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Tecnologie innovative e storie di medici e pazienti protagonisti di Dire Fare Curare

Tecnologie innovative ed esperienze indimenticabili di medici e pazienti raccontate in 12 podcast con la voce narrante di Matteo Caccia

Ci sono Angela, Alessia, Carmen… Ci sono Giulia Veronesi, Tiziana Dell’Anna, Nadia Di Muzio e molti altri medici straordinari. Ci sono reparti di ginecologia e urologia, sistemi robotici di grande innovazione e passioni come il canto e il ballo, momenti di confidenze, paura e gioia. C’è tutto questo e molto altro nei 12 episodi di Dire Fare Curare, il progetto di ab medica con l’obiettivo di raccontare, attraverso il potere della voce e la forma narrativa del podcast, storie di cura e di innovazione.

Debuttato a luglio 2021 con il primo episodio, Dire Fare Curare si conclude oggi con il rilascio dell’ultima emozionante storia dal titolo Cyberfocalizzati.

Dodici storie straordinarie che hanno visto protagonisti medici in un perfetto connubio fra equipe di diverse specialità, pazienti e soluzioni di cura ad alta tecnologia commercializzate in Italia da ab medica.

“Ho un lungo passato di malattia oncologica – spiega Angela, che si è raccontata nell’episodio Le braccia di un robot e la grazia di un elfo di Dire Fare Curare –. Quando nel 2021 ho ricevuto la diagnosi di metastasi al polmone, avevo già superato ben tre tumori, che oltre alle cicatrici avevano lasciato in me tanta voglia di vivere, soprattutto di farlo bene. Allora ho contattato la professoressa Giulia Veronesi, Direttrice del programma di Oncologia Toracica dell’Ospedale San Raffaele di Milano che, verificata la complessità di intervento, mi ha proposto un’operazione innovativa, per ‘mano’ sua e del robot chirurgico da Vinci. In questo modo avrebbe potuto eliminare la massa in modo minimamente invasivo e molto preciso, preservando tutti i tessuti circostanti. A stupirmi è stata la velocità di recupero: il giorno successivo all’intervento sono tornata a casa”.

Un elemento confermato dalla professoressa Veronesi: “Grazie alla chirurgia robotica riusciamo a eseguire interventi con approccio mininvasivo ma tecnicamente complessi. Così è stato possibile asportare un segmento del lobo inferiore di destra però con tutta la via linfatica e i linfonodi regionali e mediastinici. Terminate le cure è rimasta tra noi una bellissima amicizia”.

Alla medicina e alla tecnologia è importante associare il supporto umano ed emotivo, come ci ricorda Alessia, giornalista e insegnante, paziente dell’episodio Quando la telemedicina avvicina. “Quando ho ricevuto la diagnosi di adenocarcinoma della cervice uterina ho vissuto come una deja-vu, perché avevo già avuto a che fare con un tumore al seno quando ero ancora molto giovane. Ricordavo bene gli effetti collaterali della chemioterapia ed ero terrorizzata all’idea di dovermi sottoporre nuovamente alle cure. Ho avuto la fortuna di potermi confrontare con la dottoressa Tiziana dell’Anna, responsabile dell’Unità di Ginecologia Oncologica dell’Ospedale di Lecco, che mi ha ascoltata e mi ha proposto un’altra strada da percorrere, un intervento di rimozione dell’apparato riproduttivo”.

“Il sostegno che ho ricevuto durante tutto il percorso non si è limitato all’aspetto medico – sottolinea Alessia –, la dottoressa si è resa disponibile a parlare con me anche delle mie paure e del malessere dato dalla menopausa precoce. Il tutto è avvenuto direttamente da casa mia, il luogo in cui mi sentivo più a mio agio, grazie a Maia connected care, la piattaforma di telemedicina che mi ha permesso una totale e profonda connessione, sia dal punto di vista sanitario che emotivo, senza subire lo stress di continui spostamenti verso l’ospedale. Ho vissuto un’esperienza di vicinanza e contatto che mi ha davvero aiutata a superare la difficoltà del momento: raccontarla e condividerla è per me una nuova opportunità di ringraziare ed essere grata.” 

A chiudere la serie di emozionanti storie di cura è Carmen, protagonista di Cyberfocalizzati, l’ultimo episodio di Dire Fare Curare, disponibile su Spotify e sulle principali piattaforme.

“Quando il pensiero della fine ti investe – racconta Carmen – è difficile rimanere a mente lucida, e un tumore al quarto stadio al polmone e 7 metastasi al cervello hanno davvero l’aspetto della ‘fine dei giochi’. Ma io ho due figli, non potevo permettermi di morire: così, a fine 2020, subito dopo la diagnosi, ho iniziato un’impegnativa ricerca tra medici, opportunità di cura, terapie. Fino ad arrivare alla professoressa Nadia Di Muzio, Primario della divisione di Radioterapia Oncologica del San Raffaele di Milano, che mi ha rassicurata: una strada c’era, valeva la pena tentarla. È di lei che mi sono fidata, e di CyberKnife, che mi ha consentito di sottopormi a una radioterapia mirata”.

Una cura senza il rischio di danneggiare i tessuti circostanti, come confermato dalla Professoressa Di Muzio: “Con la tecnologia si possono oggi raggiungere traguardi importanti. Soprattutto quando questa tecnologia si muove, si umanizza, entrando in sintonia con il flusso del nostro corpo. Come fa CyberKnife, che prima di eseguire il trattamento di irradiazione, acquisisce le modalità di movimento del paziente, del suo respiro, rendendo possibili dei trattamenti molto mirati, impensabili fino a poco tempo fa”.

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