I negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio sul Certificato Covid digitale UE per facilitare la libera circolazione.
Il certificato sarà disponibile sia in formato digitale che cartaceo.
Attesterà se una persona è stata vaccinata contro il coronavirus o ha un risultato recente di test negativo o è guarita dall’infezione.
In pratica, si tratta dell’unione di tre certificati.
Il quadro comune dell’UE permetterà agli Stati membri di emettere tali certificati che saranno poi accettati negli altri paesi dell’UE.
Secondo l’accordo, il regolamento del Certificato Covid digitale UE resterà in vigore per 12 mesi.
Il certificato non sarà una precondizione per esercitare il diritto alla libera circolazione e non sarà considerato un documento di viaggio.
Il testo dell’accordo sarà ora sottoposto alla commissione parlamentare per le libertà civili (LIBE) e alla Plenaria per l’approvazione, nonché al Consiglio.
Il testo sarà votato dalla commissione LIBE il 26 maggio 2021.
Se confermato, sarà poi presentato per l’adozione in Aula durante la sessione plenaria di giugno I (7-10 giugno 2021).
L’entrata in vigore è prevista per il 1 luglio.
Le azioni a supporto del certificato Covid digitale europeo
Per sostenere la disponibilità di test abbordabili e accessibili, la Commissione europea si è impegnata a mobilitare almeno 100 milioni di euro nell’ambito dello Strumento di sostegno di emergenza per l’acquisto di test (tamponi) per l’infezione da SARS-CoV-2 allo scopo di rilasciare i certificati UE.
Di tale finanziamento dovrebbero beneficiare le persone che quotidianamente o frequentemente attraversano le frontiere per andare al lavoro o a scuola, visitare parenti stretti, cercare cure mediche, o per prendersi cura dei propri cari, così come i lavoratori essenziali.
I negoziatori europei hanno concordato che, se necessario, potrebbero essere mobilitati ulteriori finanziamenti oltre i 100 milioni, previa approvazione delle autorità di bilancio.
I Paesi UE non devono imporre restrizioni di viaggio, come la quarantena, l’autoisolamento o i tamponi, “a meno che non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica” in risposta alla pandemia di COVID, tenendo conto anche delle prove scientifiche disponibili, “compresi i dati epidemiologici pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC)”.
Tali misure dovrebbero essere notificate agli altri Stati membri e alla Commissione al più tardi 48 ore prima.
I Paesi UE devono accettare i certificati di vaccinazione rilasciati in altri Stati membri per le persone che hanno ricevuto un vaccino autorizzato ndall’Agenzia europea dei medicinali (EMA) (attualmente Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Janssen).
Spetterà ai Paesi UE decidere se accettare anche i certificati delle vaccinazioni effettuate con gli altri vaccini utilizzati in base alle procedure di autorizzazione di emergenza nazionali o con quelli elencati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’utilizzo di emergenza.
Protezione dati
I certificati saranno verificati per prevenire frodi e falsificazioni, così come l’autenticità dei sigilli elettronici inclusi nel documento.
I dati personali ottenuti dai certificati non possono essere immagazzinati negli Paesi UE di destinazione e non ci sarà una banca dati centrale stabilita a livello UE.
La lista delle entità che tratteranno e riceveranno i dati sarà pubblica, in modo che i cittadini possano esercitare i loro diritti di protezione dei dati in base al regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).