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Covid-19, a tamponi e visiere in 3D serve la certificazione

Con 16 filiali tra Italia ed Europa 3DZ oggi ha centinaio di dipendenti, fattura più di 20 milioni di euro e ha 28 tecnici specializzati in stampa 3D. “Sono loro a istruire le aziende che comprano le nostre stampanti – spiega il country manager Italia di 3DZ, Ivan Zannol – . Grazie ai nostri consigli creano pezzi unici, irripetibili, usando materiali dei quali neppure conoscevano l’esistenza“. Contestualizzando la dichiarazione al momento emergenziale che stiamo vivendo, Zannol aggiunge che “se possiamo salvare vite con le innovazioni tecnologiche, vogliamo essere in prima linea”.

E uno dei fornitori di stampa 3D di 3DZ, Formlabs, sta lavorando per fornire agli ospedali tamponi di prova in 3D per testare il Covid-19.

Durante i test i tamponi sono stati stampati in lotti da 300 pezzi su una singola piastra di costruzione Form 3. Il tutto con materiali certificati. Formlabs, infatti, collabora da anni con la Food and drug administration, l’ente statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. I vantaggi di questa sono attività di prototipazione e produzione con stampa 3D anche economici.

Si stima che con una semplice stampante, in poche ore e a un costo risibile (25 centesimi), si possano creare fino a 500 tamponi.

In pratica, osserva 3DZ, con una batteria di 20 stampanti si arriverebbe a produrre dai 10 ai 14 mila tamponi in ventiquattro ore.

Ma la sfida prossima, si osserva sono proprio le certificazioni medicali. Come osserva Marco Tormena, channel manager dell’altro brand di stampa 3D distribuito da 3DZ, Markforged, “Sono in corso test negli ospedali di Boston sia per le visiere che per i tamponi. Con 3DZ siamo in contatto per dare il massimo supporto agli ospedali d’Italia. In questo momento storico l’America e l’Italia, anche tramite la stampa 3D, sono in contatto quotidiano”.

Si sta lavorando anche alla realizzazione di protezioni per il viso. “Forniamo il design ai nostri clienti e partner in modo che possano usarlo nelle loro comunità locali – spiega Tormena -. L’asticella in plastica deve essere flessibile, resistente ma allo stesso tempo non troppo rigida per non danneggiare il naso del paziente. La flessibilità dei materiali di stampa 3D, con la possibilità di rinforzare il pezzo solo in alcuni punti, rendono questa soluzione particolarmente utile. La stampa 3D può trasformare una linea di produzione dalla creazione di profumi a disinfettante per le mani o fornire una parte mancante”.

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