Secondo quanto emerso da una ricerca di Kaspersky che ha coinvolto un campione di 389 fornitori di servizi sanitari di 36 paesi, l’89% delle organizzazioni sanitarie italiane (91% a livello globale) ha già implementato servizi di telemedicina e il 50% (44% a livello globale) ha iniziato ad utilizzarli dopo la pandemia. Allo stesso tempo, il 25% degli intervistati italiani ha dichiarato di aver sperimentato la diffidenza dei pazienti che hanno rifiutato questo tipo di servizi per paura di rischi legati alla sicurezza.
Gli eventi che hanno caratterizzato il settore della sanità a livello globale tra il 2019 e il 2020 hanno cambiato la percezione delle persone nei confronti dei servizi sanitari. Le organizzazioni mediche si sono adattate alle nuove condizioni e oggi, il 56% sta pianificando di aumentare i propri investimenti in soluzioni di telemedicina e assistenza virtuale.
Kaspersky ha intervistato i decision maker dell’industria sanitaria per comprendere come procede la trasformazione digitale in questo settore e quali sono i problemi che andranno risolti per creare un mondo in cui tutti possano avere accesso a cure economiche, veloci e di qualità.
Secondo quanto emerso dall’indagine, il 40% degli intervistati italiani (71% a livello globale) crede che entro i prossimi 5 anni i servizi di telemedicina porteranno numerosi benefici in campo sanitario. I professionisti del settore ritengono che la medicina a distanza consenta numerosi vantaggi come comunicazioni più veloci, minore trasmissione di malattie tra pazienti e personale, e la possibilità di aiutare più persone in minor tempo.
Questo dato trova conferma anche nella pratica. Quasi la metà delle organizzazioni (42% a livello globale e 25% in Italia) concorda sul fatto che la maggior parte dei loro pazienti sia più propensa a fare visite a distanza che di persona. Tra le caratteristiche che influiscono sull’opinione positiva dei pazienti nei confronti della telemedicina emerge la possibilità di risparmiare tempo e denaro grazie alle tecnologie moderne, oltre al fatto che queste consentono di poter scegliere specialisti più esperti da consultare.
Grazie ai benefici evidenziati i servizi di telemedicina sono sempre più richiesti dai pazienti di tutte le fasce d’età. Contrariamente all’idea che gli anziani siano meno inclini ad affidarsi alle tecnologie moderne, solo il 38% dei fornitori di servizi di telemedicina italiani (51% a livello globale) ha dichiarato che la maggior parte dei pazienti che utilizzano format virtuali hanno meno di 50 anni.
I servizi più comuni forniti dalle organizzazioni italiane sono il monitoraggio da remoto del paziente tramite dispositivi wearable (41% a livello globale vs 44% in Italia) e la telemedicina sincrona (51% a livello globale vs 44% in Italia), ovvero la comunicazione in tempo reale con i pazienti, comprese videochiamate o chat. Tra gli altri servizi più utilizzati la tecnologia di telemedicina asincrona (39% a livello globale vs 11% in Italia). Quest’ultima consiste nella raccolta e nell’archiviazione dei dati dei pazienti in una piattaforma sicura basata su cloud per un ulteriore utilizzo da parte di un professionista del trattamento.
Nonostante i vantaggi appena elencati il 75% degli intervistati italiani (74% a livello globale) si è trovato di fronte a pazienti che hanno rifiutato di fare una videochiamata con il personale medico: non si fidano dei servizi di telemedicina (33% a livello globale – 25% in Italia), mancanza di fiducia verso la telemedicina (33% a livello globale – 19% in Italia), riluttanza ad apparire in video (32% a livello globale – 50% in Italia) e assenza di attrezzature adeguate (30% a livello globale – 25% in Italia).
Non sono solo i pazienti ad essere preoccupati per la loro privacy: il 50% degli operatori sanitari italiani (81% a livello globale) ha dichiarato che i medici della loro organizzazione hanno espresso preoccupazioni sulla protezione dei dati dei pazienti e solo il 22% degli intervistati (36% a livello globale) è fiducioso del fatto che la propria organizzazione disponga delle misure di sicurezza necessarie.
La ricerca conferma che la sicurezza della telemedicina rappresenta un problema sia per i fornitori che per gli utenti. La privacy dei dati sensibili dei pazienti dovrebbe essere una priorità per qualsiasi organizzazione. Secondo gli esperti di Kaspersky, le istituzioni sanitarie che vogliono raggiungere un alto livello di sicurezza informatica dovrebbero:
Fornire corsi di formazione sulla sicurezza informatica ai dipendenti che hanno accesso alle informazioni personali dei pazienti. La formazione dovrebbe coprire almeno le pratiche più essenziali, come l’uso corretto della password, la sicurezza delle e-mail, la messaggistica privata e la navigazione sicura sul web.
La crescente popolarità dei servizi di telemedicina richiede un uso esteso dei dispositivi informatici e dell’IT in generale. Le soluzioni di sicurezza garantiscono il controllo della complessa infrastruttura IT e assicurano la protezione di tutti i dispositivi aziendali che hanno accesso alla rete dell’azienda.
Non trascurare la protezione delle apparecchiature mediche basate su sistemi embedded. Questi sistemi hanno di solito una bassa capacità operativa e possono eseguire solo un compito molto specifico. Le soluzioni di sicurezza per i sistemi embedded dovrebbero affrontare le ultime minacce ed essere compatibili con low-ended hardware.
Utilizzare un firewall che serva da barriera alle minacce esterne. Questo difenderà i server web da diversi tipi di malware, compresi virus, ransomware e Trojan.