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Il nuovo da Vinci allunga le mani di ab Medica sulla chirurgia non invasiva

Parlare di sistemi robotici a supporto della medicina, chirurgia in particolare, è oggi la norma. Molto meno scontato era invece proporre a un ospedale l’acquisto di un macchinario sicuramente innovativo ma anche altrettanto insolito, alcune decine di anni fa. «Quest’anno è importante per noi prima di tutto perché festeggiamo quarant’anni di attività – spiega Federica Cerruti, CEO di ab Medica -. Un periodo durante il quale i nostri macchinari hanno subito una profonda evoluzione, ma sempre fedeli all’intenzione di supportare la medicina per garantire cure sostenibili, responsabili e diffuse».

Una visione particolarmente efficace, al punto da portare la società alle porte di Milano ai vertici assoluti del settore a livello mondiale, garantendo innovazione e qualità. Oggi, ab Medica è una realtà di 395 dipendenti, con un’età media di 42 anni. Presente in buona parte d’Europa e in Nord America. «Proponiamo tecnologie robotiche, direttamente prodotte da noi o in distribuzione – prosegue Cerruti -. Su tutti, spicca però la serie da Vinci, il nostro progetto arrivato oggi alla soglia dei venticinque anni».

Un prodotto per certi simbolo della capacità di innovare tipica dell’imprenditoria italiana, all’apparenza piccola per dimensioni nel confronto internazionale, ma capace ugualmente di affermarsi su scala mondiale con prodotti praticamente unici.

Tutti gli strumenti a portata di braccio

Su tutti, il sistema da Vinci appunto. Arrivato oggi alla quarta generazione, ha radicalmente cambiato l’approccio alla chirurgia, portando benefici importanti sia sull’efficienza della Sanità sia sulla qualità delle cure. Pronto a un nuovo importante salto di qualità. «Un trattamento chirurgico comporta per definizione una certa invasività  – osserva Filippo Pacinotti, business director di ab Medica -. Il nostro obiettivo è sviluppare strumenti in grado di ridurre il più possibile la misura di un’incisione».

Partendo dal principio di come un braccio robotico, sempre sotto il pieno controllo del chirurgo, abbia dimensioni inferiori rispetto alle dita di una mano e riesca a muoversi con maggiore precisione, negli anni a Vinci ha seguito la strada di una progressiva diminuzione delle dimensioni e capacità di movimento non invasiva.

Se il debutto del primo modello ormai venticinque anni fa presso l’ospedale San Matteo di Pavia e il Niguarda di Milano poteva già apparire una rivoluzione, oggi la quarta generazione è in grado di spingersi molto oltre. «Abbiamo riunito tutti gli strumenti e la fibra ottica necessari a eseguire l’intervento in un unico braccio – riprende Pacinotti -. Questo è un ulteriore e importante passo in avanti per ridurre le dimensioni dell’incisione e l’invasività dell’intervento».

Inoltre, per raggiungere gli organi interessati, da Vinci SP può sfruttare anche gli orifizi naturali quando possibile, con un passo in più in direzione di quel traguardo dell’assenza totale di incisioni inseguito da ab Medica.

Il nuovo sistema combina la più recente tecnologia robotica con un endoscopio flessibile in grado di riprodurre immagini 3D in qualità HD, utile a vedere sopra, sotto e intorno alle strutture anatomiche durante l’intervento. Inoltre, la strumentazione offre sette gradi di mobilità, a beneficio della flessibilità e capacità di manovra del chirurgo, ancora maggiore rispetto a un intervento diretto utilizzando le mani e a vantaggio della precisione.

Un successo senza confini

A oggi, i macchinari da Vinci hanno permesso di trattare in modo meno invasivo circa trecentomila pazienti solo in Italia, grazie a oltre duecento installazioni, cento delle quali a partire dal 2019. Numeri importanti, comunque inferiori a quelli di altri mercati dove ormai le attrezzature ab Medica sono il riferimento, a partire da Germania e Gran Bretagna. Sette le specialità chirurgiche dove trova applicazione: cardiologia, otorinolaringoiatria, toracica, generale, ginecologia, urologia, pediatria.

Importanti i benefici, e non solo sul fronte della salute del paziente. Una minore invasività significa infatti meno rischio di infiammazioni, ma anche una riduzione importante dei tempi di degenza, nei casi migliori fino a un giorno rispetto ai precedenti compresi in media tra sette e dieci. Inoltre, con da Vinci è possibile ridurre il personale di sala operatoria, liberando disponibilità utili ad aumentare la qualità del servizio complessivo.

A conferma della validità, nel giorno stesso della presentazione, da Vinci SP è entrato subito in azione con un intervento presso IRCCS Fondazione Pascale di Napoli. Una seconda installazione è già pronta a operare anche a Niguarda di Milano.

«Venticinque anni fa non erano in molti a credere nelle potenzialità di da Vinci – conclude Francesca Cerruti -. Oggi invece abbiamo raggiunto le duecento installazioni con una tecnologia di base rimasta fedele a sé stessa ma con una evoluzione incredibile che ci ha portato alla nuova generazione».

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