Home Tecnologie Da limite a risorsa: la cura WiFi fa bene alla sanità

Da limite a risorsa: la cura WiFi fa bene alla sanità

Tra le conquiste più importanti per il WiFi durante i suoi primi vent’anni, il mondo della Sanità è stata probabilmente tra le più impegnative. Perplessità e diffidenze legate soprattutto a interferenze e sicurezza, nel tempo hanno lasciato però gradualmente spazio a un impiego sempre più diffuso e apprezzato, al punto da essere diventato oggi un autentico pilastro delle infrastrutture IT e risorsa indispensabile.

Buona parte del merito, a chi ha saputo mettere in campo le competenze nei rispettivi campi e trovare i tempi giusti per consentire al settore di scoprire le opportunità del WiFi superando timori e pregiudizi. «Ormai è diventato un tema centrale anche in Sanità – conferma Fabio Tognon, country manager di HPE Aruba -. Consente l’introduzione di servizi a valore, sia per la struttura e il relativo personale sia per pazienti e visitatori. Inoltre, si è rivelato un supporto ideale per un salto di qualità nei servizi di gestione digitale, a partire dalla cartella clinica digitale».

Fabio Tognon, country manager di HPE Aruba

Più flessibilità, migliori servizi

Dal punto di vista dell’utente, solo uno degli aspetti più visibili e concreti. Alle spalle però, il WiFi ha saputo andare oltre, rendendo più semplice la vita anche ai responsabili IT. «Ha portato benefici importanti anche sui cablaggi, rendendo la vita più semplice – prosegue Tognon -. Sempre più apparecchi supportano la tecnologia wireless, a vantaggio di una minore esigenza di costruire l’infrastruttura e soprattutto della trasportabilità. Invece di spostare i pazienti, si tende a spostare macchine e personale».

Al tempo stesso però, una sorta di moltiplicatore di complessità per quanto riguarda quantità e varietà dei dispositivi da gestire, ma soprattutto per le connessioni. Il risultato è un sistema dove far condividere macchinari legacy con apparati moderni, combinati a un’estensione nel numero e nelle tipologie di utenza. «L’evoluzione del WiFi ha portato anche a un ripensamento di come viene disegnata una rete – osserva Tognon -. Bisogna essere sicuri di coprire ogni punto dove possa servire, spesso anche all’esterno degli edifici. Inoltre, bisogna saper gestire e condividere un insieme maggiore di dispositivi, connessioni e protocolli. Uno scenario di livello enterprise tra i più esigenti».

Superati tutti i dubbi

Flessibilità in fase di utilizzo e semplicità nella progettazione e gestione della rete sono tuttavia tali da superare perplessità e difficoltà iniziali. Soprattutto, quando anche l’ostacolo più ostico può considerarsi un ricordo. «La cybersecurity resta ancora oggi un problema attuale. Grazie all’evoluzione del software però, siamo ormai arrivati a livelli di sicurezza adeguati. Appena un oggetto si collega, viene analizzato e classificato, applicando di conseguenza il relativo profilo».

Una garanzia capace di far risultare superato anche l’approccio originario di reti completamene separate per apparati medici, amministrazione e altri utenti occasionali. Dove ancora sopravvive, è solo per scelte interne. Di fatto, a fronte di costi di gestione nettamente inferiori, l’infrastruttura organizzata virtualmente offre livelli di sicurezza paragonabili. In più, con il vantaggio non indifferente di una flessibilità decisamente superiore.

Discorso analogo per l’altro grande timore sollevato ai primi progetti di introdurre il WiFi in ospedali e strutture cliniche in genere. «Il problema interferenze è ormai superato, sia per gli apparecchi sia per le persone. I protocolli più recenti stabiliscono standard e normative precise a tutela della salute ed è compito nostro mettere a disposizione soluzioni in linea con le specifiche».

Situazione risolta grazie anche al superamento di un limite capace di tenere in scacco per alcuni anni i progettisti di architetture WiFi. Se oggi la continuità nella connessione di macchinari e dispositivi in movimento è scontata, in pratica l’equivalente del roaming tra celle nella telefonia mobile, in origine non era così e per coprire aree estese serviva quindi maggiore potenza.

Dopo il WiFi, il Bluetooth

I primi vent’anni di Wi-Fi hanno quindi contribuito in misura importanti a cambiare anche il mondo della Sanità. I passi avanti in termini di efficienza sono importanti, così come quelli sul piano organizzativo e razionalizzazione delle infrastrutture. Facile quindi pensare di andare ancora oltre. «Grazie anche alla combinazione con il Bluetooh, è possibile raccogliere un patrimonio di dati su macchinari, servizi e utenti – conclude Tognon -. È una base ideale per offrire nuovi servizi ai pazienti ma anche per raccogliere dati sulla struttura, organizzare gli spostamenti o collocare ambulatori e vie di fuga. Oppure, geolocalizzare attrezzature come barelle, sedie a rotelle e strumenti portatili. Un aspetto più sentito di quanto possa sembrare a prima vista».

 

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