima. Questo è uno dei fattori che rende tanto elevato il rischio di pandemie. Una persona infetta può salire a bordo di un aereo in una parte del mondo e una dozzina di portatori della malattia possono scendere dallo stesso aereo all’altro capo del mondo. È difficile isolare un paese senza evitare il rischio di gravi ripercussioni economiche. Nel corso della pandemia, i leader politici hanno cercato con fatica di trovare un equilibrio tra queste problematiche in contrasto tra loro.

Il flusso a cui abbiamo assistito non è soltanto fisico, ma anche digitale. L’informazione e la collaborazione sono gli aspetti positivi, la disinformazione e i tentativi di trarne profitto quelli negativi. Sebbene il pubblico riceva più informazioni, molte di queste sono errate, il che crea di per sé un’emergenza sanitaria.

Tutto ciò potrebbe influire in modo determinante sul progresso della globalizzazione. Nonostante il commercio internazionale e il settore dei viaggi abbiano registrato una diminuzione delle contrapposizioni, di recente il tono delle conversazioni a livello internazionale si è inasprito. I dissapori tra gli Stati Uniti e la Cina e tra il Regno Unito e l’UE, nonché la politica sempre più nazionalistica e protezionistica di numerosi paesi, potrebbero comportare l’irrigidimento dei confini.

Ciò potrebbe creare enormi sfide per il settore sanitario in termini di fornitura di farmaci, attrezzature e personale.

Salute pubblica

Alla luce della futura diminuzione e dell’invecchiamento della popolazione, la salute pubblica pone una sfida più grande che mai. Affinché venga ridotta la dipendenza dal sistema sanitario e i cittadini restino attivi dal punto di vista economico più a lungo, gli stati devono promuovere uno stile di vita più sano. Tuttavia, ci troviamo di fronte a diverse emergenze in materia di salute pubblica, non da ultima quella dell’obesità.

In Italia in assoluto 23 milioni di persone sono sovrappeso – uno su 4 ha meno di 17 anni – e quanto all’obesità, essa colpisce 5 milioni di italiani. Non siamo un caso isolato: secondo i dati dell’OMS, in Europa l’obesità interessa il 23% delle donne e il 20% degli uomini. Poiché l’obesità è un fattore di rischio per diverse malattie, inclusa l’attuale pandemia, e i livelli aumentano piuttosto che diminuire, nei prossimi decenni la sfida da affrontare in termini di salute pubblica sarà estremamente notevole.

Un’altra sfida importante, sebbene se ne parli di meno, è quella dei disturbi mentali, il cui costo in Europa è pari al 4% del PIL, secondo l’OCSE.

Sul fronte della salute pubblica, però, ci sono anche buone notizie. Due delle campagne più incisive degli ultimi decenni, ovvero quelle relative al fumo e al consumo di alcol, sembrano aver portato dei risultati. Sebbene i dati indichino un miglioramento ancora limitato, il trend è comunque positivo.

Accelerazione ed efficienza

Per comprendere in che modo questi problemi di carattere globale influenzeranno nello specifico il settore sanitario, occorre osservare anche le macrotendenze che stanno trasformando il nostro modo di vivere e lavorare. Il progresso tecnologico degli ultimi anni ha semplificato numerose attività, come innovazione, operazioni e comunicazioni. Le conseguenze di questi cambiamenti presentano una correlazione chiara e visibile con alcune delle difficoltà che l’assistenza sanitaria deve affrontare e, forse, offrono modi per superarle.

L’ambito di applicazione più ovvio delle tecnologie di supporto e accelerazione è quello della gestione del personale e dei finanziamenti. L’invecchiamento della popolazione, i rischi legati alle assunzioni internazionali e la debolezza dell’economia globale post COVID suggeriscono che nei prossimi anni i sistemi sanitari dovranno sfruttare le proprie risorse con maggiore efficienza. La tecnologia a supporto della forza lavoro può permettere alle organizzazioni di ottenere di più con meno risorse, consentendo di ridurre gli investimenti di capitale a fronte di costi operativi molto più bassi.

Questi risparmi possono portare indirettamente a risultati migliori dal punto di vista sanitario. Ad esempio, il miglioramento del flusso e della gestione dei dati diagnostici può consentire di risparmiare tempo da dedicare all’analisi e alla cura dei pazienti. In questo modo, è possibile sottoporre a screening un numero maggiore di pazienti, aumentando le possibilità di una diagnosi e di un trattamento precoci, il che è preferibile sotto ogni punto di vista a una risposta più tardiva, quando il disturbo è già in fase acuta.

Le tecnologie possono anche migliorare la raccolta, la condivisione e l’analisi delle informazioni. Un esempio virtuoso in questo senso è quello dell’ospedale universitario di Karolinska, in Svezia, dove i feed video delle telecamere e degli strumenti possono essere mostrati in sala operatoria, aggiunti alle cartelle dei pazienti o trasmessi in streaming in qualsiasi punto del campus, ad esempio nelle aule didattiche e negli auditorium, utilizzando la piattaforma NUCLeUS di Sony. La semplificazione del flusso di informazioni destinate al personale consente di disporre di maggiori competenze in fase di diagnosi, accelera l’apprendimento e migliora il mantenimento dei record per le analisi future.

La creazione di questi flussi digitali, inoltre, prepara il terreno per la tecnologia imminente forse più discussa, l’Intelligenza artificiale. Sebbene utilizzare questo termine sia ancora un po’ esagerato, le prime applicazioni di quello che viene definito in modo più accurato Machine Learning hanno dimostrato l’incredibile capacità degli algoritmi di analizzare i dati dei pazienti e di effettuare diagnosi rapide e precise per assistere gli operatori sanitari.

Ottimizzazione e agilità

Dall’osservazione delle problematiche che interessano l’assistenza sanitaria emerge non solo la necessità di efficienza, ma anche l’incertezza per il prossimo futuro. Spesso la difficoltà non consiste nel prevedere cosa accadrà, ma quando, come è successo nel caso della pandemia di COVID-19. Organismi come l’OMS avevano solo da poco iniziato a prepararsi ad affrontare un virus di questo tipo quando si è diffuso. Sulla base dell’analisi dei vari problemi che si prospettano all’orizzonte e dei loro molteplici effetti possibili, è quasi impossibile dire quale di essi colpirà per primo o come i diversi effetti si combineranno per creare nuove sfide.

Per rispondere a questo clima di incertezza, ciò di cui il settore sanitario ha davvero bisogno, ancor più dell’efficienza, è la capacità di adattarsi a un ambiente in continua evoluzione e agli impatti incrociati dei vari rischi.

Per far fronte alla probabile necessità di cambiare direzione in breve tempo, occorre un’infrastruttura flessibile in grado di gestire rapidamente nuove sfide, oltre a una maggiore efficienza nella raccolta delle informazioni e all’accelerazione del processo decisionale.

Il futuro del settore sanitario richiede la creazione di strutture, sistemi e processi che possano operare in modo efficiente, ma siano in grado di adattarsi rapidamente per affrontare nuove crisi.

L’utilizzo della tecnologia per eliminare le complessità all’interno dell’organizzazione può permettere alle persone di fare di più con meno risorse. La creazione dell’infrastruttura giusta oggi consentirà di avere a disposizione gli strumenti necessari in futuro, qualunque sia la sfida da affrontare.

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