Home Applicazioni Biorobotica Ab medica, dal robot al biopolimero il paziente è sempre al centro

Ab medica, dal robot al biopolimero il paziente è sempre al centro

Ab medica per un giorno ha aperto le porte della rinnovata sede italiana di Cerro Maggiore (Milano) per mostrare il percorso che stanno seguendo la tecnologia e la ricerca e sviluppo in sanità.

Lo scenario che si presenta è ampio: dalla robotica chirurgica allo sviluppo e produzione di biopolimeri, passando per dispositivi indossabili per il rilevamento delle onde cerebrali e dei parametri vitali, che producono una mole di dati che se ordinati possono essere dati in pasto a sistemi di intelligenza artificiale per le predizioni.

La società è conosciuta anche da un pubblico non esattamente di addetti ai lavori, per via della notorietà del robot chirurgico davinci (riportato nella foto di apertura).

La prima piattaforma robotica chirurgica vide infatti la luce nel 1996 negli Usa e approdò in Italia per mano di ab medica tre anni dopo.

Le evoluzioni si sono susseguite e ora esistono 4.400 piattaforme installate nel mondo. Oggi il sistema davinci consta di tre elementi (carrello paziente, di visione e console) più un sistema di realtà virtuale per il training dei chirurghi.

Il sistema robotico Mako

Per rimanere in campo robotico, il sistema Mako è una piattaforma per la chirurgia protesica in ortopedia. Utilizzando il suo braccio il chirurgo può riprodurre in sala operatoria quanto pianificato in precedenza con l’aiuto di un software. In tal modo la protesi viene posizionata con precisione, ossia senza errore umano, con la valutazione in tempo reale del collocamento.

Usato per protesi di anca e ginocchio Mako consente al chirurgo di eseguire protesi mono compartimentali e totali di ginocchio, protesi bi-compartimentali e femoro rotulee (anche isolate) e artoprotesi totale di anca.

Controllo software del funzionamento della piattaforma Mako

Ulteriore sistema robotico è Light Strike, utilizzato per la sanificazione degli ambienti ospedalieri. Funziona con una luce pulsata UV-C emanata da una lampada allo Xeno.

Il robot è indicato nella lotta alle infezioni nosocomiali, che determinano rischi infettivi tipici degli ambienti assistenziali, dalle sale operatorie (sanificate in 15 minuti) agli ambulatori, dalle stanze di degenza (con dispositivo che interrompe la sanificazione in caso di intervento di urgenza da parte del personale infermieristico) alle strutture residenziali.

Light Strike, sistema di sanificazione allo Xeno

I robot InTouch (prodotti dalla statunitense InTouch Health) consentono di applicare la telemededicina nelle strutture ospedaliere. Sono sistemi di presenza, consulto, visita e formazione da remoto, che dispongono di un sistema audio video a doppia via, telecamere ad altissima risoluzione, un sistema di teleauscultazione, e di condivisione di strumento come l’ecografo.

Sono sistemi robotici indicati a essere utilizzati per comunicare fra reparti di una stessa struttura, fra una struttura centrale e una periferica, fra reparti ad alta intensità di cura, e con medici in remoto.

Il sistema robotico InTouch

Il sistema è già utilizzato in due zone d’Italia. In Lombardia, negli ospedali di Legnano e Abbiategrasso e Magenta attua un servizio tempestivo di diagnosi e cura in caso di ictus ischemico. La stazione di controllo è a Legnano e comunica con i dispositivi periferici di Abbiategrasso e Magenta.

Teleconsulto robotizzato anche in Abruzzo, su una rete più larga: gli specialisti di neurologia, neurochirurgia, cardiologia, neonatologia, pediatria, chirurgia pediatrica, pneumologia, e altre specialità negli ospedali di Chieti, Lanciano e Pescara supportano i colleghi remoti presso Casoli, Guardiagrele, Popoli e Penne.

Il caschetto Helm-eight, rileva e visualizza le onde cerebrali

Riguardo i dispositivi indossabili il caschetto Helm-eight è un sistema wireless che consente di registrare l’attività cerebrale di un paziente epilettico, con disabilità motorie, necessitante di riabilitazione. Trasmette i dati in tempo reale e funge anche da elettroencefalogramma wireless.

Paziente al centro e connesso in modalità wireless

Winmedical, startup nata e sviluppata nel Tecnopolo di Pisa, dal 14 dicembre 2017 è una società di ab medica.

I suoi creatori e svuluppatori, in totale otto persone, sono tutti integrati in ab medica e continuano a sviluppare la piattaforma Win@Hospital, per il monitoraggio continuo e in tempo reale dei pazienti ospedalizzati in reparti a bassa e media intensità di cura.

Mediante dispositivi di rilevamento applicati al paziente, la piattaforma comunica in modo wireless con un software su server, che può essere anche su private cloud.

Pressione, saturimetria, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, ECG sette tracce, temperatura e postura con un accelerometro sono i parametri rilevati.

Win@Hospital consente la consultazione da remoto dei parametri fisiologici rilevati e scambia dati con cartelle elettroniche e anagrafiche dei pazienti. Utilizzabile anche per predimissioni da reparto, con conseguente controllo remoto da casa.

L’uutilizzo ordinato dei dati clinici prodotti dalla piattaforma apre uno scenario di analisi predittiva e in tal senso sta già lavorando la dottoressa Filomena Pietrantonio ad Albano Laziale.

Il WinPack della piattaforma Win@Hospital applicato al paziente

Il biopolimero è intelligente

Nel laboratorio di Cerro Maggiore si lavora alla produzione del DegraPol, biopolimero biocompatibile e biodegradabile destinato all’ingegneria tissutale. Creato agli inizi del secolo al Politecnico di Zurigo è sviuluppato a prodotto in Italia da ab medica. Nel plant di Cerro Maggiore si crea la polvere fine, la materia prima.

Per contrastare la perdita di tessuto o rimediare alla perdita di un organo di solito ci si rivolge a un donatore. Il DegraPol viene utilizzato invece nel campo della medicina generativa, quella degli scaffold, i costrutti biologici.

Il biopolimero non interagisce con l’organismo ed è biodegradabile: una volta che ha assunto la funzione al servizio dell’organo umano per cui è stato utilizzato, si degrada.

Viene utilizzato per tessuti morbidi, tendini, contenimento di ernie addominali.

L’elemento da inserire nel corpo umano viene ridotto con la tecnica dell’elettrospinning, in luogo della stampa 3D, perché consente di tenere bassa la temperatura e di non danneggiare il polimero (con la stampa 3D si raggiungerebbero i 240 gradi).

L’oggetto, che si forma per differenza di potenziale, può così svolgere la propria funzione di supporto all’organo. E quando il tessuto non ha più necessità dell’impalcatura fornita dal supporto, il materiale si degrada. Un chiaro esempio di ricostruzione cellulare indotta.

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