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Perché la salute dovrà passare dal digitale

L’innovazione digitale può essere la risposta ai pressanti problemi della sanità pubblica. Lo sottolinea l’ultimo Osservatorio E-Health 2019, presentato nei giorni scorsi durante il Digital Health Summit a Milano.

L’ormai attesa analisi condotta da Netconsulting Cube, dal titolo “Osservatorio eHealthLab – La sanità italiana alla prova della Value Based healthcare”, ha fotografato lo scenario globale del sistema salute e le necessarie evoluzioni che lo attendono.

Cronicità, emergenza globale

Un sistema salute che si trova ad affrontare pressanti sfide. La spesa sanitaria globale è in continua crescita: nel periodo 2018-2020, secondo uno studio di Deloitte, il tasso medio annuo è del 5,4%. Incidono pesantemente sui costi della sanità pubblica le malattie croniche.

Nel 2020 si stima che queste ultime rappresenteranno l’80% di tutte le patologie nel mondo; a oggi impegnano il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale e, nella sola Europa, sono responsabili dell’86% di tutti i decessi e di una spesa sanitaria annua valutabile in 700 miliardi di euro. L’Italia, nel 2017, contava 24 milioni di persone affette da cronicità.

Quella della cronicità è un’emergenza globale, divenuta una priorità prevista anche dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

A tal fine l’Italia, il 15 settembre 2016, si è data una propria strategia e un modello di presa in carico delle cronicità approvando il Piano Nazionale della Cronicità, attraverso uno specifico Accordo Stato- Regioni che valorizza e dà centralità ai concetti di Population Healthcare Management e Assistenza integrata sul territorio.

Verso il Valued Based Healthcare

Se a questo scenario si aggiunge che circa il 20% della spesa sanitaria apporta un contributo minimo o nullo al miglioramento della salute delle persone a causa dell’inappropriata allocazione delle risorse (OCSE) si comprende perché sia necessario un ripensamento dell’assistenza sanitaria secondo modelli che portino ad una maggiore efficienza ed efficacia di un sistema sanitario complesso sostenibile passando anche attraverso la lotta agli sprechi.

Il sistema sanitario italiano, che garantisce l’accesso alle cure a tutti i suoi cittadini, caratterizzato da una spesa sanitaria tra le più basse dei Paesi evoluti, potrebbe trarre giovamento da un approccio condiviso basato sulla Value Based Healthcare, al fine di ridurre gli sprechi e l’inappropriatezza di cure e allocazioni errate di risorse, beneficiando al contempo di sistemi innovativi e digitali a supporto dei processi (di cura, decisionali, di prevenzione, a tutti i livelli).

Nell’analisi effettuata nell’Osservatorio eHealthLab emergono diversi elementi interessanti in logica VBHC presenti a livello regionale e aziendale.

A livello di procurement, per esempio, si stanno sposando logiche di acquisto basate sul valore dei beni e servizi acquistati e sulla riduzione di sprechi e di impatto ambientale.

Molti manager hanno già compreso l’importanza dei dati e degli analytics o di sistemi e piattaforme abilitanti l’integrazione di processi come la raccolta dei dati di costo e di outcome. È crescente la consapevolezza dell’importanza di questo percorso e della necessità di proseguire in logica di integrazione, condivisione e governance.

«Se dunque la strada è tracciata e la direzione è senz’altro quella della Value Based Healthcare – afferma Annamaria di Ruscio, Amministraotore Delegato di Net consullting Cubein Italia sarebbe opportuno immaginare un coordinamento maggiore tra le esperienze che si stanno effettuando, una visione e un approccio omogenei e che mettano sempre al centro di ogni progetto la misurabilità del valore dello stesso, per il singolo e per la collettività».

Digitale a quota 1,7 miliardi di euro

Fondamentale in tutto questo scenario è il ruolo delle tecnologie, come strumenti abilitatori di sistemi sanitari efficaci ed efficienti: le innovazioni digitali devono essere impiegate per fornire assistenza personalizzata, prendere decisioni cliniche adeguate, consentire agli utenti di vivere stili di vita più sani e migliorare l’accesso ai servizi di assistenza della popolazione sotto servita.

Secondo l’Osservatorio E-HealthLab 2019, il mercato della sanità digitale in Italia nel 2018 ammonta a 1,722 miliardi di euro, con una crescita del 4,2% rispetto al 2017.

Un trend simile è previsto anche per il 2019.

Il mercato continua a essere caratterizzato da elevata frammentazione presso i molteplici soggetti del settore e lungo tutta la filiera della salute e in numerosi centri di spesa, anche se stanno aumentando i fenomeni di centralizzazione di alcuni processi.

Il processo di digitalizzazione in atto nel nostro Paese è articolato, lungo e complesso perché il nostro sistema è composto da sistemi regionali che operano secondo modelli specifici, seppure con qualche caratteristica comune.

La spesa continua ad essere caratterizzata dalla gestione della macchina operativa su cui si concentra il 75/80% delle risorse: una macchina onerosa, che assorbe in percentuale troppe risorse.

La progettualità negli ambiti innovativi, propedeutici a una sanità orientata al valore che sfrutti appieno le potenzialità offerte dal digitale, anche quest’anno, rispetto alle risposte dei CIO, evidenzia una bassa propensione complessiva.

È difficile infatti pensare che sia in atto un processo di Digital Transformation di un settore dove, a fronte di una spesa sanitaria pro capite nel 2018 pari a circa 2.500 euro, la quota spesa in innovazione sia pari a poco più di 28 euro.

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